Protesta di Extinction Rebellion a Bologna: un attivista denuncia presunti abusi durante la perquisizione

Protesta di Extinction Rebellion a Bologna: un attivista denuncia presunti abusi durante la perquisizione

Un gruppo di attivisti di Extinction Rebellion manifesta a Bologna contro la richiesta di archiviazione di una denuncia per presunti abusi subiti da un’attivista durante una perquisizione in Questura.
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Protesta di Extinction Rebellion a Bologna: un attivista denuncia presunti abusi durante la perquisizione - Gaeta.it

Un folto gruppo di circa trenta giovani appartenenti a Extinction Rebellion ha organizzato un presidio davanti al Tribunale di Bologna, facendo sentire la propria voce con striscioni e bandiere. La manifestazione ha coinciso con un’importante udienza incentrata sull’opposizione alla richiesta di archiviazione di una denuncia presentata da un’attivista. Al centro della questione, i presunti abusi subiti dalla giovane durante una perquisizione effettuata in Questura, risalente al 9 luglio, subito dopo una protesta in occasione del G7 Scienza, che si stava svolgendo in città. La decisione del Giudice per le indagini preliminari, Letizio Magliaro, è attesa nelle prossime settimane.

I fatti della perquisizione

L’incidente che ha innescato la denuncia si è verificato nel contesto di una manifestazione di protesta, durante la quale gli attivisti di Extinction Rebellion avevano esposto uno striscione sulla Torre dell’Orologio di Bologna. Nel corso dell’operazione, l’attivista in questione è stata fermata e successivamente condotta in Questura. Secondo le sue dichiarazioni, una volta in Questura, la giovane sarebbe stata costretta a spogliarsi e a piegarsi in un ambiente considerato non adatto e sporco.

La denuncia di abuso è stata presentata dalla giovane attivista, la quale ha sostenuto che le modalità della perquisizione fossero al di sopra delle norme legali e morali. La Pubblica Ministero Francesca Rago ha esaminato la situazione, concludendo che l’agente indagata per presunta perquisizione arbitraria non fosse a conoscenza degli specifici motivi per cui l’attivista era stata portata in centrale. La PM ha dichiarato che ogni operazione effettuata era avvenuta secondo le modalità consentite dalla legge, senza oltrepassare i limiti delle proprie attribuzioni.

La reazione della difesa

Il legale dell’attivista, avvocato Ettore Grenci, ha contestato la richiesta di archiviazione, presentando opposizione e richiedendo al Giudice di disporre l’imputazione coatta. Secondo la difesa, dalle informazioni raccolte emerge una situazione contraria alle affermazioni della PM: l’agente sarebbe stato informato della necessità di effettuare la perquisizione per la ricerca di materiali di propaganda e quindi non potrebbe sostenere di non sapere cosa stesse facendo. Questo punto di vista rappresenta un elemento di forte disaccordo rispetto alla narrazione della Pubblica Ministero e pone interrogativi sul rispetto delle procedure nei confronti degli attivisti durante le manifestazioni.

Le posizioni contrapposte tra l’accusa e la difesa, oltre a rappresentare un significativo caso giuridico, sollevano anche questioni più ampie riguardanti il trattamento degli attivisti e il rispetto dei diritti umani nel contesto delle manifestazioni di protesta.

La vicenda evidenzia l’attenzione necessaria nei confronti delle interazioni tra forze dell’ordine e cittadini, in un contesto sempre più esposto a tensioni sociali e politiche. Mentre si attende l’esito della deliberazione del Giudice, l’argomento resta attuale, alimentando discussioni e osservazioni nella comunità locale e non solo.

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