Papa Francesco salva una coppia dalla persecuzione in Argentina: il racconto esclusivo di Sergio Gobulin e Ana Barzola

Papa Francesco salva una coppia dalla persecuzione in Argentina: il racconto esclusivo di Sergio Gobulin e Ana Barzola

La storia di Sergio Gobulin e Ana Barzola, rifugiati in Italia grazie all’intervento di Jorge Mario Bergoglio durante la dittatura argentina, evidenzia il coraggio e la solidarietà del futuro Papa Francesco.
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La storia di Sergio Gobulin e Ana Barzola racconta come Papa Francesco, allora gesuita, li salvò dalla dittatura argentina negli anni Settanta, proteggendoli e aiutandoli a rifugiarsi in Italia, mantenendo con loro un legame di affetto e sostegno nel tempo. - Gaeta.it

La storia di Sergio Gobulin e Ana Barzola, rifugiati in Italia dopo essere stati protetti da Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, racconta in dettaglio momenti di paura e speranza vissuti durante la dittatura argentina degli anni Settanta. Le parole della coppia, che ora vive ad Arzene in provincia di Pordenone, rivelano un legame profondo e duraturo con il Pontefice, testimoniato anche nelle sue stesse memorie.

la protezione durante la dittatura argentina: una vicenda segnata dalla violenza

Nel 1977 il clima in Argentina era dominato dalle persecuzioni di oppositori politici e attivisti, con frequenti arresti arbitrari e sparizioni. Sergio Gobulin e la moglie Ana Barzola, costretti a vivere sotto la minaccia dei militari, hanno raccontato come l’allora superiore provinciale dei gesuiti, Jorge Mario Bergoglio, si mobilitò per metterli in salvo. Secondo il loro racconto, Bergoglio li accolse in un ospedale e poi organizzò il loro trasferimento in Italia, imbarcandoli su una nave in partenza dal paese sudamericano.

Questa protezione rappresentò per la coppia un vero e proprio scudo contro la repressione. Sergio era studente di teologia e Bergoglio era stato anche suo insegnante, un legame che avrebbe salvato loro la vita. Nel memoir “Spera” il Papa dedica due pagine a questa vicenda, sottolineando come la famiglia abbia subito pesanti conseguenze a livello personale: dopo essere stato prelevato dai militari mentre lavorava sulla rete idrica di casa, Sergio venne picchiato brutalmente e lasciato abbandonato senza vita apparente, ma fortunatamente riuscì a sopravvivere.

il ruolo di bergoglio come superiore provinciale dei gesuiti

“La famiglia ha pagato un prezzo molto alto,” spiegano Sergio e Ana, ricordando quei momenti di terrore e solidarietà. La figura di Bergoglio emerge come un faro di speranza e protezione in un contesto di totale oppressione.

il viaggio verso l’italia e il riconoscimento dell’asilo politico

Dopo il dramma subito, grazie all’intervento diretto di Bergoglio, Sergio ottenne un permesso che gli consentì di essere curato in un ospedale italiano, accolto assieme alla moglie e alla loro figlia. Bergoglio stesso contattò il consolato italiano per avviare la pratica di riconoscimento dell’asilo politico, facendo in modo che la famiglia potesse lasciare l’Argentina senza ulteriori pericoli.

Il passaggio da una situazione di minaccia costante a una condizione di sicurezza in Europa rappresentò una svolta decisiva per la coppia. Non tutto fu semplice: lasciare il proprio paese, la propria casa significa fare i conti con un futuro incerto e lontano dagli affetti, ma quella scelta fu inevitabile per poter sperare in una vita senza paura.

il permesso di soggiorno e il ricovero ospedaliero

La famiglia ricevette assistenza medica e conforto in una realtà completamente nuova, mentre continuavano a fare i conti con le conseguenze della violenza subita in patria.

il legame con papa francesco nel tempo

La vicenda non si concluse con il loro rifugio in Italia. Sergio e Ana mantennero per anni un rapporto telefonico e personale con Bergoglio, anche una volta che questi aveva assunto il ruolo di Papa. La famiglia spiegò che le chiamate avvenivano abitualmente in occasioni particolari come il compleanno di Sergio, e che venivano ricevuti messaggi scritti dallo stesso Pontefice tramite il suo segretario, soprattutto in momenti difficili come il ricovero ospedaliero.

Il legame di affetto e riconoscenza è dimostrato anche dal fatto che Papa Francesco si preoccupava di mantenere aggiornati Sergio e Ana sulle sue condizioni di salute, nonostante la distanza e la responsabilità del suo incarico. I messaggi da Santa Marta hanno rappresentato per loro un segno tangibile di vicinanza e di cura anche nel tempo.

la comunicazione durante i momenti difficili

“Ricevere un messaggio dal Papa ci ha sempre dato forza e serenità,” affermano Ana e Sergio, sottolineando l’importanza di quel sostegno morale nel loro percorso.

ricordo di papa francesco da chi ha vissuto la sua protezione

La testimonianza di Sergio e Ana evidenzia un Papa che ha agito per salvare vite umane, mettendo in prima linea il valore della solidarietà in momenti difficili. Per loro, e per molti altri che hanno vissuto la dittatura in Argentina, Bergoglio rappresenta più di una figura religiosa: è un uomo che ha rischiato per proteggere, che ha messo in gioco la propria posizione per soccorrere chi era in pericolo.

Questa storia sottolinea un aspetto del Pontefice che spesso emerge nei racconti di persone salvate o aiutate nel passato, mostrando un Papa diverso dagli stereotipi comuni, vicino a chi soffre e capace di compiere gesti concreti anche in situazioni di grande rischio personale.

Il mondo, in queste ore dopo la sua morte, vede la perdita di una persona che ha lasciato un’impronta netta, non solo spirituale, ma anche umana e concreta nei confronti di chi ha subito ingiustizie.

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