Racket e estorsione: la situazione nelle città italiane secondo il dossier di Libera

Racket e estorsione: la situazione nelle città italiane secondo il dossier di Libera

Un dossier di Libera rivela percezioni contrastanti sul racket in Italia: a Napoli il 44% degli operatori economici teme il pizzo, mentre Torino e Firenze mostrano una situazione meno allarmante.
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Racket e estorsione: la situazione nelle città italiane secondo il dossier di Libera - Gaeta.it

Un nuovo dossier dell’associazione Libera ha messo in luce le percezioni del fenomeno del racket in diverse città italiane, tra cui Torino, Firenze e Napoli. Presentato di recente a Napoli, il report ha raccolto le opinioni di operatori economici riguardo alla diffusione del pizzo nelle loro rispettive località. Le risultanze dell’indagine offrono un quadro interessante e contrastante, evidenziando come la percezione del problema varia notevolmente da una città all’altra.

Napoli: una realtà preoccupante

A Napoli, il dossier riporta che il 44,33% degli intervistati considera il problema del pizzo “abbastanza” serio, mentre una percentuale del 9,28% lo giudica “molto” grave. Questo dato evidenzia una percezione diffusa del fenomeno, che si riflette in un clima di paura tra gli operatori economici. Molti di loro, infatti, si sentono minacciati, e il timore della violenza potrebbe spiegare il perché in tante occasioni non si denunciano le estorsioni.

Il fenomeno del racket a Napoli è particolarmente radicato, accentuando la paura tra le vittime potenziali. Questa situazione è confermata anche a livello nazionale, dove il 51,11% delle vittime di estorsione ammette di non denunciare a causa della paura di ritorsioni, personali o familiari. A Napoli, questo timore è amplificato, rendendo ancor più difficile la lotta contro le estorsioni e il racket.

La situazione a Torino e Firenze

Anche a Torino e Firenze, si osservano dati significativi, ma con percezioni contrastanti rispetto alla realtà partenopea. A Torino, il 17,89% degli intervistati considera il pizzo “abbastanza” diffuso, con una percentuale decisamente ridotta, pari all’1,83%, che lo giudica come un problema “molto” rilevante. Certamente, queste cifre suggeriscono che la situazione non è da trascurare, ma il clima complessivo appare più sereno rispetto a Napoli.

A Firenze, la situazione è simile: solo il 16,84% degli esercenti giudica il pizzo un problema “abbastanza” presente, e solo il 2,11% percepisce una gravità marcata. Queste percentuali indicano che, nonostante la presenza del racket, la paura potrebbe non essere così pervasiva come in altre località.

Il ruolo della politica e l’impegno di Libera

Roberta Gaeta, consigliera regionale della Campania e membro della commissione Antimafia e Beni Confiscati, ha evidenziato l’importanza di affrontare questi temi. “C’è ancora tanto lavoro da fare. Gli strumenti ci sono: alla politica spetta conoscere i dati per poter programmare,” ha affermato Gaeta. Le indagini svolte da Libera forniscono un’importante base dati da cui partire per possibili legislazioni che possano affrontare il problema delle estorsioni.

L’impegno politico è fondamentale. È necessario ascoltare chi opera in prima linea, come gli operatori economici già coinvolti in queste indagini. Le linee guida che emergeranno da queste fonti possono consentire di elaborare strategie più efficaci e leggi mirate, migliorando così la situazione per chi, ogni giorno, si trova a fronteggiare il fenomeno del racket.

Riscontri e partecipazione alla ricerca

I tassi di risposta al questionario di Libera variano notevolmente tra le città. A Torino, sono stati somministrati 488 questionari, dei quali ne sono stati completati 218, corrispondente a un riscontro positivo del 44,6%. Firenze ha visto una percentuale di ritorno inferiore, con solo il 33,4% dei 398 questionari somministrati effettivamente compilati, e solo il 24,3% validamente completati. Napoli ha registrato un ulteriore calo, con solo il 20,6% dei 470 questionari restituiti.

Questi dati riflettono non solo la disponibilità degli operatori economici a partecipare all’indagine, ma anche le sfide che si affrontano nel raccogliere informazioni in un contesto dove la paura del pizzo è palpabile. La scarsa risposta può essere indicativa di un clima di sfiducia, che rende difficile il dialogo tra le istituzioni e i cittadini.

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