Primo suicidio assistito in Lombardia: il caso di Serena e i suoi precedenti in Italia

Primo suicidio assistito in Lombardia: il caso di Serena e i suoi precedenti in Italia

Il primo suicidio assistito in Lombardia, avvenuto per una donna affetta da sclerosi multipla, solleva dibattiti su dignità e accesso a procedure chiare nel contesto della legislazione italiana sulla fine vita.
Primo Suicidio Assistito In Lo Primo Suicidio Assistito In Lo
Primo suicidio assistito in Lombardia: il caso di Serena e i suoi precedenti in Italia - Gaeta.it

La recente notizia del primo suicidio assistito in Lombardia ha suscitato interesse e dibattito pubblico. La protagonista della vicenda, una donna di 50 anni di nome Serena, che ha lottato contro la sclerosi multipla per oltre tre decenni, ha scelto di porre fine alla sua vita in un contesto di sofferenza fisica e psicologica. Questo articolo esplora le circostanze che hanno portato a questa decisione, i procedimenti coinvolti e le reazioni dell’Associazione Luca Coscioni.

La storia di Serena e la sua sofferenza

Serena ha vissuto per anni con i pesanti effetti della sclerosi multipla progressiva, una malattia che l’ha ridotta in uno stato di totale dipendenza da altri. Costantemente assistita, la donna ha dovuto affrontare non solo il dolore fisico ma anche una crescente sofferenza interiore. Prima di scegliere l’autosomministrazione di un farmaco letale, Serena ha scritto un messaggio toccante in cui esprime chiaramente i suoi sentimenti. “La mia breve vita è stata intensa e felice, l’ho amata all’infinito,” ha dichiarato, affermando che il suo atto non rifletteva una mancanza d’amore per la vita. La sua riflessione si è soffermata sull’importanza della dignità anche per l’anima, sottolineando il diritto di ognuno a vivere e morire con rispetto.

Questa decisione è stata una risposta a una vita costellata di sfide, nella quale ha cercato di mantenere un senso di dignità e rispetto per se stessa. La sua azione, quindi, non è stata una reazione impulsiva, ma il culmine di un lungo viaggio durante il quale ha cercato di convivere con la gravità della sua patologia.

Il percorso per arrivare al suicidio assistito

Dopo aver presentato la sua richiesta di suicidio assistito, Serena ha dovuto affrontare un iter burocratico complesso e lungo che è durato circa nove mesi. La domanda, inviata all’inizio di maggio 2024, ha seguito le norme stabilite dalla sentenza della Corte Costituzionale italiana riguardante il suicidio assistito, conosciuta come sentenza Cappato/Antoniani del 2019. La richiesta è stata esaminata dal comitato etico della sua azienda sanitaria, che ha confermato il possesso dei requisiti.

Tuttavia, un ulteriore ostacolo è emerso quando l’azienda sanitaria ha informato Serena che il suo medico di fiducia, il dottor Mario Riccio, doveva fornire una relazione dettagliata su come procedere. Questo ha portato Serena, assistita dall’avvocato Filomena Gallo, a fare pressione affinché venisse seguita la procedura appropriata. Dopo aver presentato la documentazione necessaria, l’azienda ha infine approvato la fornitura del farmaco letale, completando così un percorso lungo e nel contempo angosciante.

L’assistenza medica e l’atto finale

La fase finale della vita di Serena si è svolta nel gennaio 2025, nel comfort della sua abitazione e circondata dai suoi cari. Il dottor Riccio, esperto anestesista e attivista, ha fornito il supporto necessario per l’autosomministrazione del farmaco. La società, pur non avendo reso disponibile direttamente un’équipe medica a sostegno della procedura, ha permesso a Riccio di occuparsi dell’aspetto sanitario.

Riccio ha preso in consegna i materiali necessari per garantire che tutto avvenisse secondo quanto concordato con l’azienda sanitaria. Questo passaggio ha evidenziato la difficoltà di attuare una legge in un contesto che spesso si mostra reticente a una discussione aperta sulla morte assistita. Serena ha finalmente potuto esercitare il suo diritto di scelta, un atto che ha chiuso una fase dolorosa della sua esistenza.

Reazioni e richieste di cambiamento

Il caso di Serena ha portato a una serie di reazioni da parte dell’Associazione Luca Coscioni, i cui rappresentanti, Filomena Gallo e Marco Cappato, hanno sottolineato l’importanza di garantire l’accesso a procedure chiare e definite per tutti coloro che si trovano in situazioni analoghe. “La Regione Lombardia ha fornito assistenza al suicidio assistito, un atto di responsabilità che avrebbe dovuto essere sottolineato con una normativa adeguata,” hanno dichiarato Gallo e Cappato, chiedendo un riesame dell’attuale legislazione.

Hanno evidenziato come la mancanza di una legge di iniziativa popolare chiara e diretta complicasse ulteriormente il processo per i pazienti, costringendoli a un iter complesso e pieno di ostacoli. La loro richiesta si concentra sulla necessità di facilitare l’accesso a tutti coloro che desiderano intraprendere un percorso simile, affinché non siano costretti a combattere in un sistema sanitario farraginoso e incerto.

Questo primo caso di suicidio assistito in Lombardia, il sesto in Italia, rappresenta un importante capitolo nella discussione italiana sulla libertà di scelta in materia di fine vita.

  • Donatella Ercolano

    Donatella Ercolano è una talentuosa blogger che collabora con il sito Gaeta.it, dove si occupa principalmente di temi culturali e sociali. Originaria di Napoli, Donatella ha portato il suo amore per la cultura e la società fino a Gaeta, dove ha trovato un'audience dedicata e interessata. Con una formazione accademica in Sociologia, la sua analisi sui fenomeni sociali attraverso la lente dei media è acuta e ben argomentata. Nelle sue pubblicazioni, Donatella affronta argomenti vari come l'evoluzione culturale, l'impatto delle tecnologie sulla società, e le questioni di genere, sempre con uno stile chiaro e provocatorio. La sua capacità di rendere temi complessi accessibili e intriganti ha fatto di lei una voce molto seguita e rispettata su Gaeta.it.

    Visualizza tutti gli articoli
Change privacy settings
×