La Commissione europea ha recentemente pubblicato la nuova edizione del Rapporto sullo Stato di diritto, evidenziando le problematiche persistenti riguardanti la libertà di stampa in vari Paesi dell’Unione Europea. Nel documento si analizza la situazione in ciascuno degli Stati membri, fornendo raccomandazioni personalizzate per affrontare le criticità identificate. Nonostante non si tratti di un giudizio morale, il rapporto funge da innesco per un dialogo costruttivo, accendendo i riflettori su questioni delicate e suscitando preoccupazioni per alcune nazioni.
La situazione dell’Italia: sfide per la libertà di espressione
L’Italia è stata indicata nel rapporto come un Paese in cui è necessario compiere sforzi più significativi per garantire il corretto finanziamento dei media pubblici e tutelare il segreto professionale dei giornalisti. Oltre a ciò, è stata sollevata l’urgenza di una riforma del regime di diffamazione nazionale. Negli ultimi anni, si sono intensificate le preoccupazioni relative all’influenza politica sui media, con episodi di censura e molestie nei confronti di giornalisti, a dimostrazione di una situazione allarmante per la democrazia.
Uno dei casi più emblematici riguarda l’agenzia di stampa AGI e la potenziale acquisizione da parte di un esponente di estrema destra. Le questioni di libertà di stampa hanno trovato voce anche nelle recenti azioni di protesta dei giornalisti della RAI, che hanno scioperato contro quello che hanno definito un “controllo soffocante” esercitato dal governo di Giorgia Meloni. Il primo ministro ha avviato azioni legali contro giornalisti che lo hanno criticato, creando un clima di timore e autocensura nel panorama informativo.
La commissaria per i Diritti e la Giustizia, Vera Jourová, ha dichiarato che l’urgenza di tutele per i giornalisti è aumentata, sottolineando l’importanza di garantire un ambiente di lavoro libero e sicuro per la stampa. Con la realtà di budget sempre più limitati per i media, la questione diventa critica e richiede l’attenzione sia del governo che della Commissione europea.
Hungarian crisis: problematiche sistemiche nel paese
L’Ungheria rimane un nodo cruciale nel dibattito sullo stato di diritto in Europa. Il rapporto della Commissione evidenzia l’assenza di progressi sostanziali nei seguenti ambiti: norme sul lobbismo, trasparenza nella pubblicità statale, indipendenza editoriale dei media pubblici, e ostacoli al lavoro delle ONG. Questa situazione ha portato Bruxelles ad attivare numerose procedure di infrazione nei confronti del governo di Viktor Orbán, specialmente per quanto riguarda il controverso “Ufficio per la protezione della sovranità”.
Quest’ufficio ha avuto un ruolo attivo nell’indagare su persone e organizzazioni sospettate di ricevere fondi stranieri per influenzare il dibattito politico in Ungheria. Ciò ha portato a misure contro organizzazioni come Transparency International e Átlátszó. In risposta al deterioramento della situazione democratica, la Commissione ha bloccato oltre 30 miliardi di euro di fondi di coesione e recupero, una mossa che Orbán ha descritto come un “ricatto finanziario”.
Tuttavia, la Commissione ha sbloccato recentemente 10,2 miliardi di euro dopo che Budapest ha introdotto riforme giudiziarie in linea con le raccomandazioni europee. Questa decisione ha suscitato indignazione in seno al Parlamento europeo, che ha criticato la Commissione per la sua gestione della questione, soprattutto considerando che circa 22 miliardi di euro rimangono congelati senza alcuna azione risolutiva.
Slovenia: timori per le recenti riforme legislative
La Slovacchia è attualmente sotto osservazione a causa di una serie di riforme legislative promosse dal governo del primo ministro Robert Fico. La modifica dell’emittente pubblica RTVS, che è stata sciolta e sostituita da una nuova entità denominata SVTR, ha fatto insorgere allarmi in Europa per la potenziale compromissione dell’indipendenza dei media. Fico ha giustificato queste azioni con la necessità di contrastare la presunta parzialità politica di RTVS, ma tali affermazioni sono state contestate da varie organizzazioni e hanno provocato proteste di cittadini e professionisti dell’informazione.
Inoltre, la Commissione esprime preoccupazione per la proposta di modifica del Codice Penale e per lo scioglimento dell’Ufficio del Procuratore Speciale, che potrebbero ostacolare il rilevamento di abusi sui fondi pubblici. Una preoccupazione simile è rivolta anche a un progetto di legge che avrebbe l’effetto di etichettare le ONG con finanziamenti superiori a 5.000 euro dall’estero come “organizzazioni con sostegno straniero”.
Durante la sua recente visita a Bratislava, Jourová ha sottolineato l’importanza di ampie discussioni con il governo slovacco, avvertendo che la Commissione non esiterà ad avviare procedure di infrazione qualora venissero violate le normative europee. Tuttavia, resta da vedere se Bruxelles avrà il necessario coraggio politico per adottare misure serie come nel caso dell’Ungheria, e se potrà trovare un compromesso soddisfacente con il governo slovacco sulle riforme necessarie per garantire lo stato di diritto.