Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili continua a sollevare preoccupazioni anche in contesti moderni come il nostro. Durante un convegno a Pescara, sono stati presentati dati allarmanti sulle conseguenze di questa pratica, che colpiscono maggiormente le donne provenienti da culture che la giustificano. L’evento, che ha visto la partecipazione di esperti e rappresentanti istituzionali, ha avuto come obiettivo principale quello di accrescere la consapevolezza e combattere questa forma di violenza di genere.
Dati allarmanti sulle mutilazioni genitali femminili
Durante il convegno, Alessia Nespoli della Fondazione Caritas ha comunicato dati significativi: su 300 donne accolte negli ultimi 17 anni, circa 150 hanno presentato patologie riconducibili a mutilazioni genitali. Questo fenomeno, ancora troppo diffuso, non riguarda solo culture lontane, ma interessa anche territori italiani. La testimonianza ha messo in luce l’urgenza di affrontare e contrastare tali pratiche, che sono una violazione dei diritti umani.
È fondamentale comprendere le origini culturali di queste pratiche per poter combatterle efficacemente. Spesso, le mutilazioni genitali femminili sono giustificate da credenze tradizionali che considerano tali interventi come elementi necessari per garantire l’onore della famiglia o la pura acquiescenza sociale. L’aspetto sanitario è altrettanto grave; molte donne che subiscono queste pratiche affrontano problematiche di salute a lungo termine, inclusi danni fisici e complicazioni nei parti. Questo convegno ha cercato di lanciare un messaggio chiaro: è necessario riportare l’attenzione su di un tema che non può essere trascurato.
La voce istituzionale e l’impegno nella lotta alla violenza di genere
L’assessore alle Politiche Sociali, Adelchi Sulpizio, ha espresso il suo rammarico riguardo alla persistenza di questa pratica. «Oggi sono qui per sottolineare la gravità del problema e la necessità di far riflettere» ha detto. Sulpizio ha legato questo evento alle iniziative di sensibilizzazione più ampie, sottolineando come il Comune sia impegnato a combattere la violenza di genere attraverso progetti specifici. Tra questi, vi saranno anche due case confiscate alla criminalità che serviranno come rifugi per le donne vittime di violenza.
La presenza del sindaco Carlo Masci e del vescovo monsignor Tommaso Valentinetti ha dimostrato un forte supporto istituzionale al messaggio di condanna verso la violenza sulle donne. Masci ha messo in evidenza la globalizzazione del fenomeno e l’importanza di lavorare insieme per arginare queste pratiche. «Siamo qui per dare un segnale di partecipazione», ha affermato, rimarcando che è fondamentale agire sia a livello locale che a livello più ampio.
Testimonianze e contributi di esperti
Durante il convegno, sono intervenuti diversi esperti, tra cui Gilda Di Paolo, Lucrezia Catania, Omar Abdulcadir e Jasmine Abdulcadir. Le loro testimonianze hanno offerto uno sguardo diretto sulle realtà che affrontano quotidianamente. Alcuni di loro hanno condiviso esperienze di lavoro sul campo, in contesti dove le mutilazioni genitali femminili sono all’ordine del giorno, evidenziando non solo l’impatto sanitario ma anche le sfide sociali ed emotive che queste donne affrontano.
Le proiezioni video hanno completato il quadro con reportage e interviste a chi ha vissuto sulla propria pelle il dramma di tali pratiche. Queste testimonianze hanno spinto i partecipanti a una riflessione profonda sulle vere dimensioni del problema. È chiaro che la lotta contro le mutilazioni genitali femminili richiede un approccio multidisciplinare e inclusivo, che veda coinvolti tutti i settori della società .
L’evento ha rappresentato un passo importante per sensibilizzare la comunità di Pescara e oltre il confine locale, ricordando che la lotta contro questa forma di violenza deve continuare a essere una priorità , giorno dopo giorno.
Ultimo aggiornamento il 19 Gennaio 2025 da Sofia Greco