Il futuro delle pensioni in Italia: una sfida urgente. E bisogna conoscere la legislazione, per non perdere un mucchio di soldi
Il tema delle pensioni in Italia è sempre più al centro del dibattito pubblico, soprattutto alla luce delle preoccupanti proiezioni sul futuro del sistema previdenziale. L’invecchiamento della popolazione, unito a una forza lavoro più ridotta, rischia di compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico, richiedendo interventi strutturali e una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini.
Le donne, in particolare, affrontano sfide specifiche nel contesto previdenziale. Sebbene la legge offra loro la possibilità di andare in pensione in anticipo rispetto agli uomini, con un requisito di anzianità contributiva inferiore di un anno, molte non possono usufruirne a causa di carriere lavorative frammentarie. Inoltre, la propensione delle giovani donne ad aprire un fondo pensione è inferiore rispetto agli uomini; solo il 17% delle donne giovani ne ha uno, rispetto al 27% degli uomini della stessa età e al 34% degli uomini tra i 50 e i 59 anni.
Il rischio di perdere quasi 300 euro
Una delle questioni più critiche è la scarsa adesione degli italiani alla previdenza complementare, un’opportunità che potrebbe garantire un’integrazione economica significativa al momento del pensionamento. Secondo un recente studio di Moneyfarm, il 74% degli italiani rinuncia a un potenziale incremento di 295 euro al mese sulla futura pensione perché non ha stabilito un fondo per la previdenza integrativa.
Questo fenomeno è particolarmente allarmante per le donne, che già affrontano carriere professionali meno continuative e peggio retribuite rispetto agli uomini. La previdenza complementare potrebbe rappresentare una risorsa fondamentale per sopperire alle carenze del sistema pensionistico pubblico, che non garantisce più, soprattutto alle nuove generazioni, una pensione sufficiente per mantenere uno stile di vita adeguato a quello del periodo lavorativo.
La situazione preoccupa anche il governo italiano guidato da Giorgia Meloni, che sta valutando misure per incentivare i lavoratori a investire una parte del trattamento di fine rapporto (TFR) in fondi pensione. L’idea è di automatizzare questo processo, rendendolo obbligatorio salvo esplicito rifiuto del lavoratore. Tale approccio potrebbe offrire vantaggi significativi, sfruttando i fondi dedicati creati per le varie categorie professionali.
Il rapporto di Moneyfarm offre una panoramica chiara delle perdite economiche che gli italiani subiscono a causa della mancata adesione alla previdenza complementare. In media, le donne tra i 50 e i 59 anni potrebbero integrare la loro pensione di 231 euro al mese, mentre gli uomini tra i 30 e i 39 anni potrebbero beneficiare di un’integrazione di 350 euro mensili. Tuttavia, soltanto il 26% dei lavoratori versa contributi in un fondo pensione, e tra questi, una percentuale significativa di fondi è dormiente, ovvero senza versamenti regolari.