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A Procida, una delle meraviglie dell’arcipelago campano, si è avviata una lotta innovativa e sostenibile per fronteggiare l’invasione delle zanzare tigre. Questo insetto, per il quale l’isola ha convissuto per oltre vent’anni, sta incontrando difficoltà grazie a un progetto di ricerca che coinvolge scienziati e cittadini, puntando a ridurre significativamente la popolazione di Aedes albopictus. La strategia di approccio, a base di maschi sterili, si pone l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli abitanti.
La storia dell’invasione dell’isola
L’arrivo della zanzara tigre
La presenza delle zanzare tigre a Procida si è registrata intorno all’anno 2000, segnando l’inizio di una convivenza poco armoniosa. Prima della sua comparsa, gli abitanti non avevano memoria di punture di zanzare durante il giorno, ma l’arrivo dell’Aedes albopictus ha stravolto le abitudini locali. Fin da allora, queste zanzare sono diventate predominanti, ‘espropriando’ le specie autoctone e proliferando sull’isola in modo incontrollato.
Con una densità crescente, la situazione è diventata insostenibile per i residenti, spingendo alla ricerca di metodi alternativi per controllare la popolazione di zanzare, senza ricorrere a pesticidi chimici che possono avere effetti nocivi sull’ambiente e sulla salute pubblica.
Il progetto ‘StopTigre’
Un nuovo approccio alla gestione degli insetti
Il progetto ‘StopTigre’, coordinato dal prof. Marco Salvemini dell’Università di Napoli Federico II, ha introdotto un metodo di controllo innovativo e sostenibile. L’idea è semplice quanto geniale: utilizzare maschi di zanzara sterilizzati per accoppiare le femmine di Aedes albopictus. Queste femmine, che hanno una particolare abitudine monogama, accumulano spermatozoi da un solo maschio per tutta la vita. Quando si accoppiano con un maschio sterile, le uova non si sviluppano, portando a una graduale diminuzione della popolazione.
Il progetto, avviato nel 2016, ha visto un’ampia partecipazione da parte della comunità locale, fondamentale per il suo successo. I cittadini, infatti, non solo sono stati coinvolti nelle fasi di monitoraggio, ma hanno anche contribuito materialmente al rilascio dei maschi sterili. Questo modello collaborativo si sta rivelando cruciale per la buona riuscita dell’esperimento.
I risultati ottenuti e le prospettive future
I progressi e le sfide ancora da affrontare
I risultati finora ottenuti sono promettenti: la popolazione di zanzare tigre nell’area di prova è diminuita del 50%, un dato che si traduce in un cambiamento tangibile nella qualità della vita degli abitanti. Tuttavia, non mancano le sfide. La densità di zanzare sta tornando a crescere, complicando ulteriormente la battaglia degli scienziati. L’obiettivo finale è ovviamente quello di estendere l’intervento all’intera isola di Procida.
I programmi futuri includono l’estensione del progetto nel prossimo anno, cercando di coprire almeno un terzo dell’isola, per affrontare la resurrezione della popolazione di zanzare. L’idea è di creare meccanismi di controllo che possano essere applicati anche a isole vicine come Capri e Ischia, in un’ottica di sostenibilità e prevenzione.
La sostenibilità economica del progetto
Un passo verso l’auto-sufficienza
Marco Salvemini sottolinea l’importanza della sostenibilità economica per il successo del progetto. Il budget annuale attuale si aggira attorno ai 100mila euro, ma per un intervento su vasta scala sull’intera isola si stima un costo di circa 500mila euro. Gli scienziati stanno lavorando per ottenere finanziamenti e supporto, con la speranza di rendere questo approccio un modello replicabile in altre aree.
Un ulteriore sogno del team è di creare opportunità professionali per i giovani locali, trasformando l’esperienza accumulata nel campo della ricerca in una start-up o in una piccola azienda. Questo non solo contribuirebbe a risolvere un problema sanitario, ma potrebbe anche promuovere un futuro migliore per i giovani dell’isola, trasformando l’iniziativa in un esempio di innovazione e partecipazione attiva della comunità.