Rapina a Roma: un selfie incastra un 19enne tunisino arrestato dai carabinieri

Rapina a Roma: un selfie incastra un 19enne tunisino arrestato dai carabinieri

Un giovane tunisino di 19 anni è stato arrestato a Roma dopo aver rapinato due persone, grazie a un selfie scattato con il cellulare rubato che ha rivelato la sua identità.
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Rapina a Roma: un selfie incastra un 19enne tunisino arrestato dai carabinieri - Gaeta.it

A Roma, un caso di rapina ha preso una piega inaspettata a causa di un selfie. Un giovane di origine tunisina, 19enne, è stato arrestato dopo essere accusato di aver derubato due persone in sequenza. La vicenda ha messo in luce non solo la rapidità delle forze dell’ordine nel ricondurre all’individuo coinvolto, ma anche come la tecnologia possa giocare un ruolo cruciale nelle indagini.

I dettagli delle rapine

Il giovane tunisino è ritenuto responsabile di due rapine avvenute a poca distanza l’una dall’altra, in un’area particolare della capitale. La prima vittima è stata un uomo, che si è trovato costretto a sbloccare il proprio smartphone e consegnarlo al rapinatore, che ha addirittura chiesto di resettare il dispositivo alle impostazioni di fabbrica. In questo modo, il ladro ha cercato di rendere più difficile il rintraccio del cellulare rubato.

Poco dopo, il tunisino ha aggredito una seconda persona. In questo caso, ha intimato alla vittima di consegnargli denaro e sigarette, minacciandola con frasi come: “Se fai il bravo non ti succede nulla”. Questi atteggiamenti, oltre a scaricare la tensione sul malcapitato, hanno mostrato un approccio aggressivo e pressante da parte del giovane.

La tecnologia svela l’errore

La svolta nell’inchiesta è giunta in modo inaspettato. Dopo le rapine, il 19enne, probabilmente in festa per il ‘colpo’, ha pensato bene di scattarsi un selfie con il cellulare rubato. Questo gesto, che sembrerebbe innocuo, si è rivelato cruciale per l’inchiesta. Infatti, la foto è automaticamente approdata nell’account cloud del legittimo proprietario del telefono, accessibile da altri dispositivi.

Quando le vittime hanno sporto denuncia, i carabinieri della compagnia di Parioli hanno potuto accedere a queste informazioni. Analizzando il contenuto del cloud, gli agenti sono riusciti a risalire all’identità del supposto rapinatore. Questo episodio evidenzia l’importanza crescente della tecnologia nella risoluzione dei crimini, dimostrando come un’azione apparentemente innocente possa rivelarsi decisiva in un’indagine.

L’arresto e le conseguenze legali

Il giovane, identificato dai carabinieri, è stato arrestato in base a una misura cautelare emessa dalla Procura. Ora si trova in carcere mentre si attendono gli sviluppi del caso. Le accuse formulate contro di lui sono gravi, e se riconosciuto colpevole, il giovane potrebbe affrontare pene severe per le rapine commesse. Non si tratta solo di un reato contro il patrimonio, ma anche di una violazione della dignità personale delle vittime.

La modalità delle rapine, così audaci e spavalde, ha sollevato un allerta tra le forze dell’ordine, che stanno intensificando i controlli per prevenire simili episodi. Il rintraccio dell’individuo grazie a un selfie servirà anche come monito per altri potenziali criminali, ad evidenziare che le tecnologie moderne possono essere utilizzate contro di loro. Anche le vittime, vedendo come la giustizia riesce a muoversi rapidamente quando ci sono elementi di prova, potrebbero sentirsi motivate a denunciare.

Ultimo aggiornamento il 28 Novembre 2024 da Donatella Ercolano

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