La recente frana che ha colpito il sud dell’Etiopia il 23 luglio ha suscitato forti preoccupazioni a livello internazionale. Durante i saluti post-Angelus, Papa Francesco ha voluto ricordare le vittime di questo tragico evento, nonché la condizione di sofferenza di molte popolazioni in tutto il mondo. Il Santo Padre ha denunciato, con forza, il commercio di armamenti che alimenta conflitti in numerose nazioni, sollecitando una maggiore responsabilità da parte della comunità internazionale.
La tragedia della frana nel sud dell’Etiopia
La frana, che secondo le prime stime ha causato la morte di circa 260 persone, è avvenuta nella località di Kencho Shacha Gozdi, a circa 480 chilometri dalla capitale, Addis Abeba. Questo evento catastrofico è stato definito come la frana più mortale mai registrata in Etiopia. I soccorritori continuano a operare sul campo, cercando di recuperare eventuali sopravvissuti e assistendo i feriti. Il lutto nazionale proclamato dal governo durerà per tre giorni, mentre le comunità locali, sotto shock per la perdita subita, hanno avviato le sepolture delle vittime.
Molti dei soccorritori sono impegnati a scavare tra le macerie, e le operazioni continuano in condizioni difficili. La situazione è drammatica, poiché si teme che il numero di vittime possa ancora aumentare. I media locali riportano un grande afflusso di volontari e personale medico, che stanno fornendo assistenza ai circa 500 sfollati che hanno trovato rifugio nei centri di soccorso allestiti dalle autorità locali.
Il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, ha visitato il sito della tragedia riportando la sua vicinanza alla popolazione duramente colpita. In un gesto simbolico, ha piantato un albero in un cimitero, sottolineando l’importanza della memoria e della resilienza comunitaria in questo momento difficile.
Papa Francesco e la condanna del commercio d’armi
Durante il suo intervento, Papa Francesco ha voluto esprimere la sua solidarietà non solo alla popolazione etiope ma anche a tutte le vittime di disastri naturali e conflitti in tutto il mondo. Il Santo Padre ha condannato con fermezza la costruzione e il commercio di armi, evidenziando come queste pratiche contribuiscano a un quadro di violenza e alimentino le guerre, sia “grandi” che “piccole”. La sua affermazione vuole richiamare l’attenzione sull’importanza di adottare misure concrete per fermare questo tipo di traffico.
Francesco ha messo in evidenza un aspetto cruciale: la continua corsa al profitto attraverso la vendita di armamenti contrasta drammaticamente con il principio di fratellanza che dovrebbe prevalere tra le nazioni, specialmente in un momento simbolico come i Giochi Olimpici, che celebrano l’unità e la pace tra i popoli. Questo richiamo rinforza la necessità di una maggiore responsabilità della comunità internazionale nel garantire la pace e la giustizia in tutte le regioni del mondo.
Il Papa ha affermato che continuiamo a “bruciare risorse” mentre milioni di persone soffrono per la fame e i conflitti, un messaggio potente che sottolinea l’urgenza di un cambiamento nella guida etica del commercio globale. In un periodo di tensione e crisi, queste parole possono rivelarsi fondamentali per stimolare riflessioni e azioni concrete da parte dei governi e degli organismi internazionali.