Processo per depistaggio: in aula nomi noti e testimonianze chiave a Caltanissetta

Processo per depistaggio: in aula nomi noti e testimonianze chiave a Caltanissetta

Inizia al Tribunale di Caltanissetta il processo per depistaggio sulla strage di Capaci, coinvolgendo generali dei Carabinieri e ex investigatori antimafia, con testimonianze di figure giuridiche di spicco.
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Processo per depistaggio: in aula nomi noti e testimonianze chiave a Caltanissetta - Gaeta.it

Si è svolta un’udienza significativa al Tribunale di Caltanissetta, dove si è aperto il processo per depistaggio che coinvolge figure di spicco nel panorama giuridico italiano. Tra i testimoni ci sono nomi illustri come l’ex Presidente del Senato Pietro Grasso e l’ex Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Le accuse si concentrano su due generali dei Carabinieri e due ex investigatori antimafia, accusati di aver alterato le indagini sulla strage di Capaci.

Le accuse ai generali e il contesto del processo

I generali in questione, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, sono accusati di aver ostacolato le indagini riguardo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio, un ex agente della Polizia penitenziaria. Secondo i pubblici ministeri, i due ufficiali in pensione avrebbero cercato di depistare le ricerche, rendendo difficile ai magistrati ottenere conferme sulle dichiarazioni di Riggio relative alla strage di Capaci del 1992. Quest’ultima portò alla morte del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e di tre agenti della scorta. Le dichiarazioni di Riggio, a detta degli inquirenti, avrebbero potuto essere fondamentali nella cattura del latitante Bernardo Provenzano e nel disvelamento di progetti di attentato ai danni di Leonardo Guarnotta, allora giudice del pool antimafia.

L’ex poliziotto Giovanni Peluso, anch’esso coinvolto nel procedimento, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Si segnala che Peluso avrebbe favorito la latitanza di Provenzano e fornito supporto a Cosa nostra. Le accuse sollevano interrogativi sulle modalità con cui le istituzioni sono state in grado di gestire queste informazioni e sul loro impatto sulle indagini.

La difesa e le eccezioni sollevate

Durante l’udienza, gli avvocati difensori dei generali Pellegrini e Tersigni hanno presentato delle eccezioni, sostenendo che i loro assistiti avrebbero dovuto essere interrogati come indagati. La discussione ha portato a una sospensione temporanea dell’udienza, prima che il Presidente del Tribunale, Francesco D’Arrigo, respingesse le obiezioni avanzate dai legali. Il pm Pasquale Pacifico ha mantenuto fermo il suo punto di vista, avvalendosi delle dichiarazioni già raccolte a sostegno delle accuse.

L’udienza ha messo in luce una procedura complessa, in cui si intersecano il diritto di difesa e la necessità di accertare la verità. Si è anche discusso del ruolo di Riggio come informatore e collaboratore, sollevando interrogativi sulla sua credibilità e sull’affidabilità delle informazioni fornite.

Testimonianze rilevanti e sviluppi futuri

La lista dei testimoni comprende figure di rilievo come Pietro Grasso, ex Procuratore nazionale antimafia, e diversi ex ufficiali della Dia di Caltanissetta e Carabinieri del Ros. La difesa ha richiesto precise audizioni per approfondire il lavoro della Dia e le interazioni tra gli imputati e altri membri delle forze dell’ordine. La necessità di comprendere nel dettaglio il contesto in cui sono emerse le dichiarazioni di Riggio si fa sempre più pressante.

Il caso prevede una serie di udienze, con una nuova sessione fissata per l’11 febbraio, quando sarà ascoltato nuovamente Pietro Riggio. Sarà fondamentale analizzare le sue dichiarazioni, in particolare quelle relative ai progetti di attentato e ai legami con Cosa nostra. Il processo continua a destare interesse, con la speranza di dipanare una matassa di complessità legate alla lotta contro la mafia e le sue interazioni con le istituzioni.

Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Sara Gatti

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