Protocollo d'intesa per la ricostruzione post-sisma: 1200 cantieri coinvolti in Italia

Protocollo d’intesa per la ricostruzione post-sisma: 1200 cantieri coinvolti in Italia

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Protocollo d'intesa per la ricostruzione post-sisma: 1200 cantieri coinvolti in Italia - Fonte: Ansa | Gaeta.it

Un importante passo avanti per la ricostruzione post-sisma in Italia è stato segnato con la firma di un protocollo d’intesa che coinvolge il Ministero della Giustizia e diversi enti, tra cui la Conferenza episcopale italiana. Questo accordo, che interessa circa 1200 cantieri, mira a generare opportunità lavorative per le persone detenute e a sostenere il loro reinserimento sociale nelle regioni colpite dal terremoto del 2016: Abruzzo, Lazio, Marche, Molise e Umbria.

Il protocollo e i suoi obiettivi

Opportunità lavorative per i detenuti

Il protocollo d’intesa, firmato in Via Arenula a Roma, rappresenta un’iniziativa che cerca di coniugare la necessità di ricostruire i territori danneggiati dal sisma con l’opportunità di offrire un’occupazione ai detenuti. Secondo il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, questo progetto non solo pone l’accento sull’importanza del reinserimento sociale, ma rispecchia anche un impegno morale che il governo ha assunto. “Affrontiamo non solo un dovere costituzionale,” ha dichiarato Nordio, “ma un impegno per migliorare le condizioni di vita dei detenuti attraverso l’accesso al lavoro, fondamentale per la loro rieducazione.”

La cornice normativa di riferimento è l’articolo 27 della Costituzione italiana, che sottolinea il fine rieducativo della pena, enfatizzando come il carcere debba essere un luogo di recupero e non solo di pena. La creazione di percorsi lavorativi all’interno dei cantieri di ricostruzione rappresenta un’opportunità per restituire dignità ai detenuti, permettendo loro di contribuire attivamente alla rinascita dei territori colpiti.

La doppia valenza del progetto

Card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha sottolineato l’importanza di questo protocollo, evidenziando come abbia una “doppia valenza”. Da un lato, offre ai detenuti la possibilità di lavorare, riconquistando così una dignità spesso perduta. “È significativo,” ha dichiarato, “che questa nuova opportunità parta dai cantieri di ricostruzione, in territori segnati dalla devastazione ma desiderosi di rinascere.” Dall’altro lato, Zuppi ha ribadito che il carcere dovrebbe fungere da strumento di rieducazione e riparazione, contribuendo a garantire un processo di reintegrazione che possa portare, in un futuro auspicato, a una riduzione della recidiva.

I dettagli del progetto

Istituti penitenziari coinvolti

Il progetto toccherà 35 istituti penitenziari situati nelle provincie di Fermo, Teramo, L’Aquila, Perugia, Spoleto, Ancona, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata e Pescara. Tali strutture saranno il fulcro della prossima fase di attuazione, prevista per il 2025. Anche se attualmente non ci sono stime precise sul numero di detenuti – donne incluse – che parteciperanno, l’ammontare effettivo dipenderà dalle autorizzazioni rilasciate dai magistrati di sorveglianza.

Ci si aspetta che i cantieri coinvolti includano luoghi emblematici come Amatrice, Arquata e Castelluccio di Norcia, che simboleggiano la resilienza delle comunità locali e la volontà di ricostruire dopo il dolore e la devastazione portati dal terremoto.

Un cambio di passo

Il Commissario straordinario per il sisma 2016, senatore Guido Castelli, ha dichiarato che dopo alcune difficoltà iniziali, finalmente si è riusciti a imprimere un cambio di passo significativo. Ad oggi, il 95% delle circa 3.500 opere pubbliche finanziate sono state avviate, e oltre 20 mila cantieri privati sono stati autorizzati, con più della metà conclusi. Anche i progetti di riparazione degli edifici di culto danneggiati dal sisma hanno ricevuto un impulso positivo, superando il 50% di approvazioni.

Il protocollo si configura quindi come un passo avanti non solo per la ricostruzione fisica dei luoghi colpiti dal sisma, ma anche per la ristrutturazione sociale ed economica delle comunità, nella speranza di dare una seconda chance a coloro che, attraverso il lavoro, possono ritrovare il loro posto nella società.

Ultimo aggiornamento il 10 Settembre 2024 da Armando Proietti

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