Processo per omicidio colposo: condanna per un ex militare dopo la morte di Tiziano Celoni

Un ex militare condannato a un anno e tre mesi per omicidio colposo dopo la morte di Tiziano Celoni, non soccorso tempestivamente. In corso ricorsi in appello per altri due commilitoni coinvolti.
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Processo per omicidio colposo: condanna per un ex militare dopo la morte di Tiziano Celoni - Gaeta.it

Un tragico episodio si è concluso con una sentenza che ha portato un ex militare a ricevere una condanna per omicidio colposo. Il tribunale di Pisa ha inflitto un anno e tre mesi di pena, con sospensione condizionale, a Fabio Tirrito, 38 anni, di Casalguidi, per non aver attivato prontamente i soccorsi a Tiziano Celoni, un paracadutista di Viterbo morto nella sua camerata alla caserma Gamerra il 10 novembre 2017. La sentenza prevede inoltre un risarcimento di 100.000 euro a favore dei genitori della vittima.

Il caso Tiziano Celoni e le indagini

Tiziano Celoni è deceduto in circostanze tragiche che hanno suscitato interrogativi sull’operato dei suoi commilitoni. La notte della sua morte, si ritiene che Celoni si sia allontanato dalla caserma insieme a Tirrito, il quale avrebbe poi contattato due altri militari implicati e indagati per omissione di soccorso. Questi tre avrebbero riposto il giovane sulla branda, per poi lasciare la camerata senza allertare i soccorsi. Solo il giorno successivo, attorno alle 13.30, Celoni è stato trovato in condizioni critiche, e nonostante i tentativi di rianimarlo, non si è potuto evitare il decesso.

Le indagini hanno rilevato che Tiziano Celoni aveva assunto alcool e sostanze stupefacenti la notte precedente al suo decesso. Questa condizione ha sollevato questioni cruciali riguardo alla responsabilità dei commilitoni, in particolare per quanto riguarda l’inerzia nell’attivare i soccorsi. È emerso dall’inchiesta che un intervento tempestivo da parte dei militari avrebbe potuto salvare la vita al giovane.

La sentenza e il ricorso in appello

La sentenza emessa dal tribunale pisano ha previsto una condanna di un anno e tre mesi di detenzione per Fabio Tirrito, associata alla sospensione condizionale della pena. Nonostante il parere dell’accusa che aveva chiesto un anno e mezzo di detenzione, la difesa di Tirrito ha sottolineato come gli esperti chiamati a testimoniare non avessero escluso la possibilità che Celoni avesse assunto sostanze dopo il suo rientro in caserma. L’avvocato difensore ha affermato che tali dichiarazioni avrebbero dovuto portare all’assoluzione di Tirrito, e ha già comunicato l’intenzione di fare ricorso in appello.

Parallelamente, altri due militari coinvolti sono stati condannati a otto mesi di pena, anch’essa sospesa, tramite rito abbreviato; anche per loro è in corso il processo d’appello. Le conseguenze di questo tragico evento e le successive decisioni del tribunale mettono in luce le responsabilità collettive e individuali in contesti di responsabilità civile e militare.

L’importanza dell’intervento nei casi d’emergenza

Questo caso mette in evidenza la criticità di interventi rapidi in situazioni di emergenza, essenziali per la salvaguardia della vita umana. La responsabilità non è solo personale, ma coinvolge anche il contesto collettivo in cui si agisce. L’inerzia di chi è presente e il timore di prendere decisioni rischiano di compromettere il benessere e la vita delle persone in difficoltà. La Legge Italiana prevede chiare norme riguardo il dovere di soccorso, e questo episodio funge da monito per tutti coloro che si trovano in situazioni analoghe, evidenziando la necessità di una pronta attivazione dei soccorsi per evitare tragedie simili a quella di Tiziano Celoni.

Ultimo aggiornamento il 21 Novembre 2024 da Elisabetta Cina

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