Prezzi del cibo in calo: le conseguenze per l'agricoltura e la proposta di NaturaSì

Prezzi del cibo in calo: le conseguenze per l’agricoltura e la proposta di NaturaSì

La crisi dei prezzi nel settore alimentare colpisce l’agricoltura europea, spingendo iniziative come “Sosteniamo l’agricoltura” di NaturaSì per garantire trasparenza e un giusto compenso agli agricoltori.
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Prezzi del cibo in calo: le conseguenze per l'agricoltura e la proposta di NaturaSì - Gaeta.it

La crisi dei prezzi nel settore alimentare sta colpendo l’agricoltura italiana e europea, con effetti devastanti sui produttori. Negli anni Settanta, gli agricoltori ricevevano il 19% del prezzo del pane al consumo, mentre oggi quel valore è sceso a un preoccupante 4%. Con costi di produzione in aumento e retribuzioni per gli agricoltori in forte calo, il mondo biologico ha alzato la voce per chiedere il riconoscimento del “giusto prezzo” per i cibi.

L’importanza della trasparenza nei prezzi

La campagna “Sosteniamo l’agricoltura” rappresenta un’azione concreta per affrontare il problema dei prezzi. Il progetto, promosso da NaturaSì, una delle principali catene di negozi biologici, ha come obiettivo quello di garantire maggiore trasparenza al consumatore. Alcuni prodotti venduti nei loro negozi ora espongono accanto al prezzo finale il compenso effettivo che riceve l’agricoltore. Questa iniziativa non si limita al pane ma comprende anche passata di pomodoro, arance da spremuta e kiwi, con la sorpresa che in alcuni casi il 50% del prezzo pagato dal consumatore va direttamente ai produttori.

Questa strategia di trasparenza mira a creare un collegamento diretto tra consumatore e produttore, rendendo i clienti consapevoli del valore del cibo che acquistano e dell’impatto delle proprie scelte sul mondo agricolo. In questo modo, si punta anche ad incentivare un sistema che valorizzi veramente il lavoro degli agricoltori, compiendo un passo importante verso l’equità nel settore alimentare.

La crisi del mondo agricolo

L’agricoltura in Europa sta vivendo un periodo di crisi senza precedenti. Negli ultimi 15 anni, più di cinque milioni di aziende agricole hanno chiuso i battenti solo nel continente europeo. Tra il 2005 e il 2020, quasi il 40% delle attività agricole ha abbandonato i campi, e questo fenomeno rappresenta un segnale di allerta. La mancanza di una politica adeguata ha reso difficile per i giovani entrare nel mondo dell’agricoltura, che fatica a mostrare un futuro sostenibile. Fabio Brescacin di NaturaSì ha dichiarato che un cambiamento è necessario, sottolineando l’urgenza di garantire ai giovani un reddito dignitoso e il rispetto per il loro lavoro.

Per rendere il settore agricolo attraente per le nuove generazioni, è importante riconoscerne il valore e garantire una remunerazione equa per i coltivatori. Persone come Brescacin evidenziano che l’agricoltura biologica può offrire esempi positivi, mostrando come un modello diverso di agricoltura possa esistere. Ad esempio, il grano duro biologico di NaturaSì viene venduto a 45 centesimi al chilo, rispetto ai 30 centesimi offerti dalla filiera convenzionale. Questo sostegno a chi produce è cruciale, anche alla luce delle recenti tendenze di mercato.

Una risposta collettiva

All’incontro di Roma, insieme a Brescacin, è stata presente Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, la quale ha sottolineato non solo l’importanza economica del giusto prezzo, ma anche le implicazioni etiche e sociali. Servono misure strutturali per garantire un compenso adeguato agli agricoltori, in linea con i costi di produzione. È fondamentale che tutte le parti coinvolte, dalle istituzioni alle associazioni di categoria, collaborino per rendere il giusto prezzo una priorità nelle politiche agricole.

Le conseguenze di una politica alimentare sbilanciata non toccano solo gli agricoltori, ma si riflettono anche sulla salute delle persone e sull’ambiente. Secondo la FAO, i costi nascosti nella produzione alimentare globale si avvicinano ai 13 trilioni di dollari, con la gran parte legata ai danni per la salute. Un prezzo più basso per i beni alimentari si traduce infine in costi superiori per la comunità. Questo argomento solleva interrogativi cruciali sul modo in cui i prodotti alimentari vengono commercializzati e sul vero valore che viene attribuito ad essi.

La nuova visione per l’agricoltura

Silvia Schmidt di IFOAM Organics Europe ha ribadito che anche la Commissione Europea ha riconosciuto l’importanza della trasparenza dei prezzi, istituitando l’Osservatorio della filiera agroalimentare. Questo strumento è destinato a facilitare una maggiore consapevolezza tra gli agricoltori, aiutandoli a prendere decisioni più informate sul futuro delle loro aziende. Secondo Schmidt, la chiarezza nella formazione e nella comunicazione dei costi è fondamentale per sviluppare un sistema alimentare più equo e sostenibile.

Ueli Hurter, responsabile della sezione agricoltura biodinamica, ha chiuso il cerchio affermando che l’agricoltura, essendo un settore primario, si distingue per il valore che deriva dal suo lavoro diretto con la natura. Il costo più alto per gli agricoltori biologici non deve essere visto come un negativo, ma come un riconoscimento del lavoro svolto per tutelare l’ambiente. Una visione a lungo termine sull’agricoltura deve includere anche la responsabilità di generare un impatto positivo, verso le generazioni future e il nostro pianeta.

Con iniziative come quella di NaturaSì, il settore agroalimentare è chiamato a riflettere e avviare un percorso di sensibilizzazione collettiva. La trasparenza sui prezzi è fondamentale per garantire un sistema alimentare più giusto, in cui consumatori e produttori possano interagire in modo diretto e significativo, avviando così un vero cambiamento nel modo di rapportarsi al cibo.

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