Protesta nazionale dei garanti dei detenuti in Piemonte: un appello al Governo per la situazione carceraria

Protesta nazionale dei garanti dei detenuti in Piemonte: un appello al Governo per la situazione carceraria

Proteste nazionali dei garanti dei detenuti in Piemonte evidenziano il sovraffollamento critico delle carceri, con richieste urgenti per migliorare le condizioni di vita e la salute mentale dei reclusi.
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Protesta nazionale dei garanti dei detenuti in Piemonte: un appello al Governo per la situazione carceraria - Gaeta.it

La questione delle carceri italiane torna prepotente alla ribalta con una protesta nazionale promossa dai garanti dei detenuti. In Piemonte, l’attenzione si concentra sulla situazione critica delle strutture penitenziarie, evidenziando un “silenzio assordante” da parte della politica e della società civile. Tra il 24 e il 26 ottobre, sono previsti sopralluoghi nelle carceri, con particolare focus sulla provincia di Cuneo, dove si trovano quattro delle tredici strutture carcerarie piemontesi.

La situazione carceraria in Piemonte

Attualmente, in Piemonte ci sono 4.450 detenuti, mentre la capienza prevista è di 3.970 posti. Di questi, 241 sono temporaneamente non disponibili, evidenziando un sovraffollamento significativo. Bruno Mellano, garante della Regione Piemonte, ha sottolineato come le case circondariali, destinate a detenuti con pene brevi e correlate a programmi di reinserimento, siano afflitte da gravi problemi di sovraffollamento. A Cuneo, in particolare, il numero di detenuti è raddoppiato negli ultimi tre anni, passando da 200 a 400.

Il contesto del carcere di Cuneo è reso ancor più complesso dalla demografia dei detenuti: il 70% è composto da stranieri, un tasso ben superiore alla media nazionale del 31,4% e a quella piemontese che si attesta sul 38%. Mellano ha messo in evidenza come questo sovraffollamento impedisca l’efficacia dei corsi di reinserimento, aggravando ulteriormente la situazione.

La criticità degli istituti di alta sicurezza

Analizzando la distribuzione dei detenuti, la situazione varia notevolmente a seconda del tipo di carcere. A Saluzzo e Asti, gli istituti di alta sicurezza vedono una prevalenza del 97% di detenuti italiani. In totale, a Torino sono reclusi circa cinquanta detenuti in regime di alta sicurezza, con Mellano che ha ribadito le sue richieste di chiusura della sezione di alta sicurezza nel carcere torinese. Questa struttura, concepita per accogliere mille persone, attualmente ne ospita 1.450, creando notevoli difficoltà nella gestione della vita carceraria e nella possibilità di attività comuni tra i detenuti.

Le problematiche non si limitano solo alla sovrapposizione del personale, ma interessano anche le infrastrutture. Nonostante siano stati previsti interventi significativi per il miglioramento dell’edilizia penitenziaria, i risultati attesi non si sono ancora materializzati, lasciando il sistema in una condizione di precarietà che solleva preoccupazioni.

La questione femminile e la pressione sulla salute mentale

Un ulteriore punto di criticità è rappresentato dalle sezioni femminili delle carceri piemontesi. A Vercelli, la seconda sezione, attualmente occupata da trenta donne, è pochi passi dalla prima di Torino, che ospita 110 detenute. Queste strutture soffrono carenze di risorse e personale, creando un contesto difficile da gestire, soprattutto in termini di salute mentale e sostegno psicologico per le detenute.

Il tema della salute mentale viene spesso trascurato, ma la pressione all’interno degli istituti penitenziari può avere conseguenze devastanti. Le autorità carcerarie sono chiamate a un’azione urgentissima per affrontare non solo le problematiche di sovraffollamento, ma anche le criticità legate alla salute mentale dei detenuti, in particolare degli individui più vulnerabili.

Questo scenario complesso, con i garanti dei detenuti che insistono su una maggiore attenzione da parte del governo, rende evidente come sia necessaria un’azione coordinata per migliorare le condizioni di vita nelle carceri, nonché per garantire un adeguato sistema di reinserimento per i detenuti.

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