Nella mattinata del 7 agosto, Papa Francesco ha ricevuto una delegazione dell’Associazione Comunità Afghana in Italia, un’iniziativa che riunisce uomini e donne afghani residenti nel nostro Paese. Durante l’incontro, il Pontefice ha espresso il suo profondo dolore per il “tempo tragico” vissuto dall’Afghanistan, sottolineando l’urgenza di costruire una società inclusiva, in cui ogni essere umano possa godere dei propri diritti senza paura di discriminazione o persecuzione. La spiritualità e i diritti umani sono stati al centro del discorso di Francesco, che ha ribadito la sua ferma opposizione all’uso della religione come strumento di violenza.
Un dolore profondo: la storia dell’Afghanistan
Una nazione in conflitto
Papa Francesco ha aperto il suo discorso all’udienza generale menzionando il lungo e difficile cammino dell’Afghanistan, segnato da guerre e conflitti sanguinosi. Questa crisi ha generato una condizione di instabilità permanente, spingendo migliaia di afghani a lasciare il proprio Paese alla ricerca di sicurezza e stabilità. Le operazioni belliche, i tassi elevati di morte e di distruzione hanno portato a una fuga di massa, creando un esodo storico che ha coinvolto tutto il mondo. Gli afghani, costretti a vivere nel dolore e nella paura, hanno visto distrutta la loro possibilità di una vita dignitosa e serena.
L’esilio come unica alternativa
Il Pontefice ha anche sottolineato che la questione dei diritti umani resta centrale per il popolo afghano, poiché l’instabilità politica e sociale ha reso impossibile per molti di loro il godimento delle libertà fondamentali. La “via dell’esilio” risulta quindi come l’unica opzione rimasta, un’esperienza che non solo ha cambiato la vita di molti ma ha anche influito sulle culture dei Paesi che li accolgono. La società italiana, così come quella di altri Paesi, è quindi chiamata a fare i conti con le sfide derivanti dall’integrazione, riconoscendo le necessità e le speranze di chi fugge da conflitti e persecuzioni.
Il tessuto sociale afghano: discriminazione e esclusione
Una società diversificata
Francesco ha parlato della complessità del tessuto sociale dell’Afghanistan e del Pakistan, sottolineando come entrambi i Paesi siano costituiti da molteplici etnie e culture. Ogni popolo, fiero delle proprie tradizioni, deve essere visto come agente di dialogo piuttosto che causa di divisione. Tuttavia, ha osservato il Papa, questa differenziazione spesso si trasforma in discriminazione ed esclusione. La storia recente ci mostra che le differenze culturali, invece di essere celebrate, sono frequentemente strumentalizzate per creare tensioni e conflitti, perpetuando così il ciclo di violenza.
L’ombra della violenza
Già nel contesto delle relazioni tra etnie, Francesco ha indicato come le norme giuridiche non siano sempre applicate equamente, portando a una “legge del più forte” dove il preteso diritto di superiorità viene imposto sulle minoranze. Tali dinamiche possono compromettere la sicurezza e il benessere di molte persone. Questo è particolarmente evidente nelle aree di confine, dove le divisioni tra gruppi etnici possono dare origine a violenze insensate, rendendo difficile il consolidamento di una società pacifica.
La strumentalizzazione della religione
Religione come fattore di conflitto
Nel suo intervento, Papa Francesco ha denunciato le manipolazioni subite dalla religione, che invece di fungere da ponte di dialogo e comprensione, spesso si trasforma in un terreno di scontro. In situazioni di estrema tensione, la religione è talvolta piegata a servire interessi politici e ideologici, diventando un alibi per giustificare atti di violenza e intolleranza. Il Pontefice ha esortato i leader religiosi ad opporsi fermamente all’uso dell’identità religiosa come scusa per l’odio e l’oppressione.
Urgente necessità di armonia
Francesco ha sollecitato a promuovere un dialogo positivo tra le diverse fedi, sottolineando l’importanza di costruire un futuro in cui il rispetto e la convivenza pacifica siano gli obiettivi primari. Le comunità religiose devono battersi affinché le loro credenze non vengano più strumentalizzate per giustificare violenze e conflitti. L’invito del Papa è che tutti si impegnino a creare una narrazione di pace, facendo dell’armonia religiosa una priorità.
Un futuro di dialogo e rispetto
Costruire una società giusta
In chiusura, Papa Francesco ha rinnovato il suo appello a costruire una società in cui sia riconosciuta la piena uguaglianza dei diritti. Il Santo Padre ha incitato ad abbandonare le pratiche discriminatorie, promuovendo una cultura che valorizzi l’incontro e il reciproco rispetto. Questo percorso, pur essendo arduo e complesso, è l’unico che può condurre a una civiltà più giusta e umana, in grado di affrontare le sfide del presente e del futuro.
Un cammino di collaborazione
Il Pontefice ha citato esempi positivi di comunità che già praticano la fraternità reciproca, come alcune esperienze in Africa, dove musulmani e cristiani collaborano per costruire relazioni pacifiche e rispettose. Queste storie servono da ispirazione e dimostrano che un altro mondo è possibile, una realtà in cui i diritti umani vengono rispettati e valorizzati, e dove ogni persona, a prescindere dalla propria etnia o religione, può vivere in dignità. La sfida è quella di far diventare questa visione giusta un patrimonio comune, sradicando dal mondo la discriminazione e l’odio.