Il 4 aprile 2025, i lavoratori e gli studenti delle scuole italiane hanno partecipato a uno sciopero nazionale indetto da Usb Scuola. Cortei si sono svolti in diverse città , con l’obiettivo di protestare contro variazioni legislative e scelte governative ritenute dannose per il settore dell’istruzione. Tra i temi trattati, il rinnovo contrattuale e i tagli all’istruzione, accostati da Usb a una gestione del sistema scolastico considerata sempre più iniqua. La manifestazione ha visto l’appoggio di vari gruppi e collettivi, in particolare quelli studenteschi, che si sono uniti per far sentire la propria voce in modo collettivo.
Motivi e richieste dello sciopero
La mobilitazione di oggi è emersa da una serie di preoccupazioni espresse dai rappresentanti del personale scolastico e degli studenti. Il rinnovo del contratto di lavoro è stato oggetto di critiche, definito non solo penalizzante ma anche inadeguato rispetto alle esigenze di insegnanti e personale ATA. La modalità di chiamata degli insegnanti di sostegno, proposta dalle famiglie stesse, ha suscitato interrogativi sul reale funzionamento del sistema scolastico. A questo si aggiungono le scelte politiche legate al finanziamento dell’istruzione, soprattutto in un contesto in cui si preferisce investire in armamenti piuttosto che finalizzare fondi per la scuola pubblica.
Ulteriori fattori che hanno alimentato la protesta riguardano le riforme degli istituti tecnici e professionali, giudicate insufficienti e discriminanti. Le nuove linee guida per il primo ciclo scolastico, considerate classiste, sono state contestate per la loro struttura rigida e per l’approccio elitario. Usb Scuola ha anche spronato le istituzioni a garantire contratti a tempo indeterminato per i precari, ascoltando le istanze dei vincitori di concorsi pubblici.
Il corteo di Torino: tensioni e simbolismi
A Torino, il Fronte della Gioventù Comunista ha guidato una mobilitazione significativa. Durante il corteo, i manifestanti hanno espresso il loro dissenso sulle decisioni governative riguardanti l’istruzione, a partire dalla gestione dei fondi diretti alle scuole fino agli orientamenti politici in ambito internazionale. Un aspetto centrale è stata la denuncia dell’aumento delle spese militari dell’Italia in un contesto di crisi economica e sociale. I manifestanti hanno sottolineato il contrasto tra le esigenze delle scuole e il crescente budget militare, citando una riduzione di 170 milioni di euro ai finanziamenti universitari l’anno scorso.
L’evento ha preso una piega simbolica, con striscioni che affermavano “Soldi alla formazione e non alla guerra”. Due manichini sono stati esibiti: uno rappresentava il ministro Valditara, vestito con un’uniforme mimetica, e l’altro era un cartonato con un asino che portava la scritta ‘Bernini somara’. Questi dettagli sono serviti a veicolare in modo diretto le critiche nei confronti dell’attuale amministrazione. La protesta ha generato anche atti di vandalismo, come l’imbrattamento della sede dell’Unione Industriali di Torino, in segno di protesta verso gli stage che hanno coinvolto diversi studenti.
Le altre città : Roma e Genova in marcia
Nella capitale, il corteo ha visto in prima fila studenti delle organizzazioni Cambiare Rotta e Osa, unendo le forze con altre sigle sindacali. Dopo il presidio davanti ai ministeri dell’Università e dell’Istruzione, il gruppo ha raggiunto il Parlamento, scandendo slogan come “Meloni stiamo arrivando” e chiedendo un miglioramento delle condizioni per abitazioni studentesche. La mobilitazione è stata caratterizzata da una partecipazione attiva dei giovani, ansiosi di rivendicare spazi e diritti all’interno delle istituzioni.
A Genova, la manifestazione ha preso il via da piazza De Ferrari e ha attraversato il centro città , con la partecipazione di numerosi istituti scolastici e universitari. La marcia ha rappresentato un momento di unità tra studenti e personale scolastico, mentre il presidente del consiglio regionale, Stefano Balleari, ha espresso preoccupazioni sui comportamenti violenti avvenuti durante il corteo. Le accuse mosse si riferiscono all’uso di poster di leader politici come bersagli di lancio, un segno di un clima teso tra le autorità e i manifestanti.
Le manifestazioni di oggi hanno dimostrato un forte dissenso nei confronti delle politiche educative in atto e una richiesta di cambiamento attraverso la mobilitazione collettiva. La situazione rimane tesa e le ripercussioni di queste tensioni sociali continueranno a suscitare discussioni nel dibattito politico italiano.