La cronaca bolognese torna a concentrarsi su un processo di grande rilevanza che coinvolge un ex comandante della Polizia Locale, Giampiero Gualandi, accusato di omicidio volontario aggravato. L’udienza si è tenuta presso la Corte d’Assise di Bologna, dove sono emerse importanti testimonianze che gettano luce sui rapporti all’interno della Polizia Locale e sulle circostanze che hanno preceduto la tragica scomparsa di Sofia Stefani.
La testimonianza di Silvia Fiorini e le regole d’armamento nella polizia locale
Silvia Fiorini, comandante della Polizia Locale di Anzola e Sala Bolognese, ha fornito dichiarazioni significative riguardo alla gestione delle armi all’interno del servizio. Durante la sua testimonianza, ha spiegato come Gualandi avesse la responsabilità dell’ufficio contenzioso dall’inizio del 2024 e che, essendo coinvolto in servizi interni, non avesse la facoltà di indossare l’arma. Fiorini ha chiarito che pur essendo assegnatario di un’arma, Gualandi non l’ha mai maneggiata in ufficio, né tantomeno ci sono stati episodi di colleghi intenti a pulire armi negli ambienti di lavoro.
Queste dichiarazioni pongono interrogativi sulle modalità di gestione delle armi da parte del personale e mettono in evidenza le norme che regolano l’uso delle armi tra gli agenti di polizia. La Fiorini ha precisato che le esercitazioni avvenivano regolarmente al poligono, ma che sul luogo di lavoro il contesto era molto diverso, con una netta separazione tra l’operatività sul campo e quella burocratica in ufficio.
La tragica sera del 16 maggio 2024
Sofia Stefani, 33 anni, collega di Gualandi, è stata uccisa il 16 maggio 2024 dopo un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi. L’incidente si è verificato all’interno dell’ufficio di Gualandi, sollevando interrogativi su un possibile gesto volontario da parte dell’ex comandante. Gualandi ha sempre sostenuto che la morte di Stefani sia stata un tragico incidente, ma la Procura, rappresentata dalla pm Lucia Russo, ha evidenziato come ci siano elementi che fanno pensare a una dinamica voluta.
La presenza di Gualandi in aula, seduto accanto ai suoi difensori, ha attirato l’attenzione dei media e della comunità . La tensione era palpabile mentre i testimoni cercavano di fare chiarezza su ciò che accadde quella sera fatale, un passo cruciale nel tentativo di comprendere le motivazioni e le dinamiche relazionali che hanno portato a un esito così drammatico.
Rapporti interpersonali e l’atteggiamento di Gualandi
Un altro aspetto emerso durante la testimonianza di Silvia Fiorini ha riguardato i rapporti tra Gualandi e il resto del personale. Fiorini ha descritto la situazione lavorativa come molto complicata, affermando che l’atteggiamento di Gualandi fosse spesso ostile e caratterizzato da un comportamento ostruzionistico. Ha rivelato che dal settembre 2021, quando Gualandi aveva ricevuto una idoneità con limitazioni al servizio esterno, la sua partecipazione alle attività operative era diminuita drasticamente.
La Fiorini ha parlato di una comunicazione costante e problematica, evidenziando che ogni azione intrapresa nei confronti di Gualandi era oggetto di contestazione e malcontento. Ha testé descritto un ambiente di lavoro segnato da tensioni e conflitti, in cui le interazioni si materializzavano in centinaia di email e lettere di chiarimenti e lamentele.
La testimonianza ha messo in risalto non solo la professionalità dei membri della Polizia Locale, ma anche la complessità delle relazioni interpersonali che possono influenzare il lavoro quotidiano. Dettagli come questi sono cruciali nel contesto del processo, poiché potrebbero contribuire a delineare un quadro più chiaro sull’omicidio di Sofia Stefani e sulle dinamiche che hanno preceduto il tragico evento.