Prime speranze di vista: avviato l’uso della cornea artificiale ibrida in Italia

La cornea artificiale ibrida Intra-ker, sviluppata in Italia, offre nuove speranze ai pazienti con problemi di vista, restituendo la vista a una profuga palestinese e promettendo trattamenti più efficaci.
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Prime speranze di vista: avviato l'uso della cornea artificiale ibrida in Italia - Gaeta.it

La ricerca italiana ha fatto un passo significativo verso il miglioramento della qualità della vita per i pazienti affetti da problemi di vista grazie all’innesto della prima cornea artificiale ibrida. Questo innovativo dispositivo, noto come Intra-ker, ha già portato a risultati incoraggianti in una paziente profuga palestinese proveniente dalla Siria, restituendole la possibilità di vedere nuovamente.

Cos’è la cornea artificiale Intra-ker

L’Intra-ker rappresenta un’innovazione nel campo delle cornee artificiali ed è stato sviluppato da Massimo Busin, un ricercatore dell’Università di Ferrara, in collaborazione con la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Ets. Questo dispositivo è concepito per essere inserito in modo sicuro dentro due strati di tessuto corneale di origine umana, provenienti da donatori. Infatti, questo approccio combina la tecnologia moderna con le risorse biologiche disponibili, creando una soluzione personalizzata per coloro che hanno difficoltà a ricevere trapianti di cornea tradizionali.

Risultati positivi sono stati osservati già dopo pochi giorni dall’intervento. Rasha, la paziente che ha subito il primo innesto, ha ritrovato parte della sua vista e ha potuto tornare a leggere. Questo evento segna un punto di svolta significativo non solo per il suo caso, ma anche per molti altri pazienti potenzialmente in attesa di simili trattamenti. Il dispositivo, pur essendo frutto della tecnologia sintetica, viene rispettosamente combinato con tessuti umani per massimizzarne l’efficacia.

Un progetto di ricerca finanziato dal Pnrr

Il percorso di sviluppo di Intra-ker non si ferma qui. Attualmente, rientra in un ambizioso progetto di ricerca finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e guidato da Teresio Avitabile, ordinario dell’Università di Catania. A questo progetto partecipano vari esperti, tra cui Vincenzo Scorcia dell’Università Magna Græcia di Catanzaro e Marco Mura dell’Università di Ferrara, mostrando così una rete di professionisti dediti al miglioramento di questa tecnologia.

Il processo di ricerca è fondamentale perché offre la possibilità di raccogliere dati concreti riguardo la sicurezza e l’efficacia del dispositivo, consentendo di estendere il trattamento a un numero maggiore di pazienti. Sin dal suo utilizzo, sono stati effettuati tre interventi, tutti con riscontri positivi, il che conferma l’affidabilità di questa nuova protesi. Le aspettative a lungo termine sono ottimistiche e gli ulteriori studi potrebbero portare a una maggiore diffusione della tecnica, offrendo speranza a chi è in attesa di un trapianto di cornea.

L’intervento e il recupero della vista

Il primo intervento clinico è stato effettuato il 29 maggio in un ospedale di Forlì, dove Busin si trovava per finalizzare il suo dispositivo. Due giorni dopo, la benda chirurgica è stata rimossa, e la paziente Rasha ha cominciato a vedere. Questi rapidi risultati pongono interrogativi sulle potenzialità future di questo trattamento innovativo.

La cornea artificiale non solo potrebbe rivoluzionare il trattamento degli affetti da malattie corneali, ma si spera anche che contribuisca a ridurre il numero di fallimenti nei trapianti tradizionali. Massimo Busin ha sottolineato che ogni anno, a livello globale, si eseguono 185mila trapianti di cornea, ma circa 7mila di questi non vanno a buon fine. Questo rende ancora più evidente l’importanza dell’Intra-ker come alternativa valida e potenzialmente risolutiva.

Tecnologie e materiali della cornea ibrida

La cornea artificiale Intra-ker è composta in polimetilmetacrilato, un materiale noto per la sua affidabilità. La parte ottica centrale è circondata da estremità periferiche progettate per stabilizzare il dispositivo nell’occhio durante e dopo l’intervento. Il sistema prevede l’uso di due sottili innesti corneali da donatore, che offrono il grande vantaggio di evitare l’estrusione della protesi e di mantenere al contempo la trasparenza necessaria per la visione.

Questo approccio innovativo al trapianto corneale è unico e rappresenta il primo di questo tipo per la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, che ha curato la validazione e l’invio dei tessuti da donatore per l’intervento. Con questa operazione, il protocollo di trapianto di tessuti oculari ha fatto un passo avanti, aprendo possibilità nuove per i pazienti che prima non avrebbero avuto alternative efficaci.

Rimanendo al centro dell’innovazione medica, il team di specialisti continua a studiare e migliorare le tecniche, con l’obiettivo di raggiungere risultati sempre migliori nella lotta contro la cecità e i disturbi visivi. La speranza è che l’Intra-ker possa non solo triplicare le statistiche di successo dei trapianti di cornea, ma offrirne anche un nuovo livello di libertà visiva ai molti che ne hanno bisogno.

Ultimo aggiornamento il 10 Ottobre 2024 da Donatella Ercolano

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