Rapina a Napoli: la verità dietro gli spari a piazza San Vitale

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Rapina a Napoli: la verità dietro gli spari a piazza San Vitale - Gaeta.it

Il 24 giugno, due centauri hanno sparato a piazza San Vitale nel quartiere Fuorigrotta di Napoli, ammettendo di averlo fatto per compiere una rapina e non per uccidere le due persone prese di mira. Tuttavia, l’interpretazione fornita da Alessio Ferrara e Manuel Marino, legati al clan Troncone, non convince gli inquirenti e il giudice.

Sospetti e provvedimenti legali

Il giudice Rosamaria De Lellis ha emesso una misura cautelare in carcere nei confronti dei due giovani, accusati di tentato omicidio aggravato dalle finalità mafiose. Nonostante non abbia convalidato il fermo per il pericolo di fuga, le prove contro di loro sono consistenti.

Coinvolgimento di clan rivali

Le vittime dei colpi di pistola sono membri della famiglia Scodellaro, considerata avversaria del clan Troncone. Secondo le indagini della Squadra Mobile e dei pm antimafia, i due giovani sono stati incaricati di attaccare i rivali per conto di un gruppo criminale operante nel quartiere Fuorigrotta.

Prove schiaccianti

Le prove a carico di Ferrara e Marino sono state raccolte attraverso le registrazioni della dash cam di un’auto presente sul luogo del crimine. Le vittime hanno confermato l’accaduto, il che ha contribuito a solidificare le accuse. Inoltre, sono stati trovati indumenti e caschi simili a quelli indossati dagli aggressori.

Contesto criminale e ulteriori indagini

L’ordinanza emessa sottolinea la tensione esistente tra i gruppi criminali dominanti a Fuorigrotta e le azioni violente intraprese per consolidare il controllo del territorio. Altri episodi recenti potrebbero essere collegati alle stesse dinamiche criminali, mantenendo alta l’allerta nella zona.

Il lavoro delle autorità giudiziarie continua per far luce sui retroscena di queste azioni violente e ristabilire l’ordine nel quartiere Fuorigrotta di Napoli.

Ultimo aggiornamento il 10 Luglio 2024 da Elisabetta Cina

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