Nella giornata di oggi, il Tribunale per i Minorenni di Napoli ha ospitato la prima udienza del processo che vede coinvolto un 17enne accusato dell’omicidio di Santo Romano, un giovane calciatore di 19 anni, tragicamente scomparso a seguito di un litigio iniziato per un paio di scarpe Gucci sporcate. La drammaticità dell’evento ha riunito parenti, amici e cittadini, tutti con un obiettivo comune: fare sentire la propria voce per chiedere giustizia e mantenere viva la memoria del giovane.
Un omicidio che ha scosso la comunità
La vicenda di Santo Romano, noto per la sua passione per il calcio e il suo talento, ha suscitato grande commozione in tutta la città. Il delitto, avvenuto tra l’1 e il 2 novembre dello scorso anno a San Sebastiano al Vesuvio, ha lasciato il segno non solo nella vita dei suoi cari, ma anche negli animi dei cittadini. Santo, portiere dell’Asd Micri di Pomigliano d’Arco, era visto come una promessa nel mondo del calcio, con un futuro brillante davanti a sé. La sua assenza ha portato la comunità a riunirsi in un grido di protesta contro la violenza giovanile che affligge la zona.
All’esterno del tribunale, i volti dei presenti raccontano storie di affetto e dolore. Le madri, preoccupate per la sicurezza dei loro figli, esprimono il timore che la violenza possa tornare a farla da padrona nelle strade. Le parole di Filomena De Mare, madre di Santo, risuonano forti tra la folla: “La giustizia deve ascoltare i giovani che vogliono vivere e sognare in pace.”
La manifestazione di sostegno e dolore
Sin dalle prime ore del mattino, il tribunale è stato investito da un’ondata di affetto verso Santo. I parenti e gli amici si sono riuniti indossando magliette bianche, con il volto del giovane stampato su di esse e messaggi di saluto, mentre i teli bianchi affissi al cancello segnalano un desiderio collettivo di giustizia. La fidanzata Simona ha stretto tra le mani una scarpa da calcio di Santo, simbolo di una passione che non potrà più esprimere.
Il sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Giuseppe Panico, insieme a politici e cittadini, ha affermato l’importanza di combattere la violenza giovanile cercando di portare una testimonianza di unità e resistenza. Gli amici, con striscioni recanti il messaggio “Santo vive”, e i cuori rossi disegnati su magliette, intendono tenere viva la memoria di un giovane che, a causa di un gesto insensato, ha visto interrompere la sua breve vita.
L’udienza e le aspettative per il futuro
Durante l’udienza, avvenuta a porte chiuse, la tensione era palpabile, con i giovani amici di Santo che continuavano a far sentire la loro voce con grida di “giustizia”. La richiesta di rito abbreviato è stata accettata dai giudici, rimandando la discussione al 29 aprile, quando si attende la sentenza. La folla, ora più agguerrita e determinata, comunica un messaggio chiaro: non si fermeranno fino a quando non verrà fatta chiarezza su questo omicidio.
Il clima si è intensificato alla fine dell’udienza, quando un gruppo di ragazzi che aveva partecipato alla manifestazione ha scambiato alcune parole accese con individui considerati erroneamente familiari dell’imputato. Questo episodio ha sottolineato la tensione sociale che circonda il caso, evidenziando la necessità di affrontare la questione della violenza giovanile con serietà.
Le speranze di trovare giustizia per Santo Romano continuano a tenere alta l’attenzione, con una comunità pronta a combattere per il diritto a una vita in sicurezza e serenità.