Il ruolo dell’intestino come secondo cervello
L’intestino è conosciuto come il secondo cervello del nostro corpo, capace di comunicare con il cervello e influenzarlo sia in positivo che in negativo per la salute. Un recente studio condotto all’interno dello Spoke 4 di Mnesys, centro italiano per la ricerca sul cervello finanziato dal Pnrr, ha rilevato che l’infiammazione del colon potrebbe avere un ruolo predittivo nell’insorgenza dei difetti di memoria associati all’Alzheimer. Questo sottolinea l’importanza di mantenere in salute l’intestino per prevenire patologie neurodegenerative.
Comunicazione tra corpo e cervello tramite microbiota intestinale
Gli scienziati hanno individuato che il corpo comunica con il cervello non solo tramite connessioni nervose, ma anche attraverso i segnali provenienti dal microbiota intestinale, ovvero il complesso ecosistema di microrganismi che popola l’intestino. Un obiettivo fondamentale della ricerca è comprendere come questi segnali possano influenzare la salute del cervello e potenzialmente avere un impatto sullo sviluppo di malattie neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer.
Studio sull’infiammazione del colon e l’Alzheimer
Uno studio condotto dall’università di Bologna, intitolato ‘Experimental colitis in young Tg2576 mice accelerates the onset of an Alzheimer’s-like clinical phenotype‘, ha evidenziato il legame tra infiammazione del colon e rischio di sviluppare l’Alzheimer. L’invecchiamento precoce del microbiota intestinale è stato associato a un’infiammazione cronica che impatta sulle cellule cerebrali e sulle loro funzioni, aumentando il rischio di sviluppare la malattia.
Importanza della fase presintomatica per la prevenzione dell’Alzheimer
Secondo gli esperti, è cruciale identificare e comprendere la fase presintomatica della malattia di Alzheimer per poter attuare strategie preventive efficaci. Regolare i segnali provenienti dal microbiota intestinale potrebbe rappresentare una nuova frontiera nella prevenzione e nel trattamento della demenza, aprendo opportunità terapeutiche innovative per contrastare la progressione della malattia.
Fattori di rischio modificabili e prevenzione della demenza
La Commissione Lancet su prevenzione, intervento e assistenza alla demenza ha individuato dodici fattori di rischio modificabili responsabili di circa il 40% dei casi di demenza a livello globale. Comprendere e agire su questi fattori, che possono interessare individui di tutte le età, potrebbe contribuire significativamente a rallentare l’incidenza di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. La ricerca in corso sta ridefinendo la nostra comprensione della demenza, aprendo nuove prospettive per ridurre l’impatto di queste malattie nella società.
Approfondimenti
- – Secondo cervello: L’intestino viene definito come il “secondo cervello” del nostro corpo poiché è in grado di comunicare con il cervello e influenzarne la salute. Questo concetto si basa sul fatto che l’intestino ospita il cosiddetto sistema nervoso enterico, complesso di neuroni che regolano le funzioni digestive e che possono trasmettere informazioni al cervello. Mantenere l’intestino in salute è fondamentale per il benessere generale e, come evidenziato nello studio, potrebbe anche contribuire a prevenire patologie neurodegenerative.
– Spoke 4 di Mnesys: Il Centro italiano per la ricerca sul cervello Spoke 4 di Mnesys è menzionato nel testo come luogo in cui è stato condotto uno studio che ha evidenziato l’importanza dell’intestino nella salute del cervello. Questo centro si occupa di ricerca neuroscientifica e potrebbe essere coinvolto in progetti innovativi legati alla comprensione del funzionamento cerebrale e alla prevenzione di malattie come l’Alzheimer.
– Pnrr: Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è un programma di investimenti varato dal governo italiano per favorire la ripresa economica del Paese dopo la crisi dovuta alla pandemia. Il finanziamento di ricerche come quella condotta nello Spoke 4 di Mnesys evidenzia l’interesse ad investire in settori strategici come la ricerca scientifica e la salute.
– Microbiota intestinale: Si tratta dell’insieme dei microrganismi che popolano l’intestino umano e che svolgono importanti funzioni per la salute, come la digestione, la produzione di vitamine e la regolazione del sistema immunitario. Recentemente, è emerso che il microbiota intestinale può avere un ruolo significativo nella comunicazione con il cervello e nell’influenzare la salute mentale, aprendo nuove prospettive nello studio delle connessioni tra intestino e cervello.
– Alzheimer: L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che causa progressiva degenerazione delle cellule cerebrali, portando a problemi cognitivi come la perdita di memoria e l’alterazione delle funzioni cognitive. È una delle forme più comuni di demenza e rappresenta una sfida per la salute pubblica a livello globale, con la ricerca scientifica che si concentra su strategie di prevenzione e trattamento.
– Università di Bologna: L’Università di Bologna è un’istituzione accademica italiana di grande prestigio che svolge ricerca in diversi campi, inclusa la neuroscienza. Lo studio menzionato, condotto da questa università, ha evidenziato il legame tra l’infiammazione del colon e il rischio di sviluppare l’Alzheimer, mettendo in luce l’importanza di approfondire la comprensione di come la salute intestinale possa influenzare la salute cerebrale.
– Commissione Lancet su prevenzione, intervento e assistenza alla demenza: La Commissione Lancet è un’autorevole organizzazione che si occupa di salute globale e che ha emanato raccomandazioni riguardanti la prevenzione, l’intervento e l’assistenza alle persone affette da demenza, compresa l’Alzheimer. L’identificazione dei fattori di rischio modificabili e delle strategie preventive è fondamentale per contrastare l’incidenza delle malattie neurodegenerative nella popolazione.
Questo articolo mette in risalto il legame tra l’intestino e il cervello, evidenziando come la salute intestinale possa influenzare la salute mentale e il rischio di sviluppare malattie come l’Alzheimer. La ricerca scientifica in corso si concentra sull’approfondimento di questi meccanismi per sviluppare nuove strategie di prevenzione e trattamento nella lotta contro le malattie neurodegenerative.
Ultimo aggiornamento il 22 Giugno 2024 da Donatella Ercolano