Un evento significativo ha avuto luogo a Cosenza, commemorando il quarantesimo anniversario dell’omicidio di Sergio Cosmai, un servitore dello Stato tragicamente rapito alla vita nel 1985. Durante la cerimonia, la moglie Tiziana Palazzo ha evocato una frase di Corrado Alvaro per sottolineare l’importanza della lotta per l’onestà e della memoria di chi ha sacrificato la propria vita per il bene comune. “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile” ha detto, evidenziando la rilevanza della figura di Cosmai in un contesto segnato da sfide e pericoli.
Sergio Cosmai: un faro di legalità e giustizia
Sergio Cosmai, direttore del carcere di Cosenza, è stato assassinato il 12 marzo 1985, all’età di 36 anni. Era un giorno qualunque, durante il tragitto per andare a prendere sua figlia all’asilo. Il suo omicidio, orchestrato da boss locali, ha segnato un momento cruciale nella lotta contro la ‘ndrangheta. Cosmai era un uomo dedicato al dovere e alla giustizia, esponendosi a rischi enormi per proteggere i principi ai quali aveva sempre creduto.
Il suo approccio al lavoro, improntato sulla dedizione e il coraggio, è stato ricordato con particolare rispetto da figure del settore giuridico. Il magistrato Vincenzo Capomolla, prossimo alla sua nomina a procuratore della Repubblica di Cosenza, ha descritto Cosmai come un uomo che non ha mai smesso di lottare per i diritti dentro una struttura carceraria complicata e spesso pericolosa. Le parole di Capomolla risuonano in un contesto in cui la sicurezza del personale penitenziario non era garantita, sottolineando la vulnerabilità di chi lavorava in quel settore negli anni Ottanta.
Memoria e impegno nella lotta alla criminalità
L’eredità di Sergio Cosmai è stata un tema centrale del ricordo collettivo durante l’evento. Domenico Mammolenti, ex collaboratore di Cosmai, ha condiviso la commozione provocata dal suo assassinio, evidenziando che nessuno si aspettava un simile esito. “Eravamo soli a combattere contro la criminalità organizzata in un istituto che versava in condizioni disastrose” ha dichiarato Mammolenti. Le sue parole rimarcano la solitudine e la determinazione di Cosmai in un contesto in cui le sfide del crimine organizzato erano enormi e il sistema carcerario inadeguato.
La Presidente della Provincia, Rosaria Succurro, ha voluto rilanciare il messaggio di legalità e giustizia, sostenendo che il sacrificio di Cosmai rappresenta una chiamata all’impegno civico di ogni cittadino. Il suo messaggio è chiaro: la lotta alla criminalità organizzata non è solo compito delle istituzioni, ma deve essere un impegno condiviso da tutta la società. “Dobbiamo rinnovare il nostro impegno a favore della legalità e della giustizia, non solo per onorare la sua memoria, ma per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni” ha affermato Succurro.
Riflessioni nel presente: una società che non dimentica
Durante la commemorazione, sono intervenuti diversi esponenti del mondo accademico e dell’informazione, come Maria Luisa Mendicino, direttrice del carcere di Cosenza, e il giornalista Arcangelo Badolati. La presenza di queste figure ha mostrato un forte senso di comunità e l’importanza di ricordare le vittime delle mafie. In un periodo in cui i temi della legalità e della giustizia sono sempre più attuali, questo evento ha rappresentato non solo un momento di ricordo, ma anche una spinta ad affrontare le sfide contemporanee con determinazione.
Dopo quarant’anni dal tragico omicidio di Sergio Cosmai, la sua figura rimane simbolo di una lotta continua. La cerimonia di commemorazione a Cosenza è stata un’occasione essenziale per riflettere sul passato e sul futuro, rinnovando un impegno collettivo verso una società più giusta e solidale.