Un bando del Comune di Cinisi ha sollevato un acceso dibattito in vista del Carnevale del 2025. La normativa in questione stabilisce divieti riguardanti eccessivi comportamenti di dissenso e forme di protesta durante le celebrazioni. Le dichiarazioni della sindaca Vera Abbate e le reazioni di cittadini e rappresentanti delle associazioni locali hanno acceso il confronto sulla libertà di espressione e il ruolo della satira nel contesto festivo.
Divieti di protesta nel bando di Carnevale
Tra le norme del bando per la realizzazione dei carri allegorici, un articolo specifico vieta espressamente “forme di protesta non conformi allo spirito festoso del Carnevale di Cinisi“. Sono anche proibite manifestazioni e dichiarazioni considerate ingiuriose e offensive, nonché comportamenti di dissenso verso l’operato del Comune e dei suoi rappresentanti. Questa clausola, inclusa nell’articolo 11, è stata percepita come un tentativo di soffocare la libertà di espressione.
Le polemiche sono scoppiate immediatamente tra i cittadini e le associazioni locali, note per il loro impegno nella creazione dei carri. L’ex assessore comunale Salvo Biundo ha descritto la situazione come “una dittatura“, contestando l’opportunità di inserire simili limitazioni in un bando pubblico. Anche Filippo Mannino, rappresentante dell’associazione ‘La Maschera‘, ha criticato severamente l’articolo 11, definendolo “pleonastico e lesivo della creatività dei maestri cartapestai” di Cinisi. Gli organizzatori del Carnevale sentono che questo bando ignori e svaluti anni di impegno e dedizione dedicati a un evento che attrae visitatori da tutta la Sicilia.
Reazioni e confronto con la sindaca
Stasera si terrà una riunione straordinaria con le associazioni coinvolte, dove si discuterà della situazione e delle prossime mosse. Mannino ha descritto il bando come “vessatorio”, evidenziando la lunga storia di trasformazione di beni confiscati alla mafia in laboratori di creatività sociale. Le critiche sono motivate dalla necessità di preservare la libertà di espressione in un contesto festivo, che per tradizione a Cinisi è sempre stato caratterizzato da satira e critica nei riguardi dell’amministrazione.
In risposta alle accese reazioni, la sindaca Vera Abbate ha cercato di calmare gli animi, dichiarando che il bando non è da interpretare come un tentativo di censura. Abbate ha sottolineato di essere favorevole alla satira e alla critica, perfino rivolgendo l’affermazione che i cittadini possono ironizzare su di lei e sul suo operato. Ha voluto specificare che l’interpretazione del bando come strumento di repressione sia frutto di una malintesa applicazione della norma.
La posizione della sindaca riguardo alla libertà di espressione
Vera Abbate ha chiarito ulteriormente la sua posizione, enfatizzando come l’articolo 11 si riferisca solamente all’ente comunale e non alle critiche all’amministrazione in sé. Ha spiegato che la normativa si propone di tutelare l’immagine del Comune, senza voler limitare la libertà di espressione. La sindaca ha affermato che le norme contenute nel bando sono simili a quelle adottate anche da altri comuni siciliani per eventi analoghi, come nel caso del Carnevale di Termini Imerese.
Dopo il dibattito, Abbate ha pubblicato un chiarimento attraverso il sito ufficiale del Comune, precisando che la clausola non ha l’intento di limitare la creatività dei partecipanti, ma semplicemente di evitare che i manufatti possano risultare offensivi nei confronti dell’ente pubblico. Ha ribadito l’importanza della satira come parte integrante del dibattito democratico, ma ha sottolineato che ci sono limiti quando si tratta di salvaguardare l’immagine istituzionale. La situazione rimane tesa, con il dibattito che continua a coinvolgere attivamente la comunità cinisense.
Ultimo aggiornamento il 27 Novembre 2024 da Sara Gatti