Milano, una città conosciuta per la sua vivace scena culinaria, accoglie un’iniziativa unica nel suo genere. Pit’sa, una pizzeria specializzata in pizza vegetale, ha appena aperto in via Cadore 31, sostenendo l’inserimento lavorativo di giovani con sindrome di Down. L’idea nasce dalla necessità di offrire un prodotto gustoso senza ingredienti animali e di dare vita a un ambiente inclusivo.
La nascita di Pit’sa
Il concept originale e l’ispirazione personale
La storia di Pit’sa affonda le radici nella personale esperienza del fondatore, Giovanni Nicolussi. L’idea di questa pizzeria prende forma a causa di una situazione familiare: la mamma di Nicolussi ha dovuto modificare drasticamente la sua dieta a causa di problemi di salute, eliminando carne, latte e derivati. Amante della pizza, le ricette disponibili si limitavano a opzioni poco soddisfacenti. Questo ha spinto Nicolussi a sviluppare un menu ricco di pizze vegetali, mantenendo il gusto e l’appetibilità per tutti, non solamente per vegani e vegetariani.
Inaugurato circa un anno e mezzo fa a Bergamo, il primo locale ha registrato ben 25.000 clienti. L’impatto di Pit’sa non si limita solo al panorama culinario, ma si estende alla missione di inclusione sociale, creando un modello di lavoro che abbraccia e valorizza le diversità delle persone.
L’inclusione come valore fondamentale
Creare opportunità di lavoro per giovani con sindrome di Down
Uno dei principali motori dell’iniziativa è il desiderio di Nicolussi di mettere in pratica un modello di inclusione lavorativa. Con la presenza di ragazzi con sindrome di Down nel team, Pit’sa non si limita a servire ottime pizze, ma si impegna attivamente a favorire l’autonomia e l’autostima di questi giovani. A Bergamo, lo staff è composto da sette ragazzi; a Milano, sono cinque, e l’affiatamento e la determinazione di ciascuno di loro brillano fortemente.
Elisa, 37 anni, e Sara, 38 anni, sono due delle giovani che condividono la loro esperienza lavorativa al locale. Elisa esprime entusiasmo, evidenziando la soddisfazione di lavorare in un ambiente dove si può interagire e socializzare. Sara, con il suo spirito indipendente, racconta della sua capacità di utilizzare i mezzi pubblici per recarsi al lavoro, enfatizzando l’importanza di attività che creano un contesto di inclusione e crescita personale.
Collaborazione con l’Associazione genitori e persone con sindrome di Down
Un pilastro fondamentale del progetto è la sinergia con l’Associazione genitori e persone con sindrome di Down . Roberto Morali, presidente dell’associazione, sottolinea come il lavoro rappresenta un’opportunità cruciale per questi ragazzi, permettendo loro di diventare adulti attivi e partecipi della società. Attraverso un approccio multidisciplinare, Agpd offre supporto professionale e psicologico, fondamentale per lo sviluppo dell’autonomia.
Il menu di Pit’sa e le pizze più richieste
Un’offerta gastronomica distintiva e apprezzata
Pit’sa si distingue non soltanto per la sua missione sociale, ma anche per un’offerta gastronomica che promette di attrarre una clientela diversificata. Le pizze più richieste includono la “Regina di cuori”, preparata con pomodoro fresco e cremoso di anacardi, e la “Chanel numero 6”, arricchita da porcini, gocce di tartufo e crema di patate. Questi piatti sono studiati per deliziare anche i palati più esigenti, con un’alternativa agli ingredienti tradizionali della pizza.
Per accontentare anche i non vegani, il menu propone opzioni come la “Malgarita”, che combina pomodoro e formaggio di malga. Il locale ha una capienza di 30 posti interni e 15 esterni, rendendolo un luogo accogliente per chi desidera gustare una pizza in un’atmosfera familiare.
Soddisfazione dei clienti e prezzi
Il patron Nicolussi si dice curioso di osservare come risponda il pubblico milanese a questa nuova proposta culinaria. Con uno scontrino medio di 23 euro, Pit’sa mira a offrire un’esperienza gastronomica che non solo sazierà i commensali, ma che si lega anche a una causa più grande, accogliendo tutti coloro che credono nell’inclusione e nella diversità.
Non resta che scoprire se Pit’sa, come ha fatto a Bergamo, saprà conquistare i milanesi e continuare a crescere sia in termini di affluenza che di impatto sociale.