Previsioni economiche 2025-2026: Confcommercio rivede al ribasso il Pil e i consumi degli italiani

Previsioni economiche 2025-2026: Confcommercio rivede al ribasso il Pil e i consumi degli italiani

Confcommercio rivede al ribasso le stime di crescita del PIL per il 2025 e 2026, evidenziando l’impatto negativo di dazi, instabilità finanziaria e incertezze economiche sull’Italia.
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Confcommercio ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del PIL italiano per il 2025 e 2026, stimando un aumento rispettivamente del +0,8% e +0,9% a causa di fattori come dazi, instabilità finanziaria e incertezze economiche. Nonostante un calo generale della spesa pro capite, alcuni settori come comunicazioni e tempo libero mostrano segni di crescita. L'ente - Gaeta.it

Le previsioni di crescita del prodotto interno lordo per il 2025 e 2026 sono state riviste al ribasso da Confcommercio. I fattori in gioco, come i dazi imposti dagli Stati Uniti dall’ex presidente Donald Trump, l’instabilità dei mercati finanziari, e l’incertezza economica, influenzano negativamente l’andamento futuro dell’economia italiana. L’ente ha abbassato le stime a +0,8% per il 2025 e +0,9% per il 2026, rispetto alle precedenti previsioni rispettivamente di +0,9% e +1%. Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi Confcommercio, ha dichiarato che le proprie previsioni rimangono più ottimiste rispetto a quelle del governo, sebbene in misura contenuta.

Adeguamenti delle stime economiche

Confcommercio ha apportato modifiche alle stime di crescita, riducendo le proiezioni di un decimo di punto all’anno. Queste variazioni coinvolgono tutte le componenti del Pil, ad eccezione dei consumi pubblici. L’ufficio studi ha diffuso questi risultati in occasione del Forum Confcommercio-Ambrosetti, che si tiene a Roma. L’istituto ha rilevato che la spesa pro capite degli italiani sta subendo un cambiamento significativo.

Nel 2024, l’analisi prevede una diminuzione media della spesa di 452 euro pro capite rispetto al 2007. In particolare, la spesa per alimentari subirà una flessione di 408 euro, pari a -15,5%. Anche le spese per abbigliamento e trasporti registreranno rispettivamente un calo di 92 euro e 765 euro. Questi cambiamenti possono essere attribuiti a diverse dinamiche sociali ed economiche, come l’invecchiamento della popolazione, un aumento dei pasti consumati fuori casa e una modifica nei modelli di mobilità rispetto a 17 anni fa.

Cambiamenti nei consumi e crescita di nuovi settori

Le abitudini di spesa degli italiani stanno evolvendo nel tempo. In controtendenza rispetto ai cali sopra menzionati, alcuni settori stanno registrando una crescita. Si osserva un incremento delle spese legate a comunicazioni e istruzione, che comprendono device come smartphone e tablet, con un aumento di 316 euro. Anche il settore del tempo libero e dello sport mostra un incremento, con un aumento di 190 euro, accanto alla spesa per servizi sanitari che cresce di 112 euro.

Nonostante questi segnali positivi, l’indagine mette in evidenza che molti italiani dispongono di risorse finanziarie, ma non le spendono, facendo così crescere la propensione al risparmio al 9%. Questa situazione di stagnazione dei consumi sembra derivare da una combinazione di fattori, tra cui l’insicurezza economica e le esperienze negative di bassa crescita e inflazione vissute nel recente passato.

Impatto del turismo e prospettive spesa pro capite

Nel contesto della crisi dei consumi, il turismo si conferma una leva economica davvero importante per l’Italia. Dal 1990, le presenze turistiche straniere nel Paese sono triplicate, contribuendo in modo significativo ai consumi sul territorio. Secondo i dati forniti, nel 2024 la spesa pro capite dei residenti è calcolata a 21.000 euro, in recupero a 21.300 euro nel 2025, ma senza ritornare ai livelli di 21.600 euro del 2007. Le previsioni per il 2026 vedono un ulteriore incremento, ma ci si aspetta che il valore raggiunga soltanto i 21.500 euro.

Le basse dinamiche di reddito e salario continuano a influenzare negativamente il potere d’acquisto. L’Italia presenta un divario rispetto ad altri paesi europei, come la Germania, dove la produttività del lavoro è significativamente più alta. Attualmente, il potere d’acquisto degli stipendi italiani si attesta al 26,5% inferiore rispetto alla Germania e al 12,2% rispetto alla Francia. Anche considerando i contributi sociali, la differenza rimane e non deve essere sottovalutata.

Riforme necessarie per stimolare crescita e consumi

Confcommercio sottolinea l’urgenza di riforme strutturali e investimenti per stimolare la crescita e il consumo nelle famiglie italiane. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza viene indicato come un’opportunità chiave per il rilancio economico del Paese. Tra le misure suggerite, è incluso un alleggerimento del carico fiscale per il settore produttivo, essenziale per incentivare gli investimenti. La fiducia del pubblico è cruciale per il recupero economico e Confcommercio specifica che è necessario inviare segnali chiari e dimostrare continuità nelle politiche economiche. La volontà di mettere nuovamente al centro famiglie, imprese e consumi è vista come un passaggio fondamentale per una ripartenza effettiva.

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