Il recente terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito il Myanmar e la Thailandia ha riacceso il dibattito sulla previsione dei terremoti. Questo evento, accompagnato da scosse di assestamento, sta causando preoccupazione in tutta l’Asia sud-orientale. Nonostante i progressi nella comprensione della sismologia, il 2025 segna ancora un limite nella capacità di prevedere con certezza questo tipo di catastrofi. Approfondiamo i motivi di questa difficoltà e le modalità attraverso cui i ricercatori cercano di affrontare la crisi sismica.
Che cos’è un terremoto e come si genera
Un terremoto si verifica quando si libera un’enorme quantità di energia accumulata all’interno della crosta terrestre. Questo rilascio provoca onde sismiche che si propagano attraverso il suolo, causando il movimento e le vibrazioni percepite in superficie. Le aree più soggette a sismi si trovano principalmente lungo le faglie geologiche, cioè le fratture nella crosta terrestre dove si accumula tensione. Alcuni terremoti possono anche essere il risultato di fenomeni naturali come eruzioni vulcaniche o frane.
Secondo l’US Geological Survey , l’imprevedibilità dei terremoti è dovuta alla complessità degli eventi geologici che li causano. Nonostante gli studi in corso, molti aspetti di questi fenomeni restano non completamente compresi, portando a conclusioni chiare: attualmente non è possibile prevedere i terremoti con accuratezza.
Come funzionano le previsioni sismiche
Secondo l’USGS, una previsione di un terremoto efficace richiede tre elementi fondamentali: il momento in cui il terremoto si verificherà, la sua localizzazione e la magnitudo. Coloro che sostengono di poter prevedere i terremoti mancano di rigore scientifico. Le loro affermazioni non sono supportate da dati concreti, e spesso non soddisfano nemmeno i requisiti di completezza. Questo porta a previsioni generiche, il che rende difficile credere che possano avere un valore predittivo reale.
In aggiunta, l’USGS mette a disposizione delle statistiche sulla probabilità di terremoti in specifiche aree geografiche. Tuttavia, si tratta di informazioni generali, non orientate a fornire indicazioni temporali precise.
La regolarità dei terremoti: un’illusione di prevedibilità
Alcuni studi mostrano che, in determinate regioni, i terremoti si verificano con una certa ciclicità. Per esempio, la zona di subduzione della Cascadia, situata al largo della costa nord-occidentale del Pacifico, ha registrato terremoti ogni 300-500 anni, accompagnati da effetti devastanti come mega-tsunami. Similmente, la faglia di Sant’Andrea, in California, presenta una storia di grandi terremoti che si susseguono ogni 200-300 anni. Tuttavia, queste informazioni non possono essere tradotte in previsioni efficaci riguardo al quando e al come.
Questa apparente regolarità non deve quindi indurre in errore. Anche se i dati storici mostrano dei modelli, la sismicità è caratterizzata da imprecisioni che complicano ulteriormente il tentativo di prevedere i terremoti futuri.
Cosa fare durante un terremoto: linee guida di sicurezza
Quando si verifica un terremoto, è fondamentale sapere come comportarsi per ridurre al minimo i danni e proteggere la propria vita. Se ci si trova all’aperto, è consigliato allontanarsi da edifici, alberi e linee elettriche. In caso di terremoti in prossimità dell’oceano, è importante esercitarsi a cercare riparo in zone elevate per prevenire l’eventualità di uno tsunami.
Negli Stati Uniti, in particolare sulla costa occidentale, è attivo il sistema di allerta ShakeAlert, gestito dall’USGS. Questo sistema rileva le onde di pressione generate da un terremoto e può fornire un preavviso di pochi secondi, consentendo alle persone di mettersi al riparo. Anche se non consente di prevedere il sisma nel suo insieme, rappresenta un passo significativo nell’approccio alla sicurezza sismica.
L’evoluzione della tecnologia e il rafforzamento delle pratiche educative possono portare a una gestione più efficace delle emergenze legate ai terremoti, contribuendo così a salvare vite.