Le autorità israeliane hanno comunicato il recupero dei corpi di sei ostaggi catturati durante l’attacco condotto da Hamas lo scorso 7 ottobre. La situazione in Cisgiordania ha visto anche la morte di tre agenti israeliani in un’aggresione, mentre nella Striscia di Gaza è iniziata una campagna vaccinale contro la polio. Questi eventi mettono in luce le crescenti tensioni nella regione e il profondo impatto sulla popolazione civile.
Il recupero dei corpi e le reazioni in Israele
Domenica, le forze israeliane hanno annunciato di aver recuperato i corpi di sei ostaggi a Gaza, tra cui Hersh Goldberg-Polin, un giovane israelo-americano divenuto simbolo della lotta per il rilascio degli ostaggi. Batman prima di essere recuperati, tutti e sei sono stati uccisi poco prima dell’arrivo delle forze israeliane, ha riferito l’esercito. Questo tragico sviluppo ha scatenato un’ondata di proteste contro il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, accusato di non aver fatto abbastanza per riportare i prigionieri vivi.
Le famiglie degli ostaggi, insieme a parte dell’opinione pubblica, hanno espresso la loro frustrazione per il prolungarsi dei negoziati con Hamas, che durano ormai da mesi senza risultati concreti. Le manifestazioni si sono intensificate dopo la diffusione delle notizie riguardanti la morte degli ostaggi e il videomessaggio di Goldberg-Polin, diffuso ad aprile, in cui appariva visibilmente provato e sotto pressione.
L’esercito israeliano ha identificato gli altri ostaggi uccisi: Ori Danino , Eden Yerushalmi , Almog Sarusi e Alexander Lobanov . Il sesto ostaggio, Carmel Gat , è stato rapito in una comunità agricola a Be’eri. I corpi sono stati recuperati da un tunnel nella città meridionale di Rafah, a pochi chilometri dal luogo dove un altro ostaggio era stato salvato la settimana precedente.
Il conflitto tra Hamas e Israele: accuse reciproche
Hamas ha risposto agli eventi accusando Israele e gli Stati Uniti per la morte degli ostaggi, sostenendo che sarebbero ancora vivi se Israele avesse accettato una proposta di cessate il fuoco presentata a luglio e mai attuata. Izzat al-Rishq, un alto ufficiale di Hamas, ha sottolineato che il conflitto è in atto a causa di politiche sioniste e delle aggressioni in corso in Cisgiordania.
Dall’altro lato, il Primo Ministro Netanyahu ha dichiarato di essere addolorato per la morte degli ostaggi e ha affermato che le loro uccisioni evidenziano la determinazione di Hamas a non cercare un accordo di pace. Netanyahu ha utilizzato toni duri per descrivere l’accaduto, definendo gli omicidi come atti di “sangue freddo”, accentuando la necessità di mantenere alta la guardia e la pressione su Hamas.
Questa escalation di violenza ha portato a una forte dialettica politica all’interno di Israele, con molte famiglie di ostaggi che si sono unite nella richiesta di un approccio più deciso nei negoziati. La realtà complessa del conflitto e delle sue conseguenze si riflette in una società già provata da mesi di violenze e incertezze.
Le conseguenze in Cisgiordania e la campagna contro la polio
In un diverso sviluppo, tre agenti israeliani sono stati uccisi sabato in un attacco armato nei pressi di Hebron, in Cisgiordania. L’attacco, rivendicato da Hamas, è stato descritto come una “risposta naturale” agli episodi di violenza e ai presunti crimini operati dai sionisti. La situazione in Cisgiordania rimane tesa, con crescenti preoccupazioni per la sicurezza degli agenti e per la popolazione civile.
Contemporaneamente, le autorità sanitarie palestinesi hanno iniziato una campagna vaccinale su larga scala contro la poliomielite a Gaza, in risposta alla crescente preoccupazione per la salute pubblica in un territorio già martoriato dalla guerra. Questo sforzo si propone di vaccinare circa 640.000 bambini, partendo dalle aree centrali di Gaza per poi estendersi alle zone settentrionali e meridionali.
La campagna ha preso avvio con le prime somministrazioni effettuate agli ospedali di Deir al-Balah e Nuseirat. Israele ha confermato che il programma di vaccinazione, che durerà fino al 9 settembre e sarà attivo per otto ore al giorno, è un passo essenziale per evitare una potenziale epidemia di polio nel contesto del conflitto attuale. Le difficile condizioni di vita dei residenti e l’efficacia della campagna sanitaria rappresentano sfide significative in uno scenario di instabilità e crisi umanitaria.