Il messaggio di papa Francesco dalla Loggia delle Benedizioni del Vaticano ha acceso quest’anno riflessioni sulla situazione mondiale. Tra appelli urgenti per la fine dei conflitti, inviti al disarmo e richieste di rispetto per la libertà religiosa, il pontefice si è rivolto alla folla radunata a piazza San Pietro e ai fedeli sparsi nel mondo. Le sue parole, pronunciate nel giorno di Pasqua, hanno focalizzato l’attenzione su zone di guerra e crisi umanitarie come Gaza, Ucraina, Myanmar e regioni africane.
l’evento della benedizione Urbi et Orbi e la presenza del papa
La benedizione Urbi et Orbi pronunciata da papa Francesco alle 12:02 del 20 aprile 2025 dalla Loggia delle Benedizioni ha occupato un ruolo centrale nella tradizione pasquale vaticana. La piazza san Pietro si è riempita di circa 35 mila fedeli, riuniti sotto un sole primaverile e avvolti da un’atmosfera carica di fede e speranza. La celebrazione precedente, la messa di Pasqua, è stata presieduta dal cardinale Angelo Comastri su delega del papa. Sul balcone papale, con Francesco, erano presenti il protodiacono Dominique Mamberti e Fernando Vérgez Alzaga, mentre è stato monsignor Diego Ravelli a leggere il messaggio del pontefice prima che lo stesso papa lo comunicasse alla folla.
L’ingresso del papa dalla loggia è stato salutato da un lungo applauso e accompagnato da elementi solenni come l’inno della Santa Sede, l’inno nazionale italiano, oltre agli onori militari offerti dalla Guardia Svizzera. La scena si è svolta in un’atmosfera solenne che ha raccolto l’attenzione dei fedeli verso le parole pronunciate, cariche di richiami per la pace e la fine delle sofferenze causate da conflitti armati in molte aree del pianeta.
riflessioni sulle parole del papa nella benedizione
Le parole di papa Francesco hanno sottolineato una forte volontà di pace, invitando le nazioni e le comunità a superare le divisioni per costruire un futuro di serenità e collaborazione. “Il vostro grido silenzioso è stato ascoltato” ha detto, mettendo in rilievo l’impegno della Chiesa verso chi soffre.
l’appello contro la guerra e la sofferenza causata dai conflitti
Le parole di papa Francesco sono state rivolte in modo particolare alle popolazioni che soffrono a causa di guerre ancora in corso. Il pontefice ha ricordato che dietro ogni schianto e attacco non ci sono solo “bersagli”, ma esseri umani con una voce e una dignità. La crudezza dei bombardamenti che colpiscono ospedali, scuole, operatori sanitari e civili è stata definita un atto di inaudita violenza da respingere.
Nomi di luoghi martoriati si sono susseguiti nel messaggio, passando da Palestina, Israele, Ucraina, Yemen, fino alla Repubblica Democratica del Congo, Armenia, Azerbaigian, Sudan e Myanmar. Ogni luogo rappresenta una ferita aperta che il pontefice ha auspicato venga raggiunta dalla luce della risurrezione pasquale. Nel suo discorso Francesco ha voluto rassicurare chi vive nell’angoscia: “Il vostro grido silenzioso è stato ascoltato” e ha richiamato la sconfitta finale del male, che – pur presente nella storia umana – non mantiene più il dominio sulle persone che accolgono la speranza e la grazia della Pasqua.
la voce di pace nelle zone di guerra
Secondo il pontefice, la pace è un dovere prioritario che deve guidare gli sforzi diplomatici e umanitari, perché “solo nell’amore reciproco e nel rispetto della dignità umana può affermarsi una vera convivenza”.
la centralità della risurrezione e la celebrazione della vita
L’evento pasquale è stato definito dal papa come la festa della vita, un momento cruciale che ribadisce come l’esistenza umana non sia destinata alla morte. Francesco ha voluto sottolineare come il messaggio cristiano si fondi su questa realtà, che dà valore a ogni forma di vita umana. Ha richiamato l’attenzione sull’aumento di atteggiamenti e leggi che spesso considerano emarginati o scartati bambini nel grembo materno, anziani e ammalati e ha messo in risalto la gravità di questa “volontà di morte” che si manifesta nel mondo.
Le violenze vissute quotidianamente nelle guerre, nelle famiglie e nelle società si intrecciano con un crescente disprezzo verso i più fragili, migranti esclusi, donne vittime e bambini indifesi. Il richiamo del papa è quello a ritrovare fiducia e speranza verso l’altro, anche se diverso per cultura o tradizioni. In questo senso Francesco ha voluto ricordare che tutti sono figli di Dio e che la pace resta un obiettivo raggiungibile se costruito con apertura e riconoscenza verso tutti.
l’attenzione alle aree di conflitto e crisi umanitaria nel mondo
Il pensiero del pontefice si è rivolto in modo particolare a zone del mondo gravemente colpite da guerre e crisi umanitarie. Dalla terra santa, con il riferimento alla coindividuazione della festa pasquale tra cattolici e ortodossi al Santo Sepolcro, è arrivato l’appello a diffondere la pace in tutta la regione. Bergoglio ha espresso vicinanza alle sofferenze di cristiani e popolazioni di Palestina e Israele, chiedendo un cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi e il continuo sostegno alla popolazione che vive nella fame e nell’insicurezza.
