Procura di Santa Maria Capua Vetere chiede nuovi provvedimenti cautelari contro poliziotti penitenziari

Procura di Santa Maria Capua Vetere chiede nuovi provvedimenti cautelari contro poliziotti penitenziari

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Procura di Santa Maria Capua Vetere chiede nuovi provvedimenti cautelari contro poliziotti penitenziari - Gaeta.it

Le recenti richieste della Procura di Santa Maria Capua Vetere, formulate nei confronti di alcuni poliziotti penitenziari coinvolti in episodi di violenza risalenti al 6 aprile 2020, riaccendono l’attenzione su uno dei casi di abuso all’interno delle carceri italiane durante il lockdown. Nonostante le richieste per ventinove misure cautelari, il giudice le ha respinte, contribuendo a un dibattito giuridico complesso e a una vicenda che continua a diramarsi.

La richiesta della procura e il parere del gip

Dettagli sulla domanda di provvedimenti cautelari

Il 6 aprile 2020, in un contesto di emergenza sanitaria per il Covid-19, il carcere di Santa Maria Capua Vetere è stato teatro di violenze da parte di agenti penitenziari nei confronti di un gruppo di detenuti. Quattro anni dopo questo evento, la Procura ha chiesto l’emissione di ventinove misure cautelari, tra arresti domiciliari e divieti di dimora, per poliziotti identificati. Tali misure sono state presentate al gip Alessia Stadio, che ha però respinto ogni richiesta.

Nei motivi del rigetto, il giudice ha sottolineato che non sussistono le esigenze cautelari necessarie, dato il tempo intercorso dall’accaduto e la già avviata fase processuale che coinvolge oltre cento imputati. Nonostante il gip abbia evidenziato il contesto eccezionale in cui sono avvenuti i fatti, ha ritenuto improbabile una reiterazione delle stesse condotte da parte degli agenti, alla luce del fatto che non esistono denunce simili negli ultimi anni.

La reazione della procura

La Procura, tuttavia, non si dà per vinta e ha presentato appello al Tribunale del Riesame di Napoli, che ha già fissato la data per l’udienza al 26 settembre. Questo passaggio evidenzia l’intenzione degli inquirenti di perseguire ulteriormente la questione, evidenziando così la possibilità di ulteriori sviluppi in questa delicata materia giuridica.

Il maxi-processo e l’inchiesta sulle violenze

Il contesto del maxi-processo

Il caso di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un ampio e complesso dibattito sulla violenza esercitata all’interno delle strutture carcerarie italiane. Il maxi-processo in corso, che coinvolge 105 imputati, ha come obiettivo quello di fare luce sulle violenze perpetrate dai poliziotti penitenziari e comprende anche funzionari del Dap e medici dell’Asl. Questo processo è attualmente in corso nell’aula bunker vicino al carcere, un luogo significativo poiché è proprio lì che le violenze sono avvenute.

Durante il processo, sono stati identificati circa quarantacinque agenti coinvolti, di cui una parte è riuscita a venir meno tra quelli in servizio al momento dei fatti. Tra questi, anche agenti provenienti da altre strutture, parte di un Gruppo di Supporto diretto dal comandante Pasquale Colucci, che è attualmente sotto accusa. Le indagini condotte dai pm Alessandro Milita, Daniela Pannone e Alessandra Pinto, supportate dai carabinieri, hanno portato all’emergere di prove e testimonianze decisive.

L’identificazione degli agenti

L’identificazione degli agenti coinvolti non è stata semplice, ma le indagini hanno portato a individuare una quarantina di poliziotti. L’impiego di video e altre prove fotografiche ha facilitato il riconoscimento di alcuni di essi, mentre altri sono rimasti non identificati nella prima fase dell’inchiesta. Questo secondo filone d’inchiesta permetterebbe, dunque, di dare continuità a un caso giuridico che ha già sollevato numerosi interrogativi sulla condotta delle forze di polizia all’interno delle carceri.

Reazioni e commenti da parte sindacale

Le posizioni dei rappresentanti sindacali

Le reazioni alla decisione del gip e alla questione in generale non si sono fatte attendere. I rappresentanti sindacali, come il presidente dell’Uspp Giuseppe Moretti e il segretario regionale Ciro Auricchio, hanno espresso la propria sorpresa riguardo alla richiesta di misure cautelari, definendola incomprensibile, considerando il lungo periodo trascorso dal fatto. Hanno sottolineato che la polizia penitenziaria ha lavorato costantemente e con professionalità per adempiere ai propri doveri.

Inoltre, l’intervento di Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato polizia penitenziaria Spp, ha evidenziato come la situazione giuridica attuale continui a creare contraddizioni e tensioni nell’ambito della giustizia. Ha messo in risalto l’impegno delle forze di polizia penitenziaria, che operano in condizioni spesso difficili, contribuendo al mantenimento della legalità e della sicurezza all’interno delle strutture carcerarie.

Mentre il caso continua a evolversi, il focus rimane sulla responsabilità dei singoli e una riflessione più ampia sul rispetto dei diritti umani all’interno delle carceri italiane, in attesa di vedere come si svolgerà l’udienza del 26 settembre e quali saranno le ulteriori decisioni del Tribunale del Riesame.

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