Papa Francesco lancia appelli per la pace in Medio Oriente, Ucraina e Myanmar durante l’Angelus

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Papa Francesco lancia appelli per la pace in Medio Oriente, Ucraina e Myanmar durante l’Angelus - Gaeta.it

Nell'Angelus di domenica scorso, Papa Francesco ha nuovamente richiamato l'attenzione sulle situazioni di conflitto che affliggono diverse aree del mondo. Il Pontefice ha formulato accorati appelli affinché si possa optare per la diplomazia e il dialogo, piuttosto che per azioni e reazioni violente. Le sue parole hanno abbracciato il Medio Oriente, in particolare Palestina e Israele, così come l'Ucraina e il Myanmar. A margine della celebrazione, il Papa ha ricordato anche i nuovi beati congolesi, sottolineando il valore del loro martirio per la causa della pace. Infine, un messaggio speciale è andato alle pellegrine radunate nel Santuario di Piekary Śląskie in Polonia.

Impegno per il dialogo e la pace

Durante il suo discorso, Papa Francesco ha espresso preoccupazione per le zone del mondo dove il conflitto imperversa, sottolineando l’importanza della diplomazia. Egli ha invitato tutti a pregare affinché possano aprirsi "strade di pace" in Medio Oriente, in Ucraina e in Myanmar, esortando a mantenere un atteggiamento di calma e astenersi da atti di violenza. Il Pontefice ha dichiarato: "Continuiamo a pregare perché strade di pace si possano aprire… con l’impegno del dialogo e del negoziato".

Queste parole si inseriscono in un contesto internazionale aggravato da conflitti persistenti e da crisi umanitarie multiple. Il Medio Oriente rappresenta un punto di tensione centrale, con l'ongoing conflitto tra Israele e Palestina che ha causato un elevato numero di vittime e un fortissimo impatto sulle popolazioni civili. Analogamente, l'Ucraina è attualmente segnata da grave instabilità a causa dell'invasione russa, come dimostrano i continui attacchi e le loro devastanti conseguenze. Il Myanmar, infine, affronta una violenta repressione dopo il colpo di stato del 2021, che ha aggravato i conflitti interni.

Il Papa ha invitato all'unità e alla speranza, indicando che il cammino verso la pace richiede uno sforzo collettivo e una disponibilità ad ascoltare le esigenze altrui. "La pace è un dono che dobbiamo chiedere insieme", ha affermato, sottolineando il valore della solidarietà umana di fronte alle sfide globali.

Esempio dei martiri congolesi

La celebrazione dell’Angelus è stata anche l'occasione per ricordare i martiri congolesi, recentemente beatificati. I missionari saveriani, Luigi Carrara, Giovanni Didoné e Vittorio Faccin, insieme al sacerdote congolese Albert Joubert, sono stati riconosciuti per il loro sacrificio avvenuto nel 1964, che ha segnato le vite di molte persone e testimoniato l’impegno cristiano in contesti difficili.

Papa Francesco ha esortato i fedeli a rendere omaggio a questi nuovi beati, sottolineando che "il loro martirio è stato il coronamento di una vita spesa per il Signore e per i fratelli". Il Pontefice ha segnalato l’importanza del loro esempio nel promuovere la riconciliazione e la pace nel contesto della Repubblica Democratica del Congo. La celebrazione è stata officiata dal cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, che ha trasmesso un messaggio di speranza e unità al popolo congolese, invitando tutti a trarre ispirazione dal sacrificio di questi martiri.

I nuovi beati rappresentano non solo la perseveranza di fronte alla violenza, ma anche la chiamata a un impegno attivo verso la costruzione di comunità più unite e più fraterne, richiamando l'importanza dell'amore e del servizio.

Saluto alle pellegrine di Piekary Śląskie

Infine, Papa Francesco ha dedicato un saluto particolare alle donne e alle ragazze presenti nel Santuario di Piekary Śląskie, in Polonia. Questo luogo è storicamente associato alla devozione mariana e, tradizionalmente, organizza pellegrinaggi maschili in maggio e femminili in agosto. Durante questa utile celebrazione, il Papa ha incoraggiato le partecipanti a "testimoniare con gioia il Vangelo in famiglia e nella società".

Il cardinale Gerhard Müller, durante la Messa, ha richiamato l'importanza delle donne nella vita cristiana, enfatizzando che "restare là sotto la croce" è un simbolo di autentica fede e dedizione cristiana. Questa riflessione si fa ancora più incisiva in un contesto globale dove le donne continuano a svolgere un ruolo cruciale nella trasmissione dei valori e nella promozione della pace e della giustizia.

L’incontro rappresenta un momento significante di riflessione e comunione, sottolineando l'importanza della figura femminile all'interno della comunità cristiana e nella società in generale.

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