Raid aereo israeliano a Beirut: ucciso il numero due di Hezbollah, Ibrahim Aqil

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Raid aereo israeliano a Beirut: ucciso il numero due di Hezbollah, Ibrahim Aqil - Fonte: Adnkronos | Gaeta.it

Il recente attacco aereo condotto dalle Forze di difesa israeliane nella capitale libanese, Beirut, ha fatto registrare importanti sviluppi nella tensione tra Israele e il gruppo militante sciita Hezbollah. L’operazione ha portato all’uccisione di Ibrahim Aqil, identificato come il numero due dell'organizzazione, il quale era ricercato per il suo legame con gravi atti di terrorismo risalenti agli anni Ottanta, tra cui attentati che hanno colpito gli Stati Uniti. Questo evento segna un'escalation significativa in un contesto già di grande complessità geopolitica e di conflitti nella regione.

Dettagli dell'attacco e profilo di Ibrahim Aqil

L’operazione israeliana

Il raid su Beirut rappresenta il terzo attacco aereo focalizzato condotto dalle idf dall'inizio dell'attuale conflitto con Hamas, scoppiato il 7 ottobre. Secondo le informazioni fornite dalle fonti militari israeliane, l'obiettivo principale di questa missione era Ibrahim Aqil, considerato un leader chiave delle operazioni militari di Hezbollah. Le idf hanno confermato che l'operazione ha avuto come risultato non solo l’eliminazione di Aqil, ma anche quella di alte figure dello schieramento operativo del gruppo sciita e della sua linea di comando.

Il profilo di Aqil

Aqil era un membro del Consiglio della Jihad, il principale organo militare di Hezbollah, e aveva una lunga carriera caratterizzata da atti violenti. Era ricercato dall'FBI per il suo ruolo negli attacchi terroristici contro l’ambasciata americana e la caserma dei marines nel 1983, che causarono numerose vittime. Inoltre, la sua figura è stata al centro di eventi chiave negli anni Ottanta, come il sequestro di ostaggi tedeschi e americani. Il governo degli Stati Uniti aveva emesso una taglia di 7 milioni di dollari per chi avesse fornito informazioni sul suo conto e la sua eliminazione giunge in un momento di crescente tensione regionale.

Aqil, considerato il comandante della forza d'élite Radwan, era anche implicato in un ambizioso piano di invasione della Galilea, volto a compiere attacchi in territorio israeliano. Le idf hanno dichiarato che Aqil e i suoi collaboratori erano tra gli architetti di questo piano, mirato a provocare violenze simili a quelle avvenute durante il massacro del 7 ottobre.

Reazioni e preoccupazioni internazionali

L'appello di Israele ad evitare l'escalation

Nonostante la precisione dell'attacco, il portavoce delle idf, Daniel Hagari, ha sottolineato l'intenzione di Israele di evitare un'ulteriore escalation. Durante un briefing con i giornalisti, Hagari ha affermato che le operazioni sono condotte in conformità con gli obiettivi stabiliti per la guerra e che non mirano a espandere il conflitto nella regione. Questa affermazione rispecchia un tentativo da parte di Israele di bilanciare le proprie azioni militari con una necessaria cautela diplomatica, consapevoli delle potenziali ripercussioni.

Le preoccupazioni del Pentagono

Intanto, il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, ha messo in guardia riguardo i rischi di escalation. In una conversazione telefonica con il suo omologo israeliano, Austin ha espresso le preoccupazioni degli Stati Uniti per il deterioramento delle relazioni tra Israele e Hezbollah. Il Pentagono ha stigmatizzato l'importanza di cercare risoluzioni diplomatiche per garantire un ritorno sicuro a casa per le persone dalle due parti del confine.

Inoltre, il Wall Street Journal riporta che il Pentagono teme che un'operazione di terra israeliana nel sud del Libano possa avvenire a breve. Queste paure si basano sull’attacco ai mezzi di comunicazione di Hezbollah, a dimostrazione che la tensione non accenna a diminuire. Nonostante le pressioni diplomatiche degli Stati Uniti su Israele affinché permetta un tempo maggiore per la risoluzione pacifica, le preoccupazioni su una regressione della situazione rimangono elevate.

Le dinamiche in atto creano una situazione di vulnerabilità e incertezza nella già complessa regione del Medio Oriente, richiedendo arbitraggi delicati e un impegno attivo per evitare una nuova spirale di violenza.

Ultimo aggiornamento il 21 Settembre 2024 da Sara Gatti

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