La manifestazione svoltasi oggi a L’Aquila ha visto la partecipazione attiva dei comitati No Snam della provincia, i quali, muniti di striscioni e bandiere, hanno unito le forze con i sindacati in una protesta contro le decisioni prese riguardo il progetto della Linea Adriatica della Snam. Queste scelte, ritenute impattanti per le comunità locali e per l’ambiente, sono state al centro dell’incontro avvenuto con il Prefetto, dove sono state esposte le ragioni delle vertenze nazionali e le problematiche territoriali.
La manifestazione dei sindacati
La manifestazione ha visto la presenza di una delegazione sindacale, guidata dal segretario provinciale della CGIL, Francesco Marrelli, e Sandro Colombi della UIL nazionale. Al termine dell’evento, si sono recati dal Prefetto per discutere delle preoccupazioni legate alle diverse vertenze che hanno spinto i lavoratori a scioperare. Un momento chiave del dibattito ha riguardato il controverso progetto della Snam, che prevede l’installazione di un metanodotto lungo oltre cento chilometri, colpendo in modo diretto un territorio già vulnerabile sotto molteplici aspetti.
Le preoccupazioni espresse dai sindacati non riguardano solo l’impatto economico, ma anche quello sociale e ambientale. Le infrastrutture previste, come il metanodotto e la centrale di Sulmona, si traducono in possibili danni a lungo termine per le comunità e per l’ambiente, aggravando una situazione economica già precaria.
Impatti sul territorio e sull’ambiente
Durante la manifestazione, è stato diffuso un documento redatto dai comitati locali, nel quale si enfatizzano i rischi legati alla realizzazione di queste infrastrutture. Il metanodotto, infatti, prevederebbe la perdita di ampie porzioni di terreni agricoli, con ripercussioni dirette su produzioni locali di grande valore, come oliveti, tartufi e colture pregiate come zafferano e aglio rosso. Ci si aspetta una svalutazione delle proprietà, pubbliche e private, e l’impossibilità di costruire nuovi edifici nelle aree limitrofe al tracciato del metanodotto.
In aggiunta ai danni economici, l’impatto ambientale del progetto è considerevole. L’interramento del metanodotto comporterebbe la necessità di abbattere milioni di alberi, compromettendo la biodiversità di zone che ospitano specie protette e aree di elevato valore ecologico come i Parchi Nazionali e la rete europea Natura 2000. Molti degli habitat interessati sono già fragili e il passaggio delle infrastrutture rischia di causare danni irreversibili.
Sicurezza e cultura in pericolo
Oltre a questioni economiche e ambientali, i sindacati e i comitati hanno sollevato interrogativi sulla sicurezza degli impianti. Il documento sottolinea che la collocazione di infrastrutture con un alto potenziale di esplosione, in regioni già soggette a terremoti come l’Abruzzo, mette a rischio l’incolumità dei cittadini. Inoltre, il metanodotto sarà posizionato vicino a residenze private e attività commerciali, suscitando preoccupazioni per la sicurezza pubblica.
Un altro elemento di rilievo riguarda le interferenze che il progetto avrà su siti di grande valore storico e culturale. La centrale di Sulmona sarà situata in un’area dove sono emerse tracce di insediamenti antichi, risalenti a 3.500 anni fa, mentre il metanodotto passerà vicino a importanti luoghi di culto, come il santuario della Madonna di Appari e l’abbazia di Celestino V. Questi aspetti pongono interrogativi sul rispetto e la salvaguardia del patrimonio culturale della regione.
Un’opera costosa e contestata
Nel documento presentato dai comitati, si evince che l’opera, pur essendo ritenuta inutile a causa del calo dei consumi di gas in Italia, richiederà un investimento di ben 2 miliardi e 500 milioni di euro. Il costo di questo progetto ricadrà inevitabilmente sui cittadini, attraverso un aumento delle bollette energetiche. Questo aspetto economico aggiunge un ulteriore motivo di contestazione da parte della popolazione, che si fa portavoce di un malcontento crescente verso le istituzioni che, secondo i manifestanti, avrebbero dovuto proteggere la comunità e il territorio.
La mancanza di voce della politica e l’inerzia delle istituzioni di fronte a queste problematiche finiscono per alimentare una sensazione di impotenza tra i cittadini, i quali vedono il rischio di un futuro più difficile a causa di decisioni imposte dall’alto, senza un adeguato coinvolgimento delle comunità interessate.
Ultimo aggiornamento il 29 Novembre 2024 da Sofia Greco