Il pomodoro campano, simbolo della tradizione agroalimentare italiana, sta affrontando sfide significative legate alla presenza di agenti patogeni che influenzano negativamente la qualità e la sicurezza del prodotto. Recentemente, l’istituto Biogem di Ariano Irpino, in collaborazione con la regione Campania e diverse aziende del settore, ha avviato un progetto di ricerca dedicato a sviluppare metodologie diagnostiche specifiche. L’obiettivo principale è monitorare le tossine emesse dai funghi del genere “Alternaria”, che rappresentano una minaccia concreta per la filiera produttiva.
L’importanza della sicurezza alimentare
La sicurezza alimentare è un aspetto cruciale per il settore agroalimentare, e in particolare per il pomodoro campano, un prodotto di eccellenza. La presenza di tossine nel pomodoro può non solo compromettere la qualità del prodotto, ma anche porre seri rischi per la salute dei consumatori. Problemi come la contaminazione da agenti patogeni possono avere ripercussioni economiche e sociali, danneggiando non solo i produttori, ma anche le aziende che operano nella trasformazione e distribuzione del prodotto.
Per questo motivo, il monitoraggio accurato delle tossine e l’adozione di metodologie diagnostiche avanzate sono fondamentali. L’istituto Biogem, attraverso questo progetto di ricerca, si propone di instaurare standard di qualità che possano garantire la sicurezza del pomodoro campano e mantenere la sua reputazione sul mercato nazionale e internazionale.
La ricerca contro l’Alternaria
Il progetto avviato da Biogem ha un focus specifico sull’analisi delle tossine prodotte dai funghi del genere “Alternaria”. Questi funghi sono noti per la loro capacità di colonizzare diverse colture, con un impatto deleterio sulla qualità dei prodotti agricoli. La ricerca si concentra sulla creazione di metodologie rapide e precise che permettano di rilevare la presenza di queste tossine in tempi brevi.
Giuseppe Raucci, responsabile del laboratorio di bioanalitica presso Biogem, sottolinea come “una soluzione efficace a questo problema possa costituire un passo importante verso la certificazione della qualità del prodotto.” Attraverso la standardizzazione delle metodologie analitiche, gli agricoltori e le aziende di trasformazione potranno adottare le giuste misure preventive e correttive per tutelare la loro produzione.
Futuri sviluppi e sperimentazioni
Un aspetto chiave del progetto è il suo prossimo step, che prevede la codificazione di una metodologia analitica standardizzata. Questa fase sarà seguita da sperimentazioni sia nelle aree di coltivazione che negli impianti industriali di trasformazione del pomodoro. L’obiettivo è quello di integrare queste nuove pratiche nelle routine operative quotidiane, rendendo le aziende del settore maggiormente resilienti alle minacce sanitarie.
La collaborazione tra l’istituto Biogem e le aziende locali non solo mira a salvaguardare la salute dei consumatori, ma rappresenta anche un’opportunità per rafforzare l’intero comparto agricolo della Campania. La diffusione di metodologie innovative e sicure potrebbe portare a un miglioramento complessivo della qualità del pomodoro campano, contribuendo così alla sua valorizzazione e alla crescita economica della regione.
Con l’implementazione di questi importanti passi, il pomodoro campano potrebbe trovare una nuova dimensione nel mercato, consolidando la sua posizione di leader nel panorama agroalimentare italiano ed europeo.
Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Sara Gatti