L’ospedale di Yasinya, nell’ovest dell’Ucraina, ospita un reparto di riabilitazione nato per aiutare persone sfollate e feriti di guerra lontano dal conflitto. Questo progetto, sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, si rivolge a chi ha subito danni fisici e psicologici durante l’invasione russa. Il contesto della Transcarpazia, vicina all’Unione europea, diventa così un luogo di cura e di speranza per molte persone.
una struttura ospedaliera che guarda al futuro
L’ospedale pubblico di Yasinya è al centro di un cambiamento importante. Un anno fa si ipotizzava una sua possibile chiusura, ma oggi è cresciuto con l’apertura di un reparto di riabilitazione. Questo nuovo spazio è equipaggiato con macchinari per la fisioterapia avanzata come pulegge, carrucole e pedane stabilometriche computerizzate. Al piano terra, oltre a una nuova area di telemedicina mobile e ad un poliambulatorio, si svolgono le attività riabilitative rivolte ai pazienti. Sono già presenti 21 sfollati ricoverati nei piani superiori, ma la struttura si prepara ad accogliere un numero maggiore di persone, fra cui soldati feriti e malati neurologici.
spiegazioni dal direttore sanitario
Mikhailo Pelep, direttore sanitario dell’ospedale, spiega che sono state ottenute le certificazioni ministeriali e verranno assunti nuovi specialisti, fra cui un fisioterapista e uno psicologo. Il reparto sarà presto operativo a pieno regime, pronto a curare chi ha subito traumi legati a ferite di guerra o danni ortopedici e neurologici. L’ospedale si propone così come un punto di riferimento per chi torna dal fronte, offrendo assistenza che prima non esisteva nella zona.
la vita lontano dal fronte tra speranze e difficoltà
Svetlana, 64 anni, e Natalia, 68, hanno trovato nell’ospedale di Yasinya un rifugio lontano dagli orrori della guerra. Le due donne, originarie dell’Ucraina orientale, sono fuggite da città colpite direttamente dai combattimenti. Natalia racconta di Huliaipole, la sua città d’origine, ormai distrutta e posizionata lungo la linea del fronte. “La casa di Natalia è scomparsa sotto le bombe, mentre il figlio si è arruolato nell’esercito.” Questi destini segnati dalla guerra si incrociano nel terzo piano dell’ospedale, ancora da ristrutturare, ma pieno di vite in attesa di rinascita. Preparano insieme il borsh, la tradizionale zuppa di barbabietola, e si sostengono a vicenda.
Nonostante siano lontane dalla linea di fuoco, le difficoltà non mancano. Lo stipendio per sfollati equivale a circa 50 euro al mese e non basta per coprire tutte le necessità. Anche in Transcarpazia, regione vicina alla Romania e all’Unione europea, gli aiuti sono in diminuzione. La politica estera, mutata con la presidenza americana successiva a Donald Trump, ha spostato l’attenzione sui territori più vicini al conflitto, lasciando zone più sicure con risorse ridotte. Eppure qui, nelle montagne Carpazi, c’è chi affronta il dolore e cerca di ricostruirsi un’esistenza.
il progetto Health Care e le sue collaborazioni
Il reparto di riabilitazione è stato costituito grazie al progetto “Health Care for Safety and Rehabilitation”, un programma di interventi d’emergenza finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo . Questo progetto ha un budget complessivo che supera i 46 milioni di euro, destinati a sostenere la popolazione colpita dalla guerra in Ucraina. In questa iniziativa sono coinvolte diverse organizzazioni e reti della società civile.
sinergie tra enti e comunità
A Yasinya, il progetto si sviluppa in dialogo con le autorità locali, rappresentate dal sindaco Andriy Delyatynchuk, e vede il coordinamento dell’ong italiana Missione Calcutta. Al lavoro partecipano anche l’arcivescovado di Ivano-Frankivsk, la Federazione degli Organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana , l’Opera don Calabria e la Fondazione aiutiamoli a vivere . Non si tratta solo di fornire macchinari: la formazione del personale è una fase centrale, per garantire cure efficaci e accompagnamenti personalizzati.
la formazione specialistica e l’attenzione al recupero psicologico
La dottoressa Ljuba Andriuk, medica otorinolaringoiatra, guiderà il reparto di riabilitazione dopo aver frequentato un corso specialistico all’ospedale Sacro Cuore Opera don Calabria di Negrar, in provincia di Verona. Il suo percorso formativo è parte integrante del progetto di cooperazione sanitaria. Durante alcune settimane di formazione ha approfondito tecniche di fisioterapia, ma anche metodi per sostenere psicologicamente i pazienti.
“Questo secondo aspetto è cruciale perché la riabilitazione non riguarda solo il corpo, ma anche la mente.” Molti pazienti hanno subito traumi dovuti al conflitto e spesso soffrono di disturbi psicologici provocati dagli eventi bellici. Mikhailo Pelep sottolinea che la riabilitazione sarà necessaria anche dopo la pace. “Immagina i veterani di ritorno dal fronte, molti feriti o con danni permanenti, come amputazioni o problemi uditivi. Ci saranno anche persone segnate dal trauma emotivo, arrabbiate per quello che hanno vissuto.”
L’ospedale di Yasinya, insomma, si prepara ad affrontare una nuova fase, quella della ricostruzione delle vite segnate dalla guerra, con un approccio che guarda non solo alle ferite fisiche ma anche al lato psicologico. Questo lavoro richiederà attenzione e fatica, ma rappresenta già un passo concreto per chi ha dovuto fuggire e ricominciare lontano da casa.