Vladimir Putin è arrivato in Mongolia per una visita ufficiale, provocando reazioni contrastanti a livello internazionale. La missione del presidente russo avviene in un periodo critico, segnato dalla richiesta di arresto emessa dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra commessi in Ucraina. Questo articolo esplora il contesto della visita, le aspettative dell’UE e dell’Ucraina e le dinamiche geopolitiche in gioco.
La visita di Putin in Mongolia: accoglienza e contesto
Accoglienza calorosa nella capitale
Il presidente russo è atterrato all’aeroporto internazionale di Ulaan Bator, dove è stato accolto con un caloroso benvenuto dal ministro degli Esteri mongolo, Batmunkh Battsetseg. Tuttavia, la mancanza del presidente mongolo, Ukhnaa Khurelsukh, in occasione del suo arrivo ha sollevato interrogativi sul tono diplomatico della visita. Sebbene non sia stata fornita una spiegazione ufficiale per l’assenza di Khurelsukh, la sua mancanza è stata interpretata come una potenziale mancanza di deference nei confronti di Putin, complicando ulteriormente le già delicate relazioni diplomatiche tra Mongolia e Russia.
La visita di Putin avviene nel contesto di un mandato di arresto internazionale che lo segue da quasi 18 mesi, con accuse di crimini di guerra legati al conflitto in Ucraina. Il leader russo parteciperà a una cerimonia commemorativa per celebrare la vittoria delle forze sovietiche e mongole sull’esercito giapponese nel 1939, un evento storico che rimane significativo per l’identità nazionale mongola e le sue relazioni con la Russia.
Crisi ucraina e mandato d’arresto
La CPI ha emesso un mandato di arresto per Putin a causa della sua presunta responsabilità in crimini di guerra, tra cui il rapimento di bambini dall’Ucraina. Tuttavia, Putin non ha mai visitato ufficialmente uno Stato membro della CPI dopo l’emissione del mandato, suggerendo un’attenzione strategica alla sua sicurezza personale e alle sue relazioni internazionali. Nonostante l’isolamento diplomatico che ha subito in seguito all’invasione dell’Ucraina, ha recentemente compiuto visite in altri paesi come la Corea del Nord e il Vietnam, segno della sua determinazione a mantenere legami strategici al di fuori dell’Occidente.
Le posizioni di UE e Ucraina
Richieste di arresto e preoccupazioni diplomatiche
L’Ucraina, tramite il suo ministero degli Esteri, ha espressamente chiesto alla Mongolia di arrestare Putin e consegnarlo alla CPI, affermando che il governo mongolo deve riconoscere il presidente russo come un criminale di guerra. Allo stesso modo, la Commissione Europea ha sottolineato l’importanza che la Mongolia rispetti i suoi obblighi ascritti dallo Statuto di Roma, che stabilisce le regole per la cooperazione con la Corte penale internazionale.
Un portavoce della Commissione ha evidenziato la contraddizione insita nella visita di Putin, rimarcando che la Mongolia, in quanto Stato parte dello Statuto di Roma dal 2002, ha l’obbligo legale di cooperare con la CPI e ha esperienza nella gestione di situazioni simili. La richiesta di arresto richiama l’attenzione internazionale non solo sulla figura di Putin, ma anche sull’intera Mongolia, che si trova nella posizione di dover bilanciare le sue relazioni con la Russia e gli obblighi internazionali.
Dilemmi geopolitici e nazionali
La Mongolia, un paese con una geografia complessa situato tra Russia e Cina, deve gestire delicati equilibri geopolitici. Dipendendo fortemente da entrambi i vicini – da Mosca per le risorse energetiche e da Pechino per gli investimenti – il paese deve muoversi con cautela. A giugno, la Mongolia ha firmato un accordo di sostegno per l’operato della CPI, ma ora si trova in una posizione precaria a causa della visita di Putin.
L’atteggiamento di Putin verso la CPI è stato ostile, in quanto la Russia non riconosce l’autorità della Corte e considera il mandato come una mossa politica. Questo ha portato a tensioni non solo con l’Occidente, ma anche con gli alleati russi, come nel caso dell’Armenia, dove l’adesione alla CPI ha generato frizioni.
Le responsabilità della Corte penale internazionale
Garanzie e mancanza di meccanismi reali
Il mandato di arresto emesso dalla CPI implica che i membri del tribunale abbiano l’obbligo di procedere all’arresto di individui ricercati. Tuttavia, la Corte non possiede meccanismi pratici per forzare il rispetto di tali mandati, lasciando quindi alla discrezione degli Stati membri la decisione di agire o meno.
Secondo un portavoce della CPI, la stessa conta sulla cooperazione degli Stati partecipanti e su altri partner per eseguire le sue decisioni, mostrando quanto possa essere difficile applicare la giustizia internazionale in situazioni di alta tensione geopolitica. Il rischio di non cooperazione può condurre a scelte da parte dell’Assemblea degli Stati parte, ma ciò non garantisce che azioni concrete vengano intraprese.
Implicazioni per la Mongolia
La situazione che coinvolge la Mongolia sottolinea la complessità della giurisdizione e della responsabilità internazionale. La CPI, pur non avendo potere coercitivo, ha la facoltà di informare gli Stati membri circa le violazioni e di chiedere misure, sebbene le forme di questi interventi rimangano vaghe. La Mongolia, che ha un giudice in carica alla CPI, rappresenta un caso di studio interessante sulla tensione tra gli obblighi internazionali e le realtà politiche locali.
In un contesto di crisi globale, le decisioni del governo mongolo sul trattamento di Putin potrebbero avere ripercussioni a lungo termine, non solo per la reputazione internazionale del paese ma anche per le sue relazioni bilaterali con i due giganti regionali: Russia e Cina.