Polemica a Padova sulla censura dello schwa nel giornalino del liceo Pietro Selvatico dopo il divieto del ministero

Polemica a Padova sulla censura dello schwa nel giornalino del liceo Pietro Selvatico dopo il divieto del ministero

Il divieto ministeriale sull’uso di schwa e asterisco negli atti scolastici scatena a Padova un acceso dibattito su libertà di espressione, inclusività linguistica e ruolo della scuola nella comunicazione.
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Al liceo artistico Pietro Selvatico di Padova la preside ha bloccato un giornalino studentesco per l’uso dello schwa, scatenando un dibattito su libertà di espressione, inclusività linguistica e il ruolo della scuola nella comunicazione. - Gaeta.it

Il divieto imposto dal ministero dell’Istruzione contro l’uso di asterisco e schwa negli atti scolastici ha acceso una discussione pubblica a Padova. È accaduto al liceo artistico Pietro Selvatico, dove la preside ha bloccato la pubblicazione del giornalino studentesco a causa dell’impiego della vocale neutra “ə” in un articolo. La vicenda ha sollevato dibattiti su libertà di espressione, inclusività linguistica e il ruolo della scuola nella comunicazione.

la decisione della preside e la censura del giornalino

Il liceo artistico Pietro Selvatico di Padova – scuola con una storia di apertura culturale – si è trovato al centro di una controversia quando la dirigente scolastica, Giovanna Soatto, ha segnalato una violazione nel giornalino studentesco “Wild Times“. Un articolo, scritto da un’ex allieva, includeva la parola “studentə” per rivolgersi agli studenti e alle studentesse usando lo schwa come segno di genere neutro. Secondo la preside, il simbolo non rappresenta un suono riconoscibile nella pronuncia ordinaria e quindi compromette la chiarezza del testo.

La dirigente ha spiegato che la scelta linguistica rischiava di risultare “né necessaria né efficace, ma soprattutto poteva apparire come un giudizio nei confronti di chi non approva quel tipo di scrittura.” Un altro punto sollevato riguarda il linguaggio della scuola, che deve risultare accessibile e comprensibile a tutto il corpo studentesco, e non soltanto a specifiche minoranze. Per questi motivi, la preside ha chiesto un adeguamento del testo e il rispetto della lingua italiana standard, sottolineando che la scuola non ha bloccato il giornalino, ma solo richiesto una revisione che escludesse simboli considerati non convenzionali.

la risposta degli studenti e la lettera aperta

Gli studenti della redazione di “Wild Times” non hanno accettato la decisione senza contestazioni. Hanno redatto una lettera aperta in cui rivendicano la libertà di espressione come diritto fondamentale nel percorso formativo e intellettuale della scuola. All’interno della lettera emerge la critica verso quella che definiscono una censura, elemento che contrasterebbe con l’idea di una scuola libera e aperta alle diversità.

La lettera sottolinea che il giornalino nasce proprio per dare voce a tutti, non per imporre una visione uniforme. L’uso dello schwa, secondo gli studenti, rappresenta la volontà di includere realtà spesso escluse dal linguaggio tradizionale e dare spazio a un’espressione più attenta alle identità di genere. La protesta di queste giovani voci ha trovato eco in diversi ambienti locali, ampliando il confronto sul tema e contribuendo a fare emergere un dibattito più ampio riguardo ai limiti di intervento della scuola sulla lingua.

il dibattito a Padova e l’intervento della rete studenti medi e della politica

La questione del liceo Selvatico ha superato i confini dell’istituto ed è diventata una questione di discussione tra la comunità studentesca padovana e oltre. Sophie Volpato, rappresentante della Rete Studenti Medi, ha posto l’accento su un caso giuridico che sostiene l’adozione di linguaggi non binari e meno discriminatori. Ha citato la sentenza della Corte di Cassazione che ha eliminato i termini “madre” e “padre” dai documenti dei minori per motivi di neutralità e inclusione. Se queste modifiche sono accettate in ambito legale, si chiede perché non possa succedere lo stesso nella scuola, in particolare con un vocale neutro come lo schwa.

La deputata del Pd Rachele Scarpa ha annunciato un’interrogazione parlamentare per approfondire la questione, sostenendo gli studenti e la loro protesta. Ha definito la censura proposta come “un atto che cerca di omologare i pensieri e reprimere formazioni linguistiche che aspirano a rappresentare tutte le persone, indipendentemente dall’identità di genere.” Il sostegno politico e studentesco mette in discussione le indicazioni ministeriali e rilancia la necessità di un dialogo sul ruolo della lingua nella scuola contemporanea.

il contesto ministeriale e la circolare contestata

La vicenda parte da una circolare del ministero dell’Istruzione del 21 marzo scorso firmata da Carmela Palumbo, ex dirigente dell’ufficio scolastico del Veneto. Nel testo si stabilisce che l’uso di segni grafici come l’asterisco e lo schwa in documenti ufficiali e comunicazioni scolastiche è contrario alle regole grammaticali e rischia di compromettere la leggibilità e uniformità del linguaggio nelle istituzioni educative.

La disposizione mira a garantire una comunicazione chiara e comprensibile per tutti, limitando forme linguistiche considerate non standard. La circolare sostiene che la lingua italiana ha già strumenti sufficienti per l’inclusione e che introduzioni non convenzionali possono confondere chi riceve il messaggio. Questa posizione ha alimentato divisioni, perché riduce lo spazio d’uso per linguaggi più inclusivi, creando malcontento soprattutto fra chi sostiene la necessità di rappresentare diversità di genere in maniera esplicita.

Il caso di Padova si inserisce in un dibattito nazionale su come conciliare le esigenze di chiarezza comunicativa con il rispetto delle differenze culturali e identitarie, facendo emergere contrasti tra regolamentazioni centrali e le realtà scolastiche più frequentate dagli studenti.

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