Processo al clan di Secondigliano: 29 condanne per traffico di droga e telecomunicazioni in carcere

Processo al clan di Secondigliano: 29 condanne per traffico di droga e telecomunicazioni in carcere

Il processo di Napoli ha condannato 29 persone per traffico di droga e uso illecito di telefoni in carcere, rivelando un sofisticato sistema criminale che operava dal penitenziario di Secondigliano.
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Processo al clan di Secondigliano: 29 condanne per traffico di droga e telecomunicazioni in carcere - Gaeta.it

Il recente processo a Napoli ha portato a un importante verdetto riguardante un giro illecito di traffico di droga e utilizzo di telefoni cellulari all’interno del carcere di Secondigliano. Sono state emesse 29 condanne per un totale di quasi 240 anni di reclusione. La sentenza rappresenta un punto cruciale nella lotta contro la criminalità organizzata e rivela l’operatività di un sofisticato sistema di rifornimento, in grado di far entrare nel penitenziario sia stupefacenti che dispositivi di comunicazione.

Dettagli della sentenza e delle condanne

A distanza di un anno dai 21 arresti effettuati, il Tribunale di Napoli ha dato il suo responso, accogliendo in gran parte le istanze della Procura. Tra i condannati spiccano nomi noti del crimine organizzato, con pene significative che testimoniano la gravità delle accuse. Vincenzo Scognamiglio, uno degli elementi chiave del sistema, ha ricevuto una condanna esemplare di 20 anni, mentre altri membri del clan come Giovanni Baratto e Nicolas Brunetti sono stati condannati rispettivamente a 18 anni e 18 anni e 2 mesi.

In un colpo di scena inaspettato, Maria Matilde Nappi, considerata la boss del clan di Bagnoli, e suo figlio Cristian Esposito hanno ottenuto l’assoluzione dall’accusa di associazione per traffico di droga. Entrambi hanno ricevuto comunque pene ridotte rispetto a quanto richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia .

I dettagli delle condanne evidenziano un ampio coinvolgimento di vari individui. La lista comprende nomi con pene che variano, dai 2 anni ai 20 anni di reclusione, per un’ampia gamma di reati legati all’associazione mafiosa e al traffico di sostanze stupefacenti. Il giudice ha disposto punizioni differenziate, con molti condannati accusati di aver giocato ruoli diversi all’interno dell’organizzazione.

Il complesso sistema di rifornimento

Al centro dell’inchiesta si trovava un’operazione ben pianificata, mirata ad alimentare il mercato della droga e a garantire comunicazioni tra i detenuti e il mondo esterno. Grazie a droni, gli organizzatori riuscivano a far entrare nel carcere sostanze stupefacenti e telefoni. Le somme richieste per i servizi erano precise e dimostrano l’organizzazione e il calcolo economico alla base di tali operazioni: 1.000 euro per uno smartphone, 250 euro per un cellulare esclusivamente per chiamate vocali e 7.000 euro per mezzo chilo di droga.

Le indagini hanno messo in evidenza il contributo di figure di spicco, come Vincenzo Scognamiglio e Antonio Castiello, che si occupavano direttamente della gestione di queste attività illecite. Questo modello di business, oltre ad essere lucrativo, ha permesso di mantenere un contatto costante tra i membri del clan e i detenuti, sfuggendo ai controlli di sicurezza del penitenziario.

Implicazioni dell’inchiesta e prossimi sviluppi

Il processo ha significato un duro colpo per il clan di Secondigliano, evidenziando come il sistema penale possa affrontare le operazioni di criminalità organizzata. L’inchiesta ha coinvolto non solo i condannati, ma anche altri soggetti che potrebbero aver avuto un ruolo nell’alimentare questa rete criminale. Le forze dell’ordine continuano a indagare per individuare eventuali complici e risalire a ulteriori reti operative.

Nel contesto dell’operazione, è emerso un panorama complesso di scontri e alleanze tra i clan nella regione, dimostrando come il traffico di stupefacenti non riguardi solo la competizione per il mercato, ma anche il controllo delle comunicazioni nei penitenziari. La prosecuzione delle indagini potrebbe portare a ulteriori sviluppi, con la possibilità di ulteriori arresti e approfondimenti relativi alla rete di supporto esterna al carcere. La lotta contro la criminalità organizzata, evidenziata da casi come questo, rimane una priorità per le autorità locali e nazionali.

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