La recente scritta apparsa su un muro in via di Torrevecchia ha suscitato indignazione e preoccupazione nel Movimento Sindacale Autonomo di Polizia , evidenziando una crescente ostilità nei confronti delle forze dell’ordine. Questo episodio si è verificato in un contesto tragico, in seguito alla morte dell’ex rugbista Amar Kudin, che ha perso la vita in un incidente stradale mentre era in servizio. La scritta “Meno uno Acab” ha riacceso polemiche già accese, mettendo in luce un clima di rancore sempre più palpabile.
La scritta infamante e le sue implicazioni
Questa mattina, i residenti di via di Torrevecchia si sono trovati di fronte a un messaggio che pare celebrare la morte di Kudin, un gesto che, secondo il segretario generale del Mosap, Fabio Conestà, rappresenta un gravissimo affronto alla memoria del poliziotto e a tutte le forze dell’ordine. La scritta è stata interpretata come un simbolo di un crescente clima di odio, non solo verso il singolo individuo, ma verso il corpo della polizia nel suo complesso.
Conestà sottolinea come questo episodio non sia un caso isolato, ma piuttosto il risultato di una tensione accumulata nel tempo. Le recenti polemiche legate alla morte di Ramy, un altro caso di violenza, hanno contribuito a strumentalizzare eventi tragici per alimentare l’antipatia nei confronti degli agenti. Un atteggiamento che, per il leader sindacale, evoca ricordi di “tempi bui”, caratterizzati da caccia e violenza contro chi indossa una divisa.
La richiesta di giustizia e le prossime azioni
Il Mosap non ha intenzione di rimanere in silenzio di fronte a questo schiaffo. La sindrome dell’impunità sembrerebbe nutrire la crescita di atti del genere. Conestà ha dichiarato di sperare che gli investigatori della Digos e della Scientifica riescano a identificare l’autore di questo gesto indegno. Il sindacato è pronto a intraprendere azioni legali per denuncia e costituirsi parte civile, manifestando il desiderio di combattere questa cultura dell’odio e della denigrazione che minaccia la sicurezza e la dignità delle forze dell’ordine.
Questi eventi sollevano interrogativi importanti sulla sicurezza degli agenti e sul clima sociale che permette la proliferazione di simili atti. Ci si chiede quale azione possa essere intrapresa per contrastare questo fenomeno e per ristabilire un senso di rispetto e sicurezza nei confronti di coloro che si dedicano alla protezione della comunità. Non si tratta solo di difendere la memoria di un collega caduto, ma anche di trovare un modo per fermare la spirale di violenza e disprezzo che caratterizza questo periodo storico.
Le forze dell’ordine alimentano una discussione necessaria su come affrontare l’ostilità crescente e come restituire dignità a un lavoro fondamentale per la collettività. La speranza è che attraverso l’azione legale e il dialogo, si possa arginare questa ondata di aggressività, ripristinando un clima di sicurezza per tutti i cittadini e per coloro che hanno scelto di servire la legge.
Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano