Quattro arresti nel clan di Caivano: estorsioni e pizzo durante l'ecobonus 110%

Quattro arresti nel clan di Caivano: estorsioni e pizzo durante l’ecobonus 110%

Quattro membri di un clan mafioso attivo a Caivano sono stati arrestati dai carabinieri per estorsione e associazione mafiosa, sfruttando l’ecobonus 110% per intimidire cittadini e imprenditori.
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Quattro arresti nel clan di Caivano: estorsioni e pizzo durante l'ecobonus 110% - Gaeta.it

Un’operazione dei carabinieri ha portato all’arresto di quattro membri di un gruppo malavitoso attivo a Caivano, nel napoletano. Le accuse comprendono estorsione e associazione di tipo mafioso, con particolare attenzione alle attività illecite che coinvolgono l’ecobonus 110%. I militari hanno intervenuto su indicazione della Direzione Distrettuale Antimafia, ottenendo un’ordinanza dal gip di Napoli.

I dettagli dell’operazione di arresto

Le forze dell’ordine, attraverso la Sezione Operativa della Compagnia di Casoria, hanno eseguito gli arresti in due modalità diverse. Tre degli arrestati sono stati condotti in carcere, mentre un quarto individuo ha ricevuto gli arresti domiciliari. Nella rete del servizio di sicurezza nazionale sono finiti Michele e Aniello Leodato, rispettivamente di 55 e 29 anni, Ferdinando Sorvillo di 47 anni e Michele Gaglione, di 49 anni, noto con il soprannome di “Michele o’ marcianisano”.

Le indagini svolte dai carabinieri hanno rivelato che il gruppo gestiva attività illecite nel settore delle costruzioni, in particolare legate all’ecobonus 110%. Tale misura incentivava interventi di ristrutturazione energetica, e il clan si sarebbe approfittato di questa opportunità per estorcere denaro a privati cittadini e imprenditori. I malviventi non si sarebbero limitati a richiedere il pizzo, ma avrebbero anche messo in atto minacce e intimidazioni nei confronti delle vittime.

Le accuse e le modalità operative del clan

Le accuse formulate nei confronti degli arrestati includono non solo l’associazione mafiosa, ma anche estorsione, tentata estorsione, detenzione di armi e favoreggiamento, tutti aggravati per l’uso del metodo mafioso. Il gip ha evidenziato la finalità di supportare un gruppo camorristico consolidato nella zona, evidenziando come gli arrestati avessero un ruolo attivo nella gestione delle estorsioni.

Secondo le indagini, Michele e Aniello Leodato avrebbero operato seguendo le disposizioni di Antonio Angelino, considerato il capo dell’omonimo clan camorristico attivo a Caivano. Leodato senior ha avuto un ruolo chiave nelle manovre per l’imposizione del pizzo, mentre Sorvillo è stato individuato come l’intermediario tra il clan e le vittime, utilizzando la sua autorimessa come base operativa per gestire le comunicazioni e le intimidazioni.

Il contesto delle estorsioni e le conseguenze per la comunità

Le attività del clan traevano vantaggio dall’ecobonus 110%, un provvedimento statale che promuoveva la riqualificazione energetica degli edifici. Grazie a questo incentivo, molti cittadini e commercianti si sono impegnati in lavori di ristrutturazione, rendendoli una facile preda per le estorsioni. L’intervento delle forze dell’ordine mira a frenare il fenomeno mafioso, che colonizza le attività economiche legittime, portando a seri danni non solo alle attività imprenditoriali ma anche al tessuto sociale della comunità di Caivano.

Mentre il clamore mediatico sui temi legati alla criminalità organizzata è forte, l’operazione di oggi sottolinea l’importanza del lavoro delle forze dell’ordine nella risposta a queste problematiche, nonché il supporto della magistratura nella battaglia contro le mafie. Con la continua pressione su questi gruppi, si spera di riportare la legalità e la sicurezza ai cittadini di Caivano e delle aree circostanti.

Ultimo aggiornamento il 31 Gennaio 2025 da Armando Proietti

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