Processo Maradona: medici accusa Leopoldo Luque per l'intervento non necessario

Processo Maradona: medici accusa Leopoldo Luque per l’intervento non necessario

Quattro medici testimoniano nel processo per la morte di Maradona, contestando l’operazione al cervello e sollevando dubbi sulla gestione della sua salute da parte del neurochirurgo Luque.
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Processo Maradona: medici accusa Leopoldo Luque per l'intervento non necessario - Gaeta.it

Quattro medici che hanno testimoniato nella decima udienza del processo per la morte di Diego Armando Maradona, avvenuta il 25 novembre 2020, hanno messo in discussione le decisioni del neurochirurgo Leopoldo Luque. Le testimonianze, emerse oggi, puntano a sostenere che l’operazione alla testa del famoso calciatore, eseguita il 3 novembre 2020, non fosse indispensabile. Le parole dei medici fanno crescere le preoccupazioni attorno alla gestione della salute di Maradona e alla decisione di effettuare un intervento chirurgico per un ematoma subdurale.

Le dichiarazioni di Guillermo Burry sull’ematoma subdurale

Guillermo Burry, neurochirurgo e direttore del reparto di neurologia dell’ospedale Ipensa di La Plata, ha testimoniato al processo enfatizzando che non c’era alcuna urgenza nell’asportazione dell’ematoma subdurale di Maradona. Durante la sua deposizione, ha specificato che il calciatore presenta altre comorbilità e ha raccomandato di gestire prima questi problemi. Burry ha dichiarato: “Una cattiva gestione del postoperatorio complica l’evoluzione del paziente”, indicando che il quadro clinico di Maradona non giustificava un intervento. Secondo lui, Luque continuava a sostenere la necessità dell’operazione, mentre Burry considerava il suo punto di vista non opportuno.

Il medico ha illustrato la complessità del caso, chiarendo che un intervento potrebbe risultare rischioso considerando le diverse condizioni di salute del calciatore. La testimonianza di Burry ha messo in luce il dibattito tra i professionisti sulla corretta valutazione dei rischi e benefici di un’operazione di questa entità, offrendosi come una testimonianza cruciale nel contesto del processo.

La posizione di Flavio Tunessi e il trasferimento a Buenos Aires

Il dottor Flavio Tunessi, medico traumatologo afferente all’Ipensa e collaboratore della squadra Gimnasia y Esgrima di La Plata, ha confermato le affermazioni di Burry. Tunessi ha ricordato che l’ematoma non era il fattore principale che giustificava un intervento chirurgico. La testimonianza ha rivelato che, al momento dell’arrivo di Luque, i medici dell’Ipensa avevano già stabilito che non avrebbero potuto operare Maradona, contrariamente alla volontà di Luque.

Tunessi ha riferito le parole di Luque, che ha rassicurato il team di medici dicendo: “Stai tranquillo e grazie per il supporto. Lo porterò a Buenos Aires”. Questa scelta di trasferirlo alla Clinica Olivos di Vicente López, nella provincia di Buenos Aires, ha sollevato interrogativi sull’intenzione di Luque e sul suo approccio al trattamento del calciatore. La decisione di spostare Maradona, a detta di Tunessi, sembra essere stata presa di petto, senza consultare la famiglia.

Marcos Correa: la fiducia di Maradona nel suo neurochirurgo

Il medico clinico Marcos Correa ha rivelato che a decidere il trasferimento di Diego dall’Ipensa a Buenos Aires fu Luque. Secondo Correa, Maradona si fidava ciecamente del neurochirurgo. Il medico ha affermato che Luque aveva parlato direttamente con il calciatore, sottolineando la necessità dell’operazione. Questa fiducia tra paziente e medico solleva interrogativi sulle parafili di informazione e consenso in un contesto di salute delicato come quello di un atleta d’elite.

Le parole di Correa hanno evidenziato come il legame di fiducia potrebbe aver influenzato le scelte cliniche, sottolineando l’importanza della comunicazione chiara e tempestiva nelle decisioni sanitarie. La testimonianza contribuisce a comprendere meglio il contesto in cui avvenivano queste interazioni tra medici e pazienti, evidenziando possibili lacune nel processo decisionale.

L’opinione di Martín Cesarini: nessun motivo clinico per l’operazione

Il quarto medico, Martín Cesarini, specializzato in neurologia, ha preso parte al processo per evidenziare che Maradona “clinicamente non mostrava un deficit che giustificasse un intervento.” Queste dichiarazioni rimarcano un punto critico nella gestione del caso di Maradona. Cesarini ha fatto sapere che l’ematoma subdurale non rappresentava un’urgenza e non aveva impatti immediati sulla salute del calciatore.

Questa testimonianza aggiunge ulteriore peso all’idea che la decisione di operare potesse essere prematura o addirittura ingiustificata. Le opinioni espresse da Cesarini e dagli altri medici hanno creato una cornice interrogativa attorno all’operato di Luque, il quale ora si trova a difendersi di fronte a gravi accuse in un contesto giuridico che continua ad affrontare le complessità della salute e della vita di uno dei più grandi sportivi di sempre.

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