Il processo denominato “Puro Sangue” si è recentemente concluso presso il Tribunale di Latina, con una sentenza che ha visto tre condanne e cinque assoluzioni. Gli imputati, membri del clan di Campo Boario, erano accusati di reati gravi, tra cui estorsione e violenza privata, aggravati dal metodo mafioso. Le accuse iniziali, però, sono state significativamente ridimensionate, portando a un esito processuale che modifica le aspettative della pubblica accusa.
La sentenza del Tribunale di Latina
Ieri pomeriggio, il primo collegio penale del Tribunale di Latina, dopo una camera di consiglio durata circa quattro ore, ha emesso il verdetto finale sul caso. La sentenza ha accolto solo parzialmente le richieste del pubblico ministero Luigia Spinelli e Valentina Giammaria, le quali avevano sollecitato complessivamente 76 anni di carcere per gli otto imputati coinvolti. Le figure chiave dell’accusa, Ferdinando Ciarelli, noto come “Macu”, Matteo Ciaravino, Manuel Agresti, Antoniogiorgio Ciarelli, Ferdinando Furt Ciarelli, Pasquale Ciarelli e Rosaria Di Silvio, hanno visto mutare la loro sorte durante il processo.
Delle otto persone accusate, solo tre sono state condannate: Ciaravino è stato condannato a cinque anni di reclusione, Ferdinando Furt a sei anni e otto mesi, mentre Pasquale Ciarelli dovrà scontare undici anni. La sentenza ha evidenziato come le accuse formulate dalla DDA siano state notevolmente ridimensionate, dando vita a una serie di assoluzioni per gli altri imputati coinvolti. Alcuni hanno ricevuto l’assoluzione con la formula del non luogo a procedere per intervenuta prescrizione o dichiarati improcedibili per difetto di querela. In particolare, Antoniogiorgio Ciarelli ha ottenuto un’assoluzione nel merito.
Le accuse e il contesto dell’indagine
Le accuse contro gli imputati si incentrano su un ampio ventaglio di reati, tra cui estorsione, truffa e lesioni, sia aggravate dal metodo mafioso che per motivi di agevolazione dell’attività mafiosa. L’indagine, avviata dalla Squadra Mobile di Latina, ha avuto origine dalle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, i quali hanno fornito elementi sugli affari illeciti del clan Ciarelli.
La ricerca di verità ha evidenziato un clima di omertà e paura nel territorio di Latina, dove diversi imprenditori, professionisti e cittadini temevano ritorsioni da parte del clan. Queste persone non si erano mai sentite al sicuro nel denunciare le estorsioni e gli abusi subiti. Il clan, secondo l’indagine, gestiva un giro di affari basato sul terrore, mantenendo un controllo opprimente sui diversi settori economici locali.
È importante sottolineare che, seppur le condanne siano state ridotte rispetto alle richieste iniziali del pubblico ministero, l’aggravante del metodo mafioso è stata riconosciuta solo per i tre imputati condannati. Ciò indica comunque una volontà di contrastare seriamente l’influenza e il potere del clan nel territorio, sebbene molte altre accuse siano state attenuate o completamente respinte.
Prospettive future e motivi della sentenza
Le motivazioni della sentenza saranno rese disponibili entro sessanta giorni, e gli effetti delle decisioni assunte potrebbero influenzare non solo i diretti interessati, ma anche l’intera comunità di Latina. È necessario osservare come evolverà la situazione per gli imputati condannati e per quelli assolti, oltre a capire come le autorità locali e nazionali risponderanno a questo processo e alle sue implicazioni.
Il caso “Puro Sangue” rappresenta un tassello importante nella lotta della giustizia contro l’infiltrazione mafiosa nella regione, evidenziando al contempo la complessità e le difficoltà nel perseguire reati di questa gravità . La sentenza, pur mantenendo i tre imputati sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine, invita a riflettere su come giungere a una gestione più efficace della sicurezza e della legalità nel territorio.
Ultimo aggiornamento il 8 Ottobre 2024 da Marco Mintillo