Pignoramento pensione: ecco la cifra massima che possono pignorarti adesso e le modalità. Cosa sapere per evitare guai
In Italia, il sistema giuridico offre diverse forme di tutela ai creditori nel caso in cui un debitore non adempia alle proprie obbligazioni. Uno degli strumenti più rilevanti in questo contesto è il pignoramento della pensione. Tuttavia, la legislazione italiana prevede norme rigorose e limiti ben definiti per garantire che il pensionato possa mantenere un livello dignitoso di vita, bilanciando le esigenze dei creditori con il diritto al sostentamento del debitore.
In generale, non tutte le pensioni sono soggette a pignoramento. La legge italiana distingue tra trattamenti previdenziali e assistenziali. Solo le pensioni previdenziali possono essere pignorate, mentre quelle assistenziali, come la pensione di invalidità civile, l’indennità di accompagnamento e l’assegno sociale, sono esenti da questo tipo di azione. È importante notare che la pensione di reversibilità, che viene erogata ai superstiti in caso di decesso del pensionato, è pignorabile.
La protezione delle pensioni
La normativa stabilisce che il pignoramento delle pensioni può avvenire solo oltre un certo limite, noto come “minimo impignorabile”. Attualmente, questa soglia è fissata a 1.000 euro. Ciò significa che le pensioni inferiori a tale importo non possono essere pignorate in alcun modo. Questa misura è stata introdotta per proteggere i pensionati, molti dei quali vivono con redditi mensili che non superano questa cifra.
Secondo il comma 7 dell’art. 545 del codice di procedura civile, come modificato dal decreto Aiuti bis (D.L. 9 agosto 2022, n. 115), le somme dovute a titolo di pensione non possono essere pignorate per un ammontare inferiore al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, stabilito attualmente a 500 euro. Di conseguenza, il minimo garantito di 1.000 euro deve rimanere impignorabile. Solo l’importo eccedente questa soglia può essere soggetto a pignoramento.
Per esempio, se un pensionato percepisce una pensione di 1.800 euro, l’importo eccedente il minimo garantito di 1.000 euro è di 800 euro. In questo caso, solo un quinto di tale somma, corrispondente a 160 euro, può essere pignorato ogni mese. Questo meccanismo di protezione è stato pensato per garantire che i pensionati non si trovino privati delle risorse necessarie per vivere dignitosamente.
Quando il creditore è l’Agenzia delle Entrate o l’Agenzia Entrate Riscossione, si applicano regole specifiche che stabiliscono l’importo pignorabile in base all’ammontare della pensione. I limiti progressivi sono i seguenti:
– Fino a 2.500 euro: è possibile pignorare fino al 10% dell’importo eccedente i 1.000 euro.
– Tra 2.500 e 5.000 euro: la percentuale pignorabile sale al 14,28% (equivalente a un settimo).
– Oltre 5.000 euro: l’importo massimo pignorabile è del 20% (un quinto).
Queste regole sono state elaborate per considerare la capacità economica del pensionato, evitando che somme elevate vengano sottratte a chi ha già redditi pensionistici relativamente bassi.
Per quanto riguarda i debitori che hanno più creditori, le modalità di pignoramento possono variare a seconda della natura dei debiti. Nel caso di debiti differenti, come quelli bancari e alimentari, la quota pignorabile può arrivare fino al doppio del quinto dell’eccedenza rispetto ai 1.000 euro, pari al 40%. Questo sistema evita che i pensionati subiscano un accanimento eccessivo da parte dei creditori, garantendo una certa protezione contro pignoramenti cumulativi che potrebbero compromettere gravemente la loro stabilità economica.