Polemiche sul Guerriero di Capestrano: parole contrastanti tra esperti e regista

Polemiche sul Guerriero di Capestrano: parole contrastanti tra esperti e regista

La controversia tra la professoressa Oliva Menozzi e il regista Alessio Consorte sul Guerriero di Capestrano mette in luce divergenze metodologiche e scientifiche riguardo all’autenticità del famoso reperto archeologico abruzzese.
Polemiche sul Guerriero di Cap Polemiche sul Guerriero di Cap
Polemiche sul Guerriero di Capestrano: parole contrastanti tra esperti e regista - Gaeta.it

Il Guerriero di Capestrano, famosa scultura simbolo della Regione Abruzzo, continua a destare controversie all’interno del panorama scientifico e culturale. Recenti dichiarazioni della professoressa Oliva Menozzi, direttrice del Centro di Ateneo di Archeometria e Microanalisi dell’Università D’Annunzio, hanno acceso un dibattito acceso con il regista e giornalista Alessio Consorte, autore del documentario “Il Guerriero mi pare strano”. Questo articolo esamina le posizioni contrastanti dei due protagonisti e la situazione attuale riguardo a questo importante reperto archeologico.

Le dichiarazioni della professoressa Menozzi sull’autenticità del Guerriero

La professoressa Oliva Menozzi, in recenti interviste, ha affermato con determinazione che l’autenticità del Guerriero di Capestrano è supportata da evidenze scientifiche. In particolare, ha menzionato la patina che riveste la statua, sostenendo che la presenza di sali, definiti ossalati, sia un indizio chiaro della sua antichità. Secondo la Menozzi, questi ossalati non si formano rapidamente, ma richiedono un periodo di circa duemila anni. Ha specificato, con particolare attenzione, come il mento della statua presenti segni evidenti di questa aggressione chimica, sottolineando l’importanza di tali osservazioni per confermare una datazione antica del Guerriero.

Ulteriormente, la Menozzi ha richiamato l’attenzione su studi effettuati dal geologo Silvano Agostini, il quale ha esaminato i problemi causati dagli ossalati sulla statua, sostenendo che questi siano emersi nel corso del tempo. La professoressa ha così voluto evidenziare come la scienza possa contribuire a confermare non solo il valore culturale, ma anche l’autenticità di un simbolo tanto importante per l’Abruzzo e l’Italia.

La replica di Alessio Consorte e le critiche al metodo scientifico

Alessio Consorte, in risposta alle affermazioni della Menozzi, ha espresso forte scetticismo riguardo ai suoi dati. Secondo il regista, le affermazioni sui sali ossalati sarebbero infondate e prive di una base scientifica solida. Ha specificato come la datazione degli ossalati non possa avvenire senza un’analisi al carbonio-14, una metodologia che garantirebbe risultati attendibili. Consorte sottolinea come la Menozzi non faccia riferimento agli studi specifici e né ai documenti scientifici comprovati relativi a tali ossalati, li definendo operazioni speculative.

Il regista ha anche messo in discussione la validità degli studi sulla statua, evidenziando che le osservazioni riguardanti il mento del Guerriero si baserebbero su fotografie risalenti al 1936, piuttosto che su analisi scientifiche contemporanee e rigorose. Per Consorte, questa mancanza di evidenza documentale smonta le affermazioni della Menozzi e getta un’ombra sulle pratiche di studio adottate in questo contesto. Ha poi criticato la Direzione Regionale dei Musei Abruzzo per aver rilanciato queste dichiarazioni, così come il Ministero per la sua mancata conformità alla sentenza del TAR di Pescara, rimarcando come la trasparenza nella presentazione dei dati scientifici sia fondamentale per il progresso delle ricerche archeologiche.

Le implicazioni sul futuro delle ricerche archeologiche

Lo scontro fra Alessio Consorte e Oliva Menozzi evidenzia l’importanza di una gestione accurata e rigida delle evidenze scientifiche nel campo dell’archeologia. La controversia attorno al Guerriero di Capestrano non soltanto investe la scultura, ma anche il modo in cui la comunità scientifica e le istituzioni culturali operano e comunicano. La questione emerge all’interno di un contesto direzionale e metodologico che dovrebbe garantire la massima attenzione e serietà nella presentazione di studi e risultati.

Senza la presenza di un dibattito scientifico aperto e fondato su dati verificabili, le conclusioni su reperti storici delicati e significativi rischiano di restare impantanati in lotte di potere accademico e interpretazioni divergenti. La gestione della ricerca attorno al Guerriero di Capestrano servirà a chiarire quali siano le prassi più adeguate per osservare e interpretare le evidenze archeologiche. Gli sviluppi futuri potrebbero influenzare non solo la storia della statua, ma anche l’interesse pubblico e la valorizzazione culturale del nostro patrimonio artistico.

Ultimo aggiornamento il 29 Novembre 2024 da Armando Proietti

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