Domani, il Tribunale di Torino si prepara a emettere una sentenza in uno dei casi più controversi degli ultimi anni, coinvolgendo 28 attivisti e sostenitori del centro sociale Askatasuna. Le richieste di condanna ammontano a un totale di 88 anni di carcere. Parallelamente, la Presidenza del Consiglio, insieme ai ministeri dell’Interno e della Difesa, ha chiesto indennizzi che si avvicinano ai 6,8 milioni di euro. Questo evento solleva interrogativi significativi riguardo al ruolo delle attività sociali e al concetto di dissenso nella società contemporanea.
Il contesto di Askatasuna a Torino
Askatasuna è un centro sociale situato al numero 47 di corso Regina Margherita, in una posizione strategica vicino al cuore di Torino. Secondo l’accusa della procura torinese, il gruppo avrebbe formato una “associazione per delinquere” nel corso di oltre un decennio. Questa presunta organizzazione sarebbe accusata di coordinare scontri in strada e di orchestrare attacchi ai cantieri della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, un progetto controverso che ha suscitato aspre contestazioni, specialmente in Valle di Susa.
Il dibattito si è infiammato, con gli attivisti che contestano le accuse, rivendicando il loro operato come un’attività culturale e sociale. Durante le udienze, molti testimoni hanno elogiato Askatasuna come un importante polo di aggregazione e di supporto per il quartiere e per la città , sfidando l’immagine di violenza e illegalità evocata dalla procura.
Solidarietà politica e mobilitazione per Askatasuna
A pochi giorni dalla sentenza, l’europarlamentare Ilaria Salis, esponente di Alleanza Verdi Sinistra, ha espresso il suo supporto per gli imputati tramite un post sui social media. Salis ha sottolineato che il processo non riguarda solamente gli individui coinvolti, ma rappresenta un attacco più ampio contro il dissenso e le forme di autorganizzazione dal basso. Ha parlato di Askatasuna come di un’importante esperienza collettiva che, per quasi trent’anni, ha contribuito a rendere Torino e la Val di Susa luoghi migliori attraverso attività sociali, culturali e di solidarietà .
La sua dichiarazione appare come un invito a riflettere sulle dinamiche sociali e politiche che generano questo tipo di conflitti. Non è un caso che, nella settimana cruciale che precede la sentenza, Askatasuna e il movimento No Tav abbiano organizzato un presidio di protesta davanti al tribunale. Questo evento è previsto per domani mattina alle 10, con l’hastag #associazionearesistere, a testimoniare il forte legame tra il centro sociale e il movimento contro la realizzazione della ferrovia.
La posizione della giunta comunale
In un contesto di crescente tensione, la giunta comunale di Torino ha recentemente rinnovato per cinque anni il patto di collaborazione con Askatasuna, riconoscendo il centro sociale come bene comune. Questa decisione è giunta nel mese di marzo e potrebbe indicare una presa di posizione più favorevole verso le esperienze di autorganizzazione e partecipazione attiva nella comunità . Tuttavia, questo rinnovo si inserisce in un clima di forte opposizione e contestazione, dove le azioni legali e le guerre di posizione tra le autorità e i gruppi di attivisti si intrecciano in un contesto di mutuo sospetto.
La sentenza di domani non sarà solo un momento decisivo per gli attivisti coinvolti, ma rappresenta un importante paradigma di dialogo e conflitto tra diverse visioni della società e del diritto a manifestare il dissenso. L’esito di questa vicenda potrà influenzare non solo il futuro di Askatasuna, ma anche l’equilibrio politico e sociale nel contesto di Torino e oltre.