Un recente studio condotto da noti astrofisici ha scatenato un dibattito sulle origini di un oggetto celeste che potrebbe rivelarsi cruciale per la nostra comprensione dell’esplorazione spaziale. L’oggetto in questione, noto come 2005 VL₁, potrebbe invece essere parte delle sonde sovietiche inviate verso Venere nel 1965. Questa scoperta riaccende l’interesse per le missioni spaziali del passato e la loro continua influenza nel presente.
La scoperta della cometa fredda 2005 VL₁
2005 VL₁ è un corpo celeste che ha attirato l’attenzione degli scienziati fin dal suo riconoscimento, avvenuto circa venti anni fa. Inizialmente catalogato come un asteroide, questo oggetto ha un’orbita altamente ellittica che lo porta ad avvicinarsi al Sole, ma anche a distaccarsi lontano dalla Terra. Ogni 307 giorni completa un giro attorno alla nostra stella, e nonostante la sua classificazione come Near Earth Object , non sembra rappresentare una minaccia. Le dimensioni dell’oggetto oscillano tra i 9 e i 40 metri, rendendolo relativamente piccolo in confronto ad altri corpi celesti.
La recente attenzione su 2005 VL₁ è scaturita da un’anomalia nella sua traiettoria. La velocità riscontrata durante il monitoraggio non corrispondeva alle previsioni iniziali; l’oggetto ha mostrato un’accelerazione non spiegabile attraverso i normali processi orbitali. Negli ultimi anni, casi simili sono stati osservati in circa una dozzina di oggetti, portando scienziati e astronomi a coniare il termine “comete oscure“. Questi oggetti, privi di caratteristiche distintive come una coda evidente, potrebbero mantenere tracce di sostanze volatili al loro interno, che, se liberate, possono generare una spinta e modificare il loro movimento orbitale.
Il legame con la sonda Venera 2
La recente analisi di 2005 VL₁ da parte degli astrofisici Abraham Loeb e Richard Cloete ha rivelato che l’oggetto era particolarmente vicino alla Terra nel novembre del 1965 e transitava vicino a Venere pochi mesi dopo. Questa tempistica coincide con il lancio della sonda sovietica Venera 2, programmata per esplorare il pianeta.
Venera 2, lanciata il 12 novembre 1965, è stata una delle prime missioni spaziali ad essere inviata verso un altro pianeta. Purtroppo, la comunicazione con la sonda si interruppe e non fu capace di inviare dati utili. Tuttavia, la sua gemella, Venera 3, riuscì a entrare nell’atmosfera di Venere, sebbene anche questa non trasmettesse risultati di valore significativo sulla superficie del pianeta.
Un aspetto intrigante emerso dai calcoli degli scienziati è che l’orbita di 2005 VL₁ mostra notevoli affinità con quella prevista per Venera 2. Le probabilità che si tratti di una mera coincidenza sono inferiori all’uno percento, secondo gli esperti. Si ipotizza che l’oggetto possa avere riflessi associati ai pannelli solari di Venera 2, e che l’accelerazione misurata possa essere attribuita alla pressione della luce solare. I fotoni, interagendo con il corpo celeste, potrebbero generare un impulso sufficiente a spiegare i cambiamenti di velocità.
L’eredità delle missioni spaziali
La scoperta di possibile connessione tra 2005 VL₁ e le storiche sonde sovietiche ha riacceso l’interesse per l’era della corsa allo spazio e le numerose missioni che hanno caratterizzato quel periodo. Fin dall’inizio dell’era spaziale, diversi oggetti artificiali sono stati catapultati in orbita attorno al Sole. Tra questi, 2020 SO, recentemente identificato come un componente di razzo, e J002E3, un altro stadio di razzo divenuto temporaneamente satellite della Terra. Tali scoperti indicano come il nostro sistema solare possa essere abitato da un mix di corpi naturali e artificiali.
Questa interazione tra vecchie missioni e nuove scoperte non manca di incutere una certa meraviglia negli scienziati e appassionati. La storia delle sonde in viaggio attraverso il cosmo continua ad affascinare, dimostrando quanto ancora ci sia da apprendere sul nostro universo e sulla cronologia delle esplorazioni spaziali.