La Regione Campania ha avviato un’azione legale formale contro la legge Calderoli sull’autonomia differenziata, chiedendo alla Corte Costituzionale di dichiararla incostituzionale. Il ricorso, presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è supportato da quindici motivi che mettono in discussione sia il procedimento di intesa con le Regioni che il contenuto della legge stessa. Questa mossa, che ha attirato l’attenzione su aspetti cruciali riguardanti l’unità nazionale e la sovranità statale, viene effettuata in un momento in cui il dibattito sull’autonomia regionale è di scottante attualità.
Motivi di illegittimità della legge
Compiti devoluti e diritti fondamentali
Uno degli aspetti più rilevanti del ricorso presentato dalla Regione Campania concerne il timore che la legge Calderoli consenta una delega eccessiva di competenze alle singole Regioni. Secondo il professor Francesco Marone, che rappresenta la Campania nel ricorso, “l’ampia devoluzione tocca materie delicate come sanità, istruzione, previdenza integrativa e protezione civile.” Tali competenze, se non gestite in modo controllato, potrebbero minacciare la stessa sovranità dello Stato italiano e compromettere il principio di eguaglianza tra i cittadini, che è un pilastro fondamentale della Repubblica.
Restrizioni parlamentari e sovranità statale
Un secondo motivo di illegittimità riguarda il ruolo ridotto del Parlamento. Il ricorso sostiene che la legge riduce notevolmente il potere dell’organo legislativo, attribuendo al Presidente del Consiglio dei Ministri un potere quasi esclusivo nel definire l’oggetto delle intese con le Regioni. Ciò viene visto come un potenziale svuotamento delle funzioni parlamentari e delle garanzie di unità nazionale.
Presupposti per l’autonomia e i LEP
Mancanza di garanzie sui livelli essenziali
Il terzo punto cruciale del ricorso si riferisce ai livelli essenziali delle prestazioni , che secondo la Regione Campania non vengono adeguatamente tutelati dalla legge Calderoli. La normativa attuale pare mancare di ogni riferimento concreto riguardante misure perequative necessarie per affrontare le disuguaglianze territoriali. Questo aspetto è vitale, poiché la Costituzione stabilisce che l’autonomia differenziata debba essere subordinata a garanzie reali per l’uguaglianza dei cittadini.
Approccio iniquo e secessione
La Regione denuncia anche modalità di attuazione dell’art. 116, comma 3, della Costituzione che non rispettano l’intento originario di decentralizzazione delle funzioni in modo da garantire efficienza e ottimizzazione dei servizi. Il ricorso avanza l’idea che il risultato finale non sarebbe un’autonomia positiva, bensì un’assegnazione di poteri tale da configurarsi come una forma di secessione, un atto ritenuto illecito e contrario all’ordinamento costituzionale.
Legittimità e legalità del procedimento
Violazione del principio di legalità
Un altro aspetto sollevato dalla Regione si riferisce alla violazione del principio di legalità, evidenziando come la determinazione dei LEP sia affidata al Governo senza alcun parametro direttivo certo. Quest’assenza di criteri normativi genera confusione e incertezza sull’effettiva attuazione dei diritti e dei servizi ai cittadini.
Interazioni con il governo e conferenze
Infine, si sottolinea come la legge Calderoli minacci il principio di leale collaborazione tra gli enti. L’attuale testo normativo prevede trattative esclusive con il Governo, escludendo il contributo delle Conferenze, che invece dovrebbero fungere da luogo di confronto e verifica delle implicazioni che le intese regionali possono avere sull’insieme del territorio nazionale. Questo aspetto solleva ulteriori preoccupazioni riguardo alla coesione tra le diverse Regioni e le autonomie locali.
L’azione della Regione Campania si colloca dunque in un contesto di forte dibattito sull’autonomia regionale, ponendo interrogativi fondamentali sui valori di unità e legalità che contraddistinguono la Repubblica Italiana.