Il dibattimento in Corte d’assise di appello a Bologna sul caso di Saman Abbas, la giovane pachistana assassinata nell’aprile 2021 a Novellara, si avvia alla fase finale. Oggi sono state presentate le ultime argomentazioni difensive prima delle dichiarazioni spontanee degli imputati e della possibile sentenza. Il procedimento riguarda accuse gravissime contro il padre, la madre, uno zio e due cugini della ragazza. La Procura generale ha confermato le richieste di condanna pesanti, mentre la difesa continua a contestare la ricostruzione dei fatti.
arringhe finali della difesa del padre di saman
L’avvocato Sheila Foti ha preso la parola in mattinata per rappresentare la posizione del padre di Saman, Shabbar Abbas. Ha ribadito la totale estraneità del suo assistito all’omicidio della figlia. Secondo la sua versione, Abbas le avrebbe confermato di “non aver ucciso Saman in alcun modo.” Foti ha messo in dubbio la credibilità di una testimonianza chiave, quella del fratello della vittima, che invece ha accusato apertamente alcuni membri della famiglia. Ha sottolineato contraddizioni e incongruenze presenti nelle dichiarazioni rese dalla parte accusatrice, cercando di smontare le prove contro il padre. Il legale ha impostato la difesa puntando ad evidenziare possibili interpretazioni alternative della dinamica del delitto, lasciando spazio a un ragionevole dubbio.
La strategia difensiva ha evidenziato anche difficoltà nell’attribuire un ruolo specifico e diretto a Shabbar Abbas nell’omicidio. Durante l’arringa, sono stati ricordati i limiti nelle indagini e nella raccolta delle prove, tentando di delegittimare le accuse basate soprattutto sulle testimonianze rese da altri membri della famiglia, spesso contraddittorie. È emerso, nel corso del discorso, un quadro complesso, in cui la posizione del padre viene presentata come non coinvolta direttamente nella realizzazione del delitto. L’obiettivo della difesa resta quindi quello di ottenere una revisione della condanna di primo grado, che aveva condannato Abbas all’ergastolo.
l’avvocato scarcella e la difesa per il cugino nomanhulaq
Nel pomeriggio è intervenuto l’avvocato Luigi Scarcella, difensore di Nomanhulaq Nomanhulaq, cugino di Saman accusato nel processo. Il legale ha iniziato la sua arringa presentando elementi che, a suo parere, scagionerebbero il suo assistito dall’accusa di partecipazione all’omicidio. Scarcella ha analizzato i punti chiave dell’inchiesta, mettendo in luce le incongruenze nelle dichiarazioni delle parti offese e la mancanza di prove concrete che colleghino direttamente Nomanhulaq al fatto di sangue.
Ha sostenuto che la presenza del cugino nei pressi del luogo del delitto non può essere considerata una prova di colpevolezza. Inoltre, ha richiamato l’attenzione sul fatto che in primo grado Nomanhulaq era stato assolto proprio per insufficienza di elementi e ha chiesto di riconfermare tale decisione in appello. L’avvocato ha argomentato anche che molte testimonianze sono state influenzate da pressioni esterne e situazioni familiari complesse, elementi che avrebbero potuto inficiare l’attendibilità delle accuse.
Scarcella proseguirà con la sua arringa nelle prossime ore, mentre la Corte si prepara ad ascoltare le ultime dichiarazioni spontanee. Questi passaggi saranno decisivi per il verdetto finale che potrebbe arrivare a breve.
fase finale del processo e richieste della procura generale
Al termine delle arringhe della difesa, sono attese in Corte d’assise le dichiarazioni spontanee di Nomanhulaq Nomanhulaq e di Ikram Ijaz, l’altro cugino imputato. Questi interventi potrebbero offrire agli imputati l’occasione non solo di fornire la loro versione dei fatti, ma anche di influire con le parole sul giudizio del tribunale. La Corte potrebbe quindi decidere di ritirarsi per deliberare la sentenza, che rappresenterà un momento cruciale per tutti.
La Procura generale ha confermato le richieste di ergastolo già avanzate al primo grado nei confronti dei genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, e dello zio Danish Hasnain. Per i due cugini imputati invece sono stati chiesti pene differenti: in primo grado, mentre i genitori sono stati condannati all’ergastolo e lo zio a 14 anni, i cugini erano stati assolti. Oggi nella fase di appello la posizione di Nomanhulaq e Ikram è nuovamente sotto esame. La sentenza finale avrà un impatto importante sulla conclusione della vicenda giudiziaria legata alla morte della ragazza e sulla chiusura di un caso che ha suscitato forte attenzione nel territorio di Novellara e oltre.