Durante la tradizionale preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha affrontato un tema cruciale per la vita religiosa e sociale, sottolineando l’atteggiamento ipocrita di alcuni leader spirituali, richiamando l’insegnamento di Gesù sulla vera natura del potere. In questo contesto, il Pontefice ha invitato i fedeli a riflettere sul proprio comportamento, specialmente esercitando responsabilità nei confronti degli altri.
Il messaggio di Gesù sulla leadership
Il Santo Padre ha sottolineato come Gesù, attraverso la Sua parola e il Suo esempio, ci mostri il vero significato dell’autorità. Tale autorità non è invocata per dominare, ma per servire: un “sacrificio di sé”, un “servizio umile” ed una “tenerezza” che si manifesta concretamente verso coloro che sono in maggiore difficoltà. Nella narrazione del Vangelo della domenica, Gesù denuncia in modo chiaro l’atteggiamento di alcuni scribi che, malgrado la loro posizione di prestigio, agivano in modo incoerente rispetto agli insegnamenti sacri. Sponsali della legge, ma i loro comportamenti spesso tradivano i principi di giustizia e di equità.
La figura degli scribi, che si ritenevano superiori e guardavano gli altri “dall’alto in basso”, è stata messa in luce da Francesco come esempio da evitare. Questi uomini dotti, ammirati per la loro comprensione delle Scritture, si nascondevano dietro una facciata rispettosa, esercitando in segreto una forma di corruzione. L’approccio paterno di Cristo è stato ribadito come fondamentale nel far comprendere che chi occupa posizioni di potere deve adoprarsi per alleviare le difficoltà degli altri, non per sfruttarli. I ruoli di responsabilità, secondo il Pontefice, devono essere esercitati con un cuore aperto e disponibile, in modo che si possano offrire opportunità di riscatto e dignità.
L’ipocrisia tra le mura della comunità
Il Papa ha affermato che non tutti gli scribi si comportavano in modo corrotto, ma sufficienti a creare un clima di sfiducia. L’ipocrisia, che implica un’apparenza di correttezza unita a comportamenti inadeguati, è un tema ricorrente nella vita sociale e religiosa. Le ingiustizie perpetrate da chi ricopre ruoli di autorità creano un danno profondo nella comunità, alimentando un clima in cui il rispetto e la giustizia possono finire in secondo piano. L’abuso di potere viene così avvalorato da un sistema che premia la malafede e l’inganno.
Francesco ha esortato i fedeli a riflettere su come gli atteggiamenti quotidiani possano riflettere questa tentazione di comportamento ipocrita, dove il “fare bene” può essere solo un modo per apparire rispettabile. La vera preghiera, nel pensiero del Pontefice, non può ridursi a una mera ostentazione di pietà, ma deve rappresentare un autentico momento di incontro con Dio. L’azione religiosa deve ispirare un cambiamento profondo e duraturo nel comportamento umano.
Praticare la bontà nella vita quotidiana
Esaminando le questioni di responsabilità personale, Papa Francesco ha invitato a riflessioni critiche su come ciascuno si confronta con il proprio ruolo nella società. Domande incisive come “Agisco con umiltà?” oppure “Tratto gli altri con rispettosa gentilezza?” sono stati proposti come strumenti per valutare il proprio operato. Il Pontefice ha sottolineato che il vero potere si basa su come ci si relaziona con coloro che ci circondano, in particolare con i più vulnerabili.
Il richiamo a Maria è stato l’ultimo punto del messaggio, come una guida per imparare a “fare il bene senza apparire”. Questa pratica di benevolenza semplice e umile contrasta nettamente con l’ipocrisia e rappresenta la vera essenza del servizio cristiano. La figura materna di Maria svolge un ruolo di esempio, capace di ispirare una vita dedicata agli altri senza cercare riconoscimento.
Francesco ha chiuso la sua riflessione sulla necessità di vigilare sulle proprie azioni, affermando che ognuno ha il potere di costruire relazioni giuste e rispettose nell’ambito della propria vita, contribuendo a un ambiente sociale più equo e armonioso.
Ultimo aggiornamento il 10 Novembre 2024 da Marco Mintillo