La preghiera si è estesa verso i cristiani in Libano e Siria: quest’ultima, sottolinea il papa, vive una fase delicata e necessita della stabilità politica per partecipare in modo concreto al proprio destino nazionale. Yemen, con la sua crisi umanitaria prolungata, si è aggiunto all’elenco dei drammi per i quali si domanda una soluzione attraverso il dialogo tra le parti coinvolte.
Nel messaggio non sono mancati riferimenti all’Ucraina, affermando la necessità che i protagonisti proseguano la ricerca di una pace giusta e duratura. Dall’Europa al Caucaso sono arrivate richieste di accordi di pace tra Armenia e Azerbaigian e di stabilità nei Balcani occidentali, zone considerate ancora a rischio di tensioni e destabilizzazioni. Anche in Africa la sofferenza è sotto la lente: Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Sud Sudan, Sahel e Corno d’Africa convivono con episodi di violenza. La richiesta è di solidarietà e sostegno, con particolare attenzione ai cristiani che non possono praticare liberamente la fede.
fragilità e resilienza in terre di crisi
La chiamata del pontefice è rivolta a mantenere vivo il dialogo e a sostenere chi è più vulnerabile, perché “la pace non è solo assenza di guerra, ma presenza di giustizia e solidarietà”.
il disarmo come condizione necessaria per la pace
Tra i temi centrali del messaggio di Francesco c’è la relazione diretta tra pace e disarmo. Il papa ha affermato che nessuna pace durerà se non si raggiunge un vero disarmo. Ha evidenziato la differenza tra il diritto dei popoli a difendersi e una corsa sfrenata al riarmo che rischia solo di alimentare ulteriormente le tensioni internazionali.
Nel contesto pasquale ha suggerito un invito a superare divisioni, barriere politiche ed economiche e ha chiamato a una maggiore cura reciproca, un rafforzamento della solidarietà che aiuti lo sviluppo pieno di ogni persona nel mondo. Questo richiamo sembra voler andare oltre l’emergenza e puntare a un cambiamento nei modi con cui gli Stati e le comunità si rapportano tra loro.
pace e disarmo per un futuro condiviso
“La pace senza disarmo è fragile e destinata a dissolversi,” ha ribadito il pontefice, sottolineando l’importanza di un impegno collettivo e responsabile a favore della riduzione degli armamenti.
sostegno e preghiere per il Myanmar colpito da terremoto e conflitti
Il papa ha portato davanti ai fedeli anche una realtà spesso trascurata: il Myanmar. Il paese asiatico, tormentato da anni di conflitti armati, affronta ulteriormente le conseguenze di un devastante terremoto nella regione di Sagaing. La scossa ha provocato migliaia di vittime, numerosi feriti, e ha lasciato orfani e anziani in grave difficoltà.
Francesco ha pregato per i defunti e per le persone colpite, ringraziando i volontari impegnati nei soccorsi sul campo. Ha sottolineato come il recente annuncio di un cessate il fuoco da parte di vari gruppi armati rappresenti un segno di speranza per l’intera nazione. La richiesta finale si è indirizzata a chi detiene responsabilità politiche, invitando a evitare la logica della paura che chiude e impedisce gli aiuti, e a usare le risorse disponibili per combattere la fame e promuovere la pace attraverso azioni concrete.
un appello alla solidarietà e alla responsabilità
Il pontefice ha voluto evidenziare quanto sia cruciale il ruolo della comunità internazionale nel sostenere la pace e la ricostruzione in una regione tanto provata.
l’appello finale per la liberazione dei prigionieri durante l’anno giubilare
Prima della benedizione Urbi et Orbi, papa Francesco ha rivolto un ultimo appello che riguarda la situazione dei prigionieri di guerra e politici nel mondo. Ha chiesto che l’anno giubilare in corso diventi un’occasione per liberare queste persone, riconoscendo il valore di una pace che sia giusta e inclusiva.
Con questo invito, il pontefice ha voluto sottolineare la necessità di rispettare la dignità umana in tutte le sue forme e ricordare che il cammino verso la pace e la riconciliazione passa attraverso la giustizia e il rispetto dei diritti fondamentali. La Pasqua, nella sua forza simbolica, accompagna questo messaggio come un invito a cambiare direzione rispetto alle divisioni e alle sofferenze di molti popoli nel mondo.
la speranza di una liberazione condivisa
“Che questo anno giubilare sia per tutti un tempo di misericordia e di riconciliazione,” ha concluso il papa, invitando a rinnovare il proprio impegno personale e collettivo per la pace.