L’ultimo saluto a papa Francesco ha messo insieme ricordi di momenti intensi vissuti nei quartieri più popolari di Roma. I suoi incontri non erano mai casuali, ma puntavano a sostenere persone in difficoltà, particolarmente nelle zone di periferia. Il pontefice ha lasciato un segno profondo in chi ha incrociato il suo cammino, dalle famiglie ai giovani, fino a chi cercava una seconda occasione dopo errori del passato.
un gesto di conforto nella casa della carità a san gregorio magno
Nella Casa della Carità della parrocchia di San Gregorio Magno, papa Francesco strinse la mano a nonna Rosina, una donna malata, offrendo una presenza di conforto nel suo momento difficile. Le pareti della struttura custodiscono ancora le immagini di quell’incontro, testimoniando la concretezza di quel gesto. Don Renzo Chiesa, parroco di allora, ricordava come il papa scendesse dall’utilitaria con curiosità: chiedeva se quella fosse davvero la Magliana, quartiere noto all’epoca per la presenza della cosiddetta banda criminale che aveva fatto parlare tutta Roma.
L’interesse di Francesco per le storie di chi viveva ai margini si confermò nell’incontro con l’associazione Piacca a Corviale, luogo spesso associato a problemi sociali e difficoltà. Massimiliano Lustri, responsabile dell’associazione che aiuta persone con precedenti penali a reinserirsi, racconta quel momento come una vera svolta. Il pontefice volle ascoltare storie personali, tra cui quella di Lustri, un tempo chiamato “Er tapparella” per una vita complicata fatta di piccoli crimini. Raccontò di aver trovato in una casa diroccata un’anziana, con la quale si fermò a pranzo; quel racconto fece ridere papa Francesco, che regalò ai ragazzi un rosario, un simbolo che ancora oggi portano al collo come segno di rinascita. L’incontro ha offerto una nuova speranza a tutti coloro che ne facevano parte.
l’abbraccio a un bambino e il sostegno nelle difficoltà familiari
Durante la visita alla parrocchia San Paolo della Croce, nel quartiere Serpentone, papa Francesco incontrò Emanuele, un bambino di 8 anni toccato dalla morte del padre. Nel dialogo con il pontefice, il bambino espresse un dubbio profondo: «Mio papà è morto, era ateo, ma ci ha fatto battezzare, ora dov’è? Sta anche lui in paradiso?». Francesco rispose con parole che rassicurarono Emanuele, fornendogli conforto spirituale in un momento di grande confusione e perdita.
Il parroco don Roberto Cattaneo ha ricordato con emozione quel giorno, sottolineando come nel corso degli anni Francesco abbia continuato a interessarsi a Emanuele, chiamandolo per sapere come stava. Oggi Emanuele ha 17 anni e ha espresso tristezza profonda alla notizia della morte del papa. Sua madre Elisabetta Pacciotti ha spiegato che quel giorno è stato per la famiglia un momento di grande consolazione e che il rapporto instaurato ha dato un senso particolare alla loro esperienza di dolore. La perdita del pontefice ha aperto un nuovo momento di fragilità per il ragazzo e i suoi cari.
telefonate e incontri privati: il papa vicino a chi soffre
Papa Francesco non si limitava alle visite pubbliche. Il pontefice utilizzava anche telefonate personali per avvicinarsi a chi attraversava momenti duri. Lo testimonia don Roberto Cattaneo, che ricorda una telefonata improvvisa durante la pandemia. Mentre trasmetteva in streaming una funzione con i fedeli, fu chiamato proprio dal papa che voleva dare la sua benedizione. Chiese di rimandare poco la chiamata, e Francesco acconsentì senza problemi. Questo episodio mostra il lato discreto ma attento del pontefice.
Non solo i parroci ricevevano chiamate dal pontefice, ma anche le famiglie colpite da tragedie personali. Cinzia Desiati, madre di Fabrizio Di Bitetto, racconta della telefonata avvenuta dopo la morte del figlio 21enne in un incidente stradale nel 2019. Ricevere la voce di papa Francesco le diede un senso di speranza, un conforto in un momento di disperazione. Poco dopo, il papa mantenne quello che aveva promesso e invitò la famiglia a un incontro in Vaticano per portare un ulteriore sostegno.
incontri nelle parrocchie e nei quartieri periferici con i giovani
Papa Francesco non trascurava mai i giovani delle periferie, incontrandoli direttamente nelle loro comunità. A Colli Aniene, parrocchia di Santa Bernadette Soubirous, si svolse un incontro informale con i ragazzi dell’oratorio. Il viceparroco don Emilio Cenani ricorda come il papa ascoltò con attenzione le domande dei giovani e diede consigli pratici su come pregare, sottolineando l’importanza di sentire la presenza di Dio sempre vicina. Parlò poi del concetto di “chiesa in uscita”, esortandoli a scendere in strada, a mettere in pratica la fede attraverso azioni concrete di aiuto verso chi è in difficoltà.
Un altro episodio significativo avvenne nel giugno del 2024, quando Francesco guidò una preghiera nel cortile di un condominio in via della Palmarola, zona ovest di Roma. Padre Guy Leandre, parroco della vicina chiesa di Santa Brigida di Svezia, ricorda come il papa volesse incontrare soltanto le famiglie e non coinvolgere i sacerdoti, invitando i genitori a prestare attenzione ai figli e ai loro bisogni senza filtrare nulla.
piccoli gesti di vicinanza e umiltà nel centro di roma
Contribuivano a formare il ritratto di un papa vicino la sua presenza in luoghi poco istituzionali. In via della Minerva, nel centro di Roma, entrò in un negozio di dischi per salutare i proprietari che conosceva da tempo, gesto che dimostrava la sua attenzione per le persone comuni.
Alessandro Spiezia, ottico in via del Babuino, ha raccontato la sua esperienza con papa Francesco. Il pontefice si recò due volte nel suo negozio, per scegliere personalmente le lenti e sistemare le montature senza sprechi. Faceva attenzione a non creare disturbo e ha mantenuto nel tempo un rapporto di amicizia sincera con Spiezia e la sua famiglia. Questa vicinanza ha fatto sentire Alessandro profondamente segnato dalla perdita del papa, che definisce un amico.
In questi episodi emerge una figura di papa che non si poneva sul piedistallo, con gesti semplici capaci di creare legami veri, specialmente con le persone più vulnerabili e dimenticate della città